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Separarsi, ONE SHORT

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Clove Malfoy
view post Posted on 7/6/2016, 12:21 by: Clove Malfoy




Salve gente!
Okay, probabilmente vi starete chiedendo "chi è sta qua?" o probabilmente non leggerete nemmeno questo, ma io ci ho provato.
Amo scrivere e mi sono cimentata in questa piccola storia di 1.021 parole che non è nemmeno la migliore che ho scritto. Avrei potuto fare di meglio e l'idea base che avevo in mente non è nemmeno questa, ma ho iniziato a scrivere e le mie dita hanno fatto tutto di testa loro (se le dita possono avere una testa).
Spero che la storia possa piacervi, e se ho infranto una qualsiasi regola della sezione, o in generale del forum, vi prego di avere pazienza e notificarlo a questa povere novellina.
Grazie a tutte le persone che si sono sorbite quest'introduzione, e ora bando alle ciance (è vecchia questa, ma mi piace comunque) vi lascio alla storia. Uhm, quasi dimenticavo: perdonate i miei errori o orrori ortografici che avrò sicuramente fatto.


Separarsi.
«Sai contare fino a un trilione?» Le labbra di Marizza s’incresparono in un sorriso di sghembo mentre Pablo si accigliava, cercando ciò che non andava nella domanda. «Bene allora, prima di parlare comincia la conta!»
Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia mentre parlava.
«Sai, ogni giorno diventi più originale.»
«No è che mi sono stufata: ogni volta che mi degno di rivolgerti- dovresti essere grato, per questo, sai? –la parola mi rendo conto che è più facile parlare ad una trota lessa nel piatto che cercare di farti capire anche il più elementare dei concetti.»
«Seriamente, quando hai imparato a parlare così?» Le domandò Pablo, sinceramente- ma neanche no –colpito dal modo di esprimersi di quella che ai tempi dell’Elite Way School era praticamente una camionista.
«Sai, Pablito, le persone possono crescere mantenendo il proprio carattere anche se quest’idea di fa di maturazione è a te sconosciuta visto che non sei cambiato di una virgola.»
Negli occhi da cerbiatto di Marizza si leggevano compassione e ironia, cose che insieme sembravano non avere nulla a che fare ma che erano perfettamente e normalmente contrapposte nel modo di essere della ragazza, o della donna- cosa che la rossa era diventata.
Sembravano passati milioni di anni dall’ultima volta in cui si erano visti: finita la scuola, sette anni prima, avevano provato a convivere ma la cosa era durata sì e no otto mesi (otto mesi e nove giorni, si disse Pablo). Più tempo insieme passavano, più i loro caratteri totalmente differenti facevano emergere fuori che non potevano continuare così, a litigare per settimane, sugellare il loro amore in una notte e poi tornare a litigare. Avevano opinioni contrastanti su tutto, cosa che se gestita da due persone mature poteva essere spunto di riflessione e una possibilità per aprire la mente a nuove idee e possibilità. Ma loro due, allora, erano ancora immaturi. Erano ancora i ragazzini che avevano sperata di riuscir a lasciare a scuola.
Comunque sia, le cose non avevano funzionato e, d’accordo con la rossa che per tanti anni aveva fatto impazzire il suo cuore e aveva mandato la sua sanità mentale a quel paese, si erano lasciati in amicizia. Marizza, l’aveva saputo grazie a Mia qualche settimana dopo, si era trasferita in America dove aveva trascorso gli ultimi sei anni fino ad allora.
A quanto pare, Marizza non aveva chiaro il concetto di “lasciarsi in amicizia” e poco prima, quando si erano incontrati in seguito a uno scontro in cui tutte le scartoffie che Pablo aveva in mano erano volate un po’ in Cina e un po’ al Polo Nord, aveva iniziato a sbraitare perché il caffè che stava sorseggiando le era caduto sui vestiti. E non aveva sbraitato perché si era sporcata, ma perché non aveva potuto finire di bere il caffè per cui aveva speso ben 5 dollari (come se fosse possibile arrabbiarsi per una caffè da cinque dollari, si era detto il biondo.)
Il punto era che la ragazza- i cui capelli rossi erano di tale coloro solo sulle punte, mentre il resto erano neri –aveva ragione: negli ultimi anni lui non era cambiato per niente. Era lo stesso di sempre, mentre lei sembrava essere cambiata in tutto: dai capelli, ai vestiti (indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri, mentre sulla punta del naso erano caduti degli occhiali da vista con le lenti rotonde e la montatura fine), al modo di parlare.
Eppure, nonostante lei lo avesse attaccato e avesse insultato la sua intelligenza, lui era inspiegabilmente felice di rivederle. Gli ritornarono in mente tutti i momenti felici e tristi che avevano vissuto, come in un flashback.
«Okay, forse abbiamo incominciato col piede sbagliato.» Le disse, cercando di nascondere la lotta interiore che era scoppiata quando si erano visti.
«Questa frase si dice quando qualcuno s’incontra per la prima volta, anche se effettivamente noi due abbiamo cominciato con il piede sbagliato anni fa.» Sorrise.
«Okay, un’osservazione molto intelligente che ne dic-»
«WOW! Signori e signori il qui presente Pablo Bustamante ha dichiarato che ho detto una cosa intelligente. Cosà succederà ora, gli asini voleranno? Gli unicorni domineranno il mondo?»
Alcune persone rivolsero loro delle occhiatacce, stavano rallentando il traffico pedonale. Alcuni bambini si guardarono intorno, sperando nell’avverarsi delle “previsioni” che la ormai mora aveva fatto.
«Che ne dici se entriamo in un bar,» Indicò un locale lì vicino. «e ci beviamo un caffè- così posso riparare al mio errore e restituirti i cinque dollari che hanno sporcato i tuoi vestiti?»
Marizza annuì. «Più sintetico la prossima volta, cominciavo ad annoiarmi.»
Pablo accennò a un sorriso, guardò le carte per terra e “poco male, tanto le ho salvate al computer”.

