| 14 .CIO' CHE NON AVREI MAI PENSATO DI POTER DIRE
Mi svegliai. Non ero sul letto ma sul divano con la gamba di Pablo sulle mie, il suo braccio attorno al mio torace e il suo petto che abbracciava la mia schiena. Ero sotto un piumone avvolta nel corpo di mio marito. Mi stirai e, lui, si svegliò di colpo: -Cos'hai? Stai bene? Hai freddo? -No... Ma perchè siamo qui?- Chiesi perplessa. -Non ti ricordi cos'è successo stanotte?- Chese, anche lui perplesso. Negai. -Amore non así quanto mi ha fatto male vederti in quello stato stanotte... -Pablo, di cosa stai parlando? [Mi svegliai per il tremare del mio corpo. Incominciai a sudare ma avevo un freddo tremendo. Le mie mani poco ossigenate toccarono la fronte rovente. Provavo dolore, dolore al petto, alle gambe, al ventre, dolore alle spalle, alle braccia. Un tremendo dolore alla schiena. -P-Pablo, Pablo - Incominciai a sussurrare -Pabl-o - Ma lui continuava a dormire. Gemetti di dolore quando provai a girarmi ed emisi un grido quando ci riuscii. Lui si svegliò: -Marizza, Marizza cos'hai?- Non riuscivo a parlare riuscivo solo a pensare al dolore che provavo alla schiena, alle ginocchia e al ventre. Tremando, con un filo di voce, dissi che avevo freddo e lui andò a riempire la vasca da bagno con acqua bollente. Quando ritornò, mi spogliò, lasciandomi in biancheria, e mi portò nella vasca. Con un altro grido di dolore, portai le ginocchia al petto ed incominciai a piangere, chiamandolo Pablo. Lui si mise dentro con me, e, tra le sue gambe, mi abbracciò: -Marizza sono qui, non me ne vado amore, ora passerà tutto... Poco dopo, mi avvolse in un asciugamano, mi tirò fuori dalla vasca e mi mise seduta sul letto. Con un grido di dolore mi sdraiai, mi faceva troppo male la schiena, non riuscivo a stare seduta. Pablo mi mise vestiti pesanti e mi portò in salotto, sul divano, tremante e gemente tra le sue braccia. Ci sdraiammo sotto un piumone: -Su marizza, tranquilla che adesso passa, amore...- Continuava a rassicurarmi mentre passava le mani sul mio corpo. Pian piano, smisi di sudare e gemere, come smisi di tremare, poco a poco. Ripresi a dormire.] -Wow... tu come ti senti? -Sono un pò stanco ma non importa; e tu? Stai male? -No, credo... -Stanotte ti si è alzata la febbre - Disse posando la mano sulla mia fronte - Tu stai qui, io preparo la colazione così prendi la tachipierina- Si alzò e se ne andò. Passarono i giorni e le notti non cambiarono, i giramenti di testa erano sempre più forti a tal punto che svenni. Non andavamo in ospedale, non lo ritenevamo importante siccome mi riprendevo subito, almeno io. Convocai Mia, Manuel e Marcos per raccontargli la verità, mi sembrava giusto: Mia e Manu sono come fratelli e Marcos... Beh, Luji non avrebbe potuto tenere molto a lungo il segreto con lui. Quando glielo dissi, c'erano anche Lujan e Pablo, che mi stringeva la mano. Mia pianse, Manu si passò continuamente le mani in viso per non farlo e Marcos continuava a dire che non poteva credereci. Per distrarci un pò decidemmo di far venire, a