¸´¯`°¤.¸ _`¤ Rebelde Way¤´_ ¸.¤°´¯`¸

Silent love, La mia prima ff.È sui Pablizza ma potete anche trovarla su Wattpad su Michael Clifford.

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50shadesoflove_Pablizza
view post Posted on 20/6/2015, 13:40




La ragazza sorrideva.Era chiusa in una camera e guardava attentamente negli occhi la donna di fronte a lei.Lunghi capelli rossi le ricadevano sulle spalle, un'espressione indecifrabile le copriva il volto e un bianco pallore si faceva spazio fra il leggero rosato delle guance.

Si osservò intorno e, come presa da un pulpito improvviso, rovesciò la scatola contenente i pastelli e cercò freneticamente un colore.

Prese il verde ed iniziò a disegnare su un foglio delle linee verticali, probabilmente un prato.Subito dopo prese un rosa opaco e creò una figura simile alla cappella di un fiore, prima di aggiungere successivamente un capo con delle braccia e scarpe.....una bambina....una bambina che correva.

"... la bambina nel disegno sei tu da piccola?"chiese la donna che giaceva di fronte a lei osservando minuziosamente ogni mossa della giovane fanciulla.

La ragazza annui leggermente prima di prendere il boccino contente inchiostro nero e rovesciarlo sul disegno, in modo da coprire completamente la figura, come a voler offuscare quella gioia e serenità che si evinceva.

Prese un pastello bianco e, con forza ricominciò a disegnare sul foglio oramai nero.

Un uomo con un lungo cappotto, preso di schiena teneva per la mano la stessa bambina, mentre lei mostrava il suo profilo sorridente, affianco ai due tante ombre di persone felici..tutte tranne una, che indossava un cappello nero come la pece e un pesante e strano pantalone, sul volto era presente un espressione tormentata.

La ragazza passo per più volte la smorfia sul suo volto, sempre più forte, più veloce, fino a quando il foglio non si strappò in due parti a causa dell'eccessiva forza esercitata.

Un urlo profondo si levò dalla sua gola e la donna non potè fare altrimenti che guardarla tristemente.

Il volto pallido ma dalle guance rosee aveva assunto un'espressione rigida, mentre una piccola, vuota e nera lacrima solitaria si faceva spazio, scendendo lenta.

Altre ne seguirono quando ella prese con forza l'altra parte del foglio rappresentante le due figure felici, a quella visione un dolce sorriso si formò sulle sue labbra, le gote rossastre si alzarono lievemente verso l'alto e gli occhi marroni, a tratti quasi neri si illuminarono.

"Edith, va tutto bene?" chiese la donna con voce calma, come se in realtà non avesse mai assistito allo sfogo della ragazza avvenuto poco prima.

Lei si limitò a sorridere e, prendendo un altro foglio di carta disegnò velocemente una rosa blu, regalandola successivamente alla donna di fronte

"Oh, è per me?" chiese fintamente lusingata.La ragazza annuì semplicemente mostrandole nuovamente il suo sorriso

"beh, Edith, è bellissima!Sei davvero brava,sai?"Una nuova luce riaffiorò negli occhi della giovane quando sentì i complementi fatti dalla donna.

La ragazza si godeva i pochi attimi di serenità. Il suo nome era Edith ed erano troppo poche le volte in cui si era vista allo specchio per descriversi.

Non conosceva la sua altezza, il colore della sua carnagione, quello dei suoi occhi, aveva a stento appreso quello dei suoi capelli, poiché ogni tanto se li ritrovava davanti al volto mentre disegnava e così gli buttava un occhio, quelli sì, i suoi capelli li conosceva, non sapeva la loro lunghezza o quanto fossero spessi, né se fossero degli armoniosi ricci o dei delicati fili d'oro, ma una cosa la sapeva.

Conosceva il loro colore.Sapeva che erano rossi, di un rosso aranciato, puro, innocente, giovane ma soprattutto fresco, che dava l'idea di spensieratezza.

Non sapeva da quanto tempo si trovasse lì, ricordava solo che Meryl un po' di tempo fa sembrava più alta, lei le arrivava a malapena al suo fianco, mentre ora giusto un po' sopra la spalla.

Non conosceva neanche la ragione del suo nome. Era sicura che il suo vero nome fosse Marizza ma lui la chiamava sempre "Edith" e da allora tutti la chiamavano così, perché lei VOLEVA essere chiamata così.