Scoprì che era piacevole parlare con Marizza quando lei non era arrabbiata. Negli ultimi anni era davvero cambiata ma aveva conservato il suo lato combattivo, quello ribelle, quello che Pablo apprezzava più di lei. Iniziarono a rammentare piccoli aneddoti divertenti dell’epoca scolastica cercando di non pensare a quelli più tristi e passarono un pomeriggio piuttosto piacevole seduti su delle sedie di plastica scomode e con un caffè e dei dolci davanti a loro, sul tavolo.
Il pomeriggio volò velocemente.
«Uhm, sei a Buenos Aires per restare o…» Si decise a chiedere Pablo. Quella domanda lo aveva tormentato per tutto il tempo.
«Domani mattina parto per ritornare in America. Mi sono fatta una vita a New York, degli amici e… un fidanzato.» Marizza guardò Pablo di soppiatto per vedere la sua reazione alla notizia.
Il ragazzo rimase impassibile. Sapeva che erano passati anni e che la sua ex era una persona troppo fantastica perché qualcuno se la lasciasse sfuggire.
«Oh, okay.»
Si fermarono.
«Io devo girare di là.» Disse Marizza indicando alla sua sinistra.
«E io di là.» Pablo indicò la direzione opposta.
Si sorrisere.
«E’ stato un piacere, rivederti Pablo Bustamante.»
«Anche per me, Marizza Pia Andrade. Spero ci rincontreremmo presto.»
Si strinsero la mano e si avvicinarono come per darsi dei baci sulle guance solo che le loro labbra si scontrarono lievemente. Un piccolo contatto che bastò per creare una scarica elettrica ai due che si allontanarono e si voltarono per la loro strada. Si stavano lasciando.
Ancora una volta.


Edited by Clove Malfoy - 7/6/2016, 16:59
 
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