pranzo o a cena, Tomas e Pili, o Mia e Manu, o Marcos e Luji. Invece, il giorno di Ferragosto, vennero tutti, ma qualcosa andò storto fin dall'inizio: già al mattino, ripresi a tossire violentemente. -Sei sicura che vuoi farli venire? -Si, stai tranquillo amore- Risposi convinta alla sua domanda piena di preoccupazione. Il pranzo all'aria aperta andò tranquillo, noi donne ridevamo e prendevamo in giro gli uomini accanto a noi e viceversa. Mi alzai faticosamente per prendere i piatti e portarli in cucina ma, Mia e Menuel, mi precedettero. Feci pero risedermi, ma non ci riuscii per un lieve dolore che incominciò a pungere il mio ventre. I tre uomini si alzarono e, Pablo mi chiese, con la mano sulla mia spalla: -Marizza stai bene?- Non gli risposi, guardai Lujan e le chiesi di accompagnarmi in bagno. Alla prima rampa di scale incominciai a tossire e Luji mi diede pacche lievi sulla schiena. La seconda e la terza neanche le sentii per il dolore che cresceva vertiginosamente. Aprii la porta del bagno, m'inginocchiai davanti al gabinetto e vomitai mentre Lujan mi sosteneva i capelli e la fronte con le mani. D'un tratto, sentii un liquido scendere tra le gambe e, col cuore che batteva all'impazzata, infilai la mano nei pantaloni. Quando la tirai fuori era ricoperta di sangue. Mi guardai la mano: -L-LUJAN!- Leí, terrorizzata, incominciò a chiamare i ragazzi dalla finesta. Nella frazione di quei tre secondi nella quale uscì per cercare aiuto, il mio fiato devenne sempre più pesante. Rientrò con Mia, che s'inginocchiò accanto a me per tranquillizzarmi. Ripresi a vomitare ma, stavolta, vomitai sangue. -PABLOOO!!!- Gridai terrorizzata. -Uscite tutte da qui- Ordinò lui entrando in bagno. S'inginocchiò accanto a me ed io gli dissi, guardandomi tra le gambe: -Sto sanguinando!- Ripresi a vomitare sangue mentre Pablo mi sosteneva come fece prima Lujan. Mi ricomposi ma ero troppo debole e mi lasciai cadere. Pablo mi prese, evitando l'impatto al suolo, e posò la mia testa sul suo petto. Ero esausta, non ce la fecevo più. -Come sta?- Chiese Manuel entrando in bagno. Si mise accanto a Pablo e mi sostenne la mano pulita. -Non lo so...- Rispose lui. -Mi fa male... il... ventre- Dissi faticosamente. Loro due piangevano ed io sentivo i polmoni sempre più pesanti, polmoni che il mio debole, piccolo e magro corpo non riuscivano a sostenere. Le palpebre cominciarono, anche loro, a diventare pesanti: -N-Non ce la... f-accio... H-Ho bisogn-o... d-i... -Shhh, amore ascoltami, non preoccuparti noi siamo qua con te... S-se ne hai bisogno, lasciati andare..- Disse baciandomi la fronte. -P...abl...o -Dimmi, amore -P-Portami i..n o-sped... Chiusi gli occhi e non riuscii ad aprirli. In quel momento, sperai che avessero capito cosa volevo dire... Poi mi dissi "Ma si dai, mancavano solo tre lettere, non poteva essere indecifrabile ciò che dissi". Certo che non avrei mai pensato di poterlo diré... Non mi piacciono molto gli ospedali, ci sono stata troppe volte... Comunque, "Meglio tardi che mai"...