Non si ricordava neanche di lui, non conosceva il suo nome, i tratti del suo volto, il suono della sua risata, la forma dei suoi occhi, ma una cosa, una cosa la ricordava.

Ricordava le sue mani, il modo in cui prendevano le sue, la dolcezza e la protezione che emanavano appena le afferravi.

Ricordava anche la loro bellezza mentre suonavano. Non sapeva, tuttavia, lo strumento che esse sapessero suonare.

Non parlava. Non parlava non perché avesse paura di parlare, ma semplicemente poiché farlo non le piaceva, non lo sapeva fare.

Sapeva leggere ottimamente, ma odiava scrivere anche se sapeva farlo, si limitava ad osservare o a RICORDARE il mondo e a rappresentarlo.

La sua testa era completamente piena, ma vuota. Conosceva le forme, i colori, aveva letto così tanti libri da poterci descrivere centinaia di informazioni, eppure non ricordava nulla del suo passato.

Non sapeva chi fosse la sua famiglia, se aveva amici, non sapeva niente sulla sua vita.

"Signorina Spirito, la spostiamo nella stanza 102, venga con noi per favore" disse un uomo entrando dalla porta. Edith si rifugiò dietro Meryl, non le erano mai piaciute le novità, le trovava spaventose

"Oh, Edith, non fare così!Sai che nella tua nuova stanza ci saranno delle mura belle bianche?!Eh già, potrai ricominciare d'accapo a disegnarci sopra e poi ci sono anche dei pastelli e delle tempere mai utilizzate. "

La ragazza si convinse facilmente quando vide tristemente i muri della sua stanza, che prima erano bianchi, completamente disegnati.

Ci aveva messo un po' ma nella sua stanza alla fine aveva disegnato ogni punto, tracciando bene ogni minimo particolare, in modo da non lasciare neanche un po' di quel bianco che tanto odiava.

Annui freneticamente alla donna, tuttavia non le sorrise spontaneamente. Nonostante la trattassero tutti bene lì dentro, a parte che con Meryl, non aveva mai rivolto uno sguardo o un sorriso a nessuno, ed il fatto che quell'uomo fosse nella sua stanza ora, le aveva impedito di distendere le labbra in uno di quei suoi armoniosi sorrisi.

Meryl le prese la mano e la condusse fuori, mentre alcuni uomini si occupavano di prendere le sue cose.La giovane arrivò nella stanza 102 e la guardò attentamente.

Le mura erano ben verniciate di bianco opaco, il pavimento era di un leggero grigio o forse celeste, non sapeva dirlo.

La nuova camera era uguale alla sua e, come promesso da Meryl sul tavolo in ferro giacevano due nuove confezioni di pastelli, una scatolina di pennarelli, delle tempere, pennelli e la sua immancabile boccetta di inchiostro nero.

Erano in pochi coloro che l'avevano mai vista, eppure la conoscevano tutti. Lei era la punta d'oro dell'edificio "Cheerfulness".

Lo era poiché stava lì dentro da tanto tempo, lei non sapeva dire quanto, ma ricordava che almeno cinque volte Meryl era venuta in camera sua per farle gli auguri di capodanno.

Nonostante fosse lì da tempo immemorabile, non aveva mai pronunciato una singola sillaba, e per questo era diventata un' attrazione turistica.

Ogni volta che alcune persone venivano a visitare la casa, era presa dalla sua camera e portata in una stanza luminosa e bella; era vestita con abiti nuovi e freschi e le era data una tela su cui disegnare.

Non sapeva perché le guardie, ogni volta che c'era un ospite, iniziavano raccontando la sua storia.

Dicevano che quando l'avevano accolta il primo giorno, lei era ferma e muta come una statua, poi grazie al loro aiuto, aveva "imparato" a comunicare con gli altri.

La storia la raccontavano bene, e lei a volte si divertiva a sentirla, peccato che fosse un racconto falso.

Anche il nome che avevano dato a quella casa, chiamata ironicamente "allegria", era falso.

Il volto sereno di Meryl dopo uno dei suoi attacchi era falso.

La cura e il rispetto verso i pazienti era falso.Tutto era falso.

L'unica cosa veritiera era l'incisione fatta in ferro, poco sotto alla scritta principale che delineava il nome della casa, una scritta fatta a caratteri leggeri, ma efficace per chi la leggeva e poi veniva lì dentro.