15. LA SECONDA FASE: CHEMIO
L'ultima cosa che ricordavo era che mi sentivo malissimo, quasi quasi morivo per il dolore e non per il cancro. Ricordo sangue, tantissimo sangue che non avrebbe dovuto esserci, perchè, col fatto che prendevo medicine, non mangiavo e diventavo sempre più debole, la mestruazione era come svanita. Poi quando vomitai sangue... quello fu ancora peggio... Dicono che, quando vomiti sangue, stai per morire e fu quello che stavo pensando, e passando, io. Non ero pronta pero lasciare il mondo, no, proprio no. La mia mente lottava per svegliarsi ma le palpebre non ne volevano sapere, per loro, era un grandissimo sforzo aprirsi. Sentivo tantissime voci di persone sconosciute e, poi, la voce calda, soave e preoccupata di Pablo. Nonostante il coma di quattro giorni, potevo sentire come bruciava la mia pelle al contatto di mio marito, potevo sentire che mi prendeva la mano, che mi stava vicino. Potevo vedere e sentire il suo amore dipinto nella mia mente. "Non ti preoccupare amore mio, presto mi sveglierò", avrei tanto voluto dirgli. Sapevo che piangeva, piangeva lacrime fredde di rabbia e calde di tristezza che potevo sentire attraverso le sue mani umide quando prendeva la mia. Poi, finalmente, aprii gli occhi e girai la testa. -P-Pablo...- Lo chiamai con voce debole. Era proprio lì, accanto a me, che piangeva e mi teneva la mano. -Amore, Marizza, ti sei svegliata!- Feci un gran respiro e chiusi gli occhi. Sentii Pablo uscire. Li riaprii per cercarlo. Poco dopo entrò col dottore, che gli chiese di uscire per potermi visitare. -Allora, ti fa male da qualche parte?- Non riuscivo a parlare, ero come stordita, forse drogata, anche se non l'ho mai fatto, però mi sentivo così... strana. -Mi fa male- Dissi toccandomi il ventre. -Marizza devi sapere, innanzitutto, che ti abbiamo operata, per questo ti fa male - Si avvicinò alla flebo e la regolò - Tra un pò passerà, non preoccuparti- Scrisse cose in una cartella agganciata ad una sbarra del letto e se ne andò. Chiusi gli occhi e mi riaddormentai. Mi sentivo incredibilmente stanca eppure avevo dormito per tantissime ore. Al mio risveglio Pablo era di nuovo accanto a me, con la mia mano tra le sue. Alzai la testa e lo guardai con un'espressione sconvolta, come se non mi ricordassi chi fosse, in realtà non so spiegare come fosse la mia espressione pero, a mio parere, avrei potuto definirla strana. -Che c'è?- Chiese. Mi accarezzò i capelli ed io riapoggiai la testa sul cuscino. Quando ebbi forza gli chiesi: -Che cos'ho Pablo? -Cosa vorresti dire? -Mi sento... strana... Non so... Cosa mi hanno fatto? -Beh, vedi, quando credevamo fossi morta, sentimmo il tuo polso ancora attivo, debole, e ti portammo in ospedale. Ti hanno portata in sala d'emergenza, hanno fatto qualche esame e ti hanno operata... In questi giorni sono arrivati i risultati. Sei al 3° stadio della malattia, su 4... Ti hanno tolto l'utero e i linfo...nodi? Si, linfonodi - Disse tra se e se - Cavoli Marizza, sai per quante ore sei stata nella sala operatoria? Per quasi 17 ore, ti hanno dovuto dare tantissima anestesia e, poi, hai dormito per quattro giorni... - Lo ascoltavo sconcertata e spaventata, per lui e per me - Quando io e i ragazzi, chiedevamo di te non ci dicevano nulla... - Poi incominciò a piangere e appoggiò la testa sul materasso, accanto al mio braccio - Avevo tantissima paura che tu... potessi...- Lo interruppi e gli accarezzai le ciocche bionde: -Shhh amore. Sono qui, tranquillo, non me ne andrò via.. Non mi lascerò andare, te lo prometto... E i ragazzi sono qui?- Poco dopo, entrarono in coppia insieme a Pablo. Parlammo poco, soprattutto io che mi sentivo ancora stanchissima ma, alla fine, a loro bastava sapere se stavo bene... Non avrebbero potuto chiedermi tanto. Il giorno dopo, il medico entrò nella stanza, mentre Pablo mi incoraggiava a mangiare qualcosa per colazione. -Signori, devo dirvi che, secondo gli esami e l'operazione, abbiamo rimosso "La parte cattiva", diciamo così. Però ora per evitare che il cancro ricompaia, Marizza, hai bisogno di fare la chemioterapia- Io e Pablo ci guardammo. Io ero pronta, ero preparata, ora sapevo di avere la speranza di potercela fare e superare tutto. Vedevo la paura negli occhi di Pablo e gli strinsi la mano come gesto di conforto. -Si, dottore - Dissi rivolgendomi a lui - E quando la incomincerò? -Dovrete venire in ospedale una volta alla settimana, ti faremo una flebo. Inizierai tra poche ore, se te la senti, così stasera potrai tornare a casa- Accettai e così feci. Durante la terapia, incominciai a sentire il mio corpo indebolirsi e, ancora una volta, mi sentii troppo stanca. Le settimane passarono, poche, tipo tre o quattro, e iniziò a fiorire la primavera. Era il giorno della festa della donna, l'8 Marzo, e Pablo mi invitò a cenare, come facemmo l'ultima volta. Gli sarebbe piaciuto di nuovo ballare come me. Io negai, non ne avevo assolutamente voglia e glielo dissi... Ciò che mi, e gli, spezzò il cuore fu quello che dissi dopo: -Non voglio stare dietro a quelle stupidaggini, se proprio vuoi andare, vacci con i tuoi amici- Lui ci rimase male, malissimo, gli si riempirono gli occhi di lacrime. Avevo rattristito quegli occhi color ghiaccio, quel ghiaccio che si stava sciogliendo e, pian piano, stava scivolando sulle sue guance. Mi si attorcigliarono il cuore e lo stomaco al vedere mio marito sparire dalla mia vista e non parlarmi più per i seguenti giorni. "Stupidaggini" e dire che quelle "STUPIDAGGINI" sono una delle mie passioni... Lui voleva solo farmi stare bene e vedermi sorridere come sempre. Mi sento più male di prima... E non gli chiesi neanche scusa.
16. CONSIGLIO DA UNO PSICOLOGO:
Ero distrutta, Pablo non mi parlava, non lo avevo mai visto così triste... E mi dispiaceva, sul serio... Quando, ogni giovedì, andavo in ospedale per la chemio i dottori notavano la mia tristezza e mi consigliarono di parlare con lo psicologo. E così feci, la settimana dopo ero sola in ospedale e, dopo la chemio, andai dallo psicologo. Volevo prendere un appuntamento, poi vidi che le ore di quel giorno non erano segnate da nessuno. Bussai e una voce disse: -Avanti- Ed, io, entrai. -Ehm... Mi scusi dottore, volevo prendere un appuntamento... -Venga pure signora, sono lo psicologo, non ho le ore occupate - Mi fece sedere davanti a lui e, lui, prese un quaderno e una biro - Mi dica il suo nome - Glielo dissi e se lo scrisse - Allora, mi racconti un pò di lei, cosa l'ha portata qui da me? Gli raccontai tutta la mia vita, "tutta" si fa per dire. Gli raccontai di Pablo, mio marito, della nostra adolescenza, dei nostri caratteri, dei nostri desideri. Poi gli dissi del cancro, che ero in terapia e dei comportamenti avuti, fino a quel momento, sulla cosa in questione. Gli dissi che, all'inizio, non lo guardavo mai negli occhi e, ora, era lui a non guardare negli occhi me, e gli spiegai il motivo. Gli dissi che avevo intenzione di raccontare alla mia famiglia che ero malata, ma aspettavo il momento giusto. Lui scrisse tutto in quel suo quaderno, poi mi chiese: -Perchè ha avuto quel conflitto con suo marito? Voglio dire, perchè gli aveva risposto in quel modo?- In realtà non lo sapevo neppure io, e glielo dissi... -Cavoli, mi sento una stupida! -Non dica questo, signora. E' difficile spiegare agli altri, e a se stessi, quello che si prova in certi momenti, anche per me che sono uno psicologo- Gli chiesi un consiglio e lui mi disse che avrei dovuto fare qualcosa per riportare l'armonia, qualcosa d'importante. Pensai e ripensai a quel qualcosa d'importante per tutto il tempo, poi guardai l'orario e dovetti ritornare a casa. Mi venne a prendere Lujan. In macchina, per tutto il tragitto, le raccontai dell'appuntamento dallo psicologo. Ad un tratto, mi venne in mente: -Lujan, tra poco è il 16 aprile! -Si- Annuì lei. Avevo un piano. Quel giorno, il 16 aprile, avrei detto la verità a tutti quanti. All'inizio, pensai di dirlo anche a Sergio e Javier, poi, Luji, disse che non sarebbe stata una buona idea. Ero debole fisicamente e mentalmente, ero cambiata, i capelli cadevano come se non desiderassero altro e il mio copro era magro e bianco. Luji diceva che non avrei sopportato i loro insulti... Però mi chiedevo: "Mi avrebbero veramente insultata, o derisa, sapendo che ero in quello stato?" "Probabimente si", mi risposi da sola, sicuramente, mi avrebbero incoraggiata a morire... Sicuramente, sarei caduta in depressione e non avrei più fatto né cure, né terapie. E Pablo, a quel punto, avrebbe preso a calci quelle due bestie... o almeno così speravo... Speravo che, nonostante lo avessi terribilmente offeso e distrutto, lui mi avesse sempre protetta... Volevo fare qualcosa di veramente speciale per il compleanno di mio marito. I miei obbiettivi erano due: 1. Dire la verità a tutti; 2. Recuperare mio marito.