Madhouse

Ovvero manicomio, Una parola che metteva i brividi.

In realtà i manicomi non esistevano più da un pezzo, dunque era un "centro per l'igiene mentale", ugualmente, stare lì era come stare in un manicomio di tanto tempo fa, anche se in effetti c'era qualche differenza.

Per esempio ognuno poteva usufruire di una psicologa personale se si vedeva la necessità, ed infatti lei aveva Meryl.

C'erano alcune attrezzature che 'aiutavano' i pazienti a guarire, e le guardie erano in parte gentili.

Edith entrò nella camera e, dopo averne osservato minuziosamente ogni particolare, notò una cosa alquanto ambigua, in quella camera c'erano due letti invece di uno.

Non ci fece particolarmente caso, probabilmente uno dei due era rotto e ne avevano portato un altro.Prese una matita ed iniziò a disegnare qualcosa su quei muri totalmente bianchi.

"Scusa?!Che stai facendo in camera mia?"

una voce bassa e grave appartenente ad una ragazzo, la face spaventare e rifugiarsi contro il muro.

"Aspetta, tu forse sei la mia compagna di stanza?"lei lo guardò senza dire una parola.Aveva occhi marroni e capelli scuri con una tinta biondo cenere al di sopra, per un momento non si sentì più spaventata.Lo paragonò ad uno di quei principi azzurri di quelle favole che lui le raccontava sempre

"Okay, credo che tu non sia una di molte parole, comunque, io sono Manuel" disse porgendole la mano. Lei si allontanò leggermente dal muro e fece un cenno con la mano, mentre curiosa osservava i movimenti di quel ragazzo.

Era da tanto che non vedeva un altro essere umano, a parte Meryl, se non di sfuggita.

"...e tu sei...?" le chiese, aspettandosi una risposta. Lei guardò i fogli sul tavolo e la matita .

Le sarebbe piaciuto prenderne uno, ma sarebbe significato avvicinarsi troppo al ragazzo, e non poteva farlo.

Manuel capì il desiderio della ragazza e le passò un foglio, buttandolo a terra, in modo che ella lo potesse prendere senza toccarlo, dato che, da quello che aveva capito, la ragazza aveva paura di lui

Lo prese e per una volta si sforzò a scrivere. Con una calligrafia leggera scrisse "Marizza,ma chiamami pure Edith" e, imitando le azioni del ragazzo glielo ripassò

"Okay, Edith?" chiese oramai non aspettandosi una risposta

"Senti, ma sei sicura che questa sia la tua stanza?Perchè non ti vedrei uno di quei tipi che possono condividere la camera con qualcun altro" lei alzò le spalle e poi fisso il ragazzo nuovamente.

Improvvisamente un flash la colpì e, scattò verso il tavolino con i pastelli.

Meryl entrò nella camera nello stesso istante in cui lei prese un foglio. Traccio con del marrone chiaro un pavimento e vi disegnò sopra due figure, sdraiate un tappeto che osservavano un libro.

La prima, un po' più grande era un uomo e stava evidentemente leggendo il libro, la seconda era una bimba, con capelli lunghi, che aveva il viso rivolto verso il libro e un leggero sorriso sul volto.

"Sono un padre e una figlia che leggono un libro?"chiese ingenuamente Manuel.

Meryl spalancò gli occhi e mimò al ragazzo di far silenzio, Troppo tardi però, Edith aveva già sentito.

A Spalancò gli occhi e spezzò il pastello che teneva tra le mani. Portò il foglio vicino al viso e ne osservò attentamente la figura maschile.Che lui fosse suo padre?Non ci aveva mai pensato.

"Edith" la chiamò leggermente Meryl. Lei si voltò di scatto ad osservarla e prese la matita. Scrisse velocemente sul foglio, esattamente sotto il disegno e lo mostrò a Meryl.

"Lui è mio padre?" Scrisse proprio sotto il disegno

"Edith...io.." disse la donna senza parole

"Rispondi" le scrisse nuovamente

"Io non lo so, tesoro, io non lo conosco.Non so se è tuo padre, ma sono sicura che chiunque lui sia ti vuole bene, proprio come un papà vuol bene alla propria figlia" le rispose dolcemente cercando di farla calmare.

La stessa situazione di prima si ripetè quando lei buttò l'inchiostro nero sul foglio e disegnò con il bianco le due figure felici e quella triste, le stesse lacrime, lo stesso verso di disperazione, lo stesso sorriso di sollievo.