17. IL TUO COMPLEANNO
Il 16 aprile si aprì in un cielo azzurro come gli occhi proibiti di Pablo. Avevo preparato tutto con cura: Pablo, nei giorni precedenti, ritornò a lavoro. I problemi iniziavano a pesarlo e decise di ritornarci. Invitai amici e famiglie, tranne Sergio e Javier. Alla fine decisi di non dire nulla a loro. Chiesi a Lujan e Marcos, Pilar e Tomas, Mia e Manuel di venire prima. Loro avrebbero seguito i piani e avrebbero accolto tutti nel nostro giardino. Loro avrebbero detto a tutti che io non mi sentivo bene e che sarei rimasta in camera fino all'arrivo di Pablo. Avevo intenzione di comparire quando sarebbe venuto a chiedermi come stavo. La gente incominciò ad andare in giardino. Dalla finestra, scrutai Guido con Laura, rimasti insieme dopo il liceo, Feli e Lalo col loro bambino, Vico e Rocco, anche loro con un bambino, anzi, una bimba e altre tantissime coppie che riempivano il giardino compresi mia madre e Franco, che parlavano con Mora. Avevo tanta paura, il cuore batteva a mille ma cercavo di calmarlo. Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi. Non so per quanto tempo dormii, so solo che ero abbastanza stanca e che, quel breve riposo, interrotto dalla porta della camera che si apriva, mi fece recuperare un pò di forze. Mi ricomposi spaventata, poi vidi Pablo e mi tranquillizzai. -Marizza perchè ci sono tutte quelle persone in giardino?- Mi chiese mentre si sedeva accanto a me. Un pò timorosa, gli risposi: -Ho.. deciso di.. dire la verità... - Il cuore riprese a battere molto forte contro al petto, quasi mi faceva male. Pablo lo notò e mi abbracciò - Ho tanta... paura Pablo... Amore" Lo strinsi il più debolmente forte che potevo per poter sentire il suo calore, il suo amore... Mi diede un bacio sulla tempia. -Tranquilla Marizza. Andrà tutto bene, lo faremo insieme - E, ancora una volta, non mi chiamò "Amore"... Il mio cuore spezzato piangeva per il suo cuore ancora triste - Dai ti aiuto a vestirti- Gli indicai un vestito messo sullo schienale di una sedia davanti allo specchio. Era un vestito fino alle ginocchia e con le bretelle, rosso e dalla gonna abbastanza ampia. Le scarpe erano basse e bianche. Pablo prese la bandana, la guardò, poi guardò me. Lo fissai in viso, guardai la bandana bianca e abbassai lo sguardo, facendogli notare i capelli che non avevo più nella riga al centro della testa. Passai la mano sopra la mia nuca toccandomi la pelle che non avevo mai toccato prima a causa di tutti quei capelli che la ricoprivano. Lui non disse nulla, si avvicinò a me, mi spogliò e mi rivestì. Mi prese in braccio e mi mise sulla sedia davanti allo specchio per potermi mettere la bandana e coprirmi i punti giusti.Quando finii, mi prese per le spalle e mi girò verso se. -Ascoltami, ora andiamo giù, ti nascondo un attimo e torno, ok? Vuoi che venga anche Lujan?- Negai e andammo giù. Mi mi mise a sedere sul tavolo in cucina. Poco dopo, sentii Pablo attirare l'attenzione della gente, dire loro che mi avrebbe portata in giardino e che avremo dovuto dire loro una cosa. "E non voglio sentire alcun commento su mia moglie" Disse con voce firme e seria. Sorrisi perchè sapevo che mi stava proteggendo... Lo amavo [E l'amo ancora], sto pensando in questo istante. Ed eccomi, a pochi passi dal giardino tra le braccia di mio marito. Uscimmo. Tutti mi guardarono, ma io non ebbi il coraggio di guardarli. Pablo si sedette su una sedia con me in braccio. Non dicevo nulla, nessuno diceva nulla e, ciò, mi fece agitare. Lui lo notò e mi sussurrò di stare tranquilla mentre mi accarezzava le braccia incrociate al ventre. Feci un gran respiro e incominciai a parlare: -Ciao a tutti... Sono stata io a riunirvi qui... per-..perchè dobbiamo dirvi una cosa... So che potrebbe rovinare questa festa, ma quello che sto per fare è uno dei regali per mio marito..- Chiusi gli occhi e lo dissi, sì, dissi che avevo un cancro all'utero, che mi ero operata e stavo facendo la chemio. Mia madre incominciò a piangere a meno di metà discorso, come Mora e Franco, Luna e Laura. Anche Luji, Manu e Mia piangevano. Sapevo che erano fieri di me ma faceva ancora male ai loro cuori. Ora li guardai, riuscii a guardarli, anche se col nodo in gola. -P-però sto bene - Dissi con un filo di voce - Mi sto curando e ho tante persone intorno che si prendono cura di me. Presto sarà tutto finito- Rimanemmo in silenzio, chi piangeva e chi tratteneva il pianto. Poco dopo mi alzai, lentamente e con fatica. Pablo, a sua volta, si alzò -No Marizza, siediti- Mi ordinò, ma io non lo ascoltai. Mi girai verso di lui, gli presi il braccio per non cadere e camminammo fino al centro di tutti. L'uno di fronte all'altro, lo guardai negli occhi, occhi pieni di lacrime e tristezza e gli dissi: -Pablo, l'8 marzo mi hai invitata a cenare fuori, ma io mi rifiutai... Volevi ballare di nuovo con me, ma io dissi che non volevo seguire le tue "stupidaggini" - Una lacrima scese dal suo occhio ed io abbassai la testa. Poi la rialzai e continuai - ...Mi dispiace, sul serio, non avrei mai voluto ferirti... Ogni tuo giorno senza uno sguardo... senza un bacio.. senza una carezza o un "Amore" mi fecero tanto male al cuore... Perdonami per averti ferito - Chiusi gli occhi e, stavolta, mi misi a piangere io - Amore Mio... Vorrei farti un ultimo regalo prima di tornare dentro... Vorrei... - Lo guardai di nuovo negli occhi - Pablo, balla con me, ti prego" Tutti piangevano, tutti, compresi Guido e Tomas... Compreso Pablo ma, le sue, erano lacrime di gioia. Mi fece un sorriso, mi abbracciò forte alla cintura e mi sollevò. Non toccai più terra e mi sentivo tra le braccia di un angelo, l'angelo che io avevo reso felice. Qualcuno mise la nostra canzone, Dos segundos. Avevo gli occhi chiusi, ascoltando il forte battito del cuore di Pablo che aveva ripreso a vivere. E, come l'ultima volta, i nostri corpi si strofinarono l'uno contro l'altro solo che, stavolta, non toccai la terra con i piedi neanche per un secondo. Mi separai un pò. Lo guardai negli occhi e lui guardò nei miei. Gli sorrisi e lui mi sorrise. -TI AMO!- Gridò commosso. Non gli risposi, avvicinai il mio viso al suo e lo baciai. Lo baciai lentamente, dolcemente, appassionatamente e ferocemente. E tutti, anche stavolta, applaudirono. Mi separai, appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi. Sorrisi. Finalmente mi guardò, finalmente mi sorrise, finalmente mi baciò e, finalmente, mi disse "TI AMO!".