Solo che qualcosa di diverso questa volta c'era. In realtà questa volta c'era qualcuno di diverso, a quella scena straziante non aveva assistito solo la psicologa, ma anche il biondo tinto.

"Io..non.."iniziò Manuel

"Tranquillo, ora vi spiego tutto! Allora, prima di tutto io sono Meryl,la sua psicologa ed è un vero piacere conoscerti.Suppongo tu sia Manuel , giusto?" il ragazzo annuì

"Bene, ora che ci siamo presentati credo di dovervi spiegare un paio di cosette. Dunque Edith, dato che la tua situazione è stazionaria e non facciamo né passi avanti né passi indietro, abbiamo pensato di metterti in stanza con un'altra persona e di farti partecipare alle sedute di gruppo.Tranquilla comunque, io continuerò a seguirti, solo ti farai dei nuovi amici, magari più giovani di me, okay?Riguardo a te, Manuel, beh, lei è la tua nuova compagna di stanza.Si chiama Edith e non è una persona di molte parole, anzi non ne dice proprio...al momento, sono sicura che troverà un modo per farsi capire anche da te, comunque.Per ciò che è avvenuto prima, non preoccuparti, capiterà massimo due o tre volte al mese, devi solo rimanere in silenzio e non fare perfettamente nulla. Se avete bisogno di me per qualsiasi cosa, chiamatemi.Ora vado, ciao tesoro,ciao Manuel" disse e uscì rapidamente dalla stanza senza voltarsi indietro ... qualcosa in quella donna non andava oggi, Edith lo sapeva e avrebbe scoperto il suo problema, ma prima doveva cercare di risolverne uno lei di problema.

"Perché sei qui?" le chiese il suo "problema"

Già....perchè era lì?
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Spazio autrice
salve a tutte,io mi chiamo Lory e mi auguro che questa storia possa piacervi.Se devo dire la verità,non è stato per me molto semplice iniziare a scriverla,perché ugualmente sono ancora una principiante e questa è la prima storia in assoluto che inizio a scrivere con impegno e che pubblico.Beh,a parte questo,vi dico che mi piacerebbe ricevere qualche commento relativo al mio modo di scrivere o qualche consiglio e naturalmente positivo se la storia dovesse piacervi,negativo se non.Vi dico che in questa storia chiamerò Marizza con il nome Edith,ma c'è una motivazione legata a questo.Se la storia dovesse appassionarvi potete seguirla più attivamente su wattpad,purtroppo anche se è già stata scritta per almeno sei capitoli,dovrò cambiare il nome dei personaggi,la descrizione ed i dialoghi.
Bene,non ho più nulla da dire,alla prossima,un bacio
✖️50shadesoflove_Pablizza✖️(Ps:vi lascio il mio account wattpad se volete andare a dare un'occhiata: 50shadesoflove_Mikey)(pps:lo so,sono creativa con i nomi...hahahahahhahaha)
 
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Virginia Ascolese Morena
view post Posted on 21/6/2015, 14:33




Ciao, per caso mi è capitata la tu ff e ho deciso di provare a leggerla, devo dire che mi piace molto il tuo modo di scrivere, lo trovo molto scorrevole e la storia mi sembra interessante. Bè che dire più? CONTINUA sono curiosa di sapere come va a finire, e ancora complimenti.
 
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giulyminuel:)
view post Posted on 21/6/2015, 15:10




Bella complimentiii ;) ;) io sono giuly
 
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view post Posted on 21/6/2015, 19:58
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Ciao nuova giovane scrittrice!
Innanzi tutto ti faccio i miei complimenti per il modo in cui hai scritto questo primo pezzo, per le parole che hai deciso di scegliere e la giusta grammatica (oltre qualche accento non messo qua e là).
Il testo è fluido, senza interruzioni sgarbate, frasi incomplete o periodi troppo lunghi.
L'argomento delicato mette in risalto i sentimenti cupi della ragazza e sei riuscita a trasmettere il mistero che si prova nei confronti di Marizza/Edith e di Manuel, per le loro storie e i loro problemi.
La storia mi ispira tantissimo e, fidati, sarò in prima fila per leggerla, continua così e facci sapere al più presto cosa succederà ai due giovani compagni di stanza!
 
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3 replies since 20/6/2015, 13:40   179 views
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