18. CIO' CHE NON COSTO' SOLO A ME
La melodia stava finendo, Pablo era ancora commosso ed emozionato. Era una sensazione bellissima non toccare terra con i piedi e mio marito sapeva che questo mi piaceva, perciò mi prendeva sempre in braccio, anche prima del cancro. D'un tratto un lieve soffio gelido sfiorò il mio corpo, ed iniziai a tremare. Presi alcune ciocche bionde della nuca di Pablo e incominciai a tirarle, senza fargli male, per attirare la sua attenzione. Costava parlare quando il petto, il cuore e i polmoni vibravano. Pablo si separò da me ed io alzai la testa, tenendo gli occhi chiusi, poggiando la fronte contro la sua. Feci un respiro profondo e provai a parlare, ma non ci riuscii. -Amore...- Rifeci tutto da capo; tirai un respiro profondo, aprii gli occhi e, stavolta, riuscii a dire: -P-ortami d-dentr-o- Chiusi di nuovo gli occhi, scivolai fino a toccare terra e appoggiai testa e mani sul suo petto. Lo tenevo stretto per paura di cadere. -Franco, vieni un momento- Disse Pablo. Socchiusi gli occhi, avrei tanto voluto vederlo, strano ma, sia lui che mia madre, mi mancavano. Venne e mi sostenne per le braccia, facendo in modo che Pablo avrebbe potuto prendermi meglio. Con le lacrime agli occhi, Franco, Sonia e Mora, vennero da me e mi diedero un bacio sulla fronte. "Ciao tesoro" Mi dissero... Feci loro un debole sorriso e mi addormentai tra le braccia di Pablo, subito, all'impatto delle mie palpebre chiudersi. Mi dispiaceva, avrei tanto voluto stare la con loro ma non ce la facevo.. Non mi sentivo più il corpo.. Nel sonno, sentii che piangevo, sentivo il viso umido poi, quando aprii gli occhi, mi resi conto che stavo piangendo sul letto. Afferrai la mano che mi accarezzava i capelli e la strinsi, pensando fosse quella di Pablo. In realtà era quella di Manuel. -Tranquilla piccola, non piangere, era solo un sogno stai tranquilla- Ma io continuavo a piangere. Più lacrime asciugavo e più ne arrivavano. Lui si sedette accanto a me, mi prese appoggiandomi sul suo petto e mi abbracciò. -Perchè piangi mia piccola scimmietta? Smettila ti prego, lo sai che non lo sopporto..- Mi separai da lui e lo guardai. -Stavo-stavo sognando c-che alla festa erano arrivati loro due proprio mentre raccontavo il cancro.. L-loro due ridevano, mi prendevano in giro e presero a ridere anche gli altri.. Sono venuti da me e mi hanno obbligata a stare in piedi, io non ce la facevo e, quando cadevo a terra, mi prendevano per il collo e mi rimettevano in piedi..- Gli raccontai, piangendo. -Mari, perchè hai sognato questo? Chi sono "Loro due"? -Sono S-Sergio e Javier... Stasera avevo tantissima paura che sarebbero comparsi dalla porta e si sarebbero burlati di me.. -C'era anche Pablo nel sogno? -No- Gli risposi. Non lo vidi ma ero sicura che, se ci fosse stato, mi avrebbe protetta e portata al sicuro. E fu ciò che Manuel mi confermò. Dopo qualche istante mi chiese come stavo e risposi: -Non lo so più neanche io.. Non faccio altro che stare a letto, piangere, prendere medicine e vomitare tutto il giorno, tutti i giorni.. Manu, io non so se ce la faccio.. -Marizza, non dire queste cose!- Gli accarezzai la guancia e gli feci un sorriso. -Non lo hai ancora accettato, vero? -Cosa? -Che io un giorno possa.. -No, non dirlo -Ma.. -No Marizza. E' vero, ancora non lo accetto, come Pablo non lo accetterà mai... E' che... Marizza... IO TI VOGLIO BENE! TU SEI LA MIA SORELLA DEL CUORE, NON PUOI ANDARE VIA!- Disse piangendo. Si coprì il viso con le mani ed io mi sedetti sulle sue gambe per abbracciarlo. Mi scese una lacrima di commozione per ciò che disse. -Hey, Manu, non piangere.. Oh, il mio povero fratellino!.. No scusa, FRATELLONE! - Gli dissi scompigliandogli i capelli. Si mise a ridere ed io gli offrii un fazzoletto - Manu, mi dispiace, però dovrai accettarlo prima o poi.. Lo sai che sono in gravi condizioni, che riesco mala pena a fare la chemio... Come lo dovrà accettare Pablo... -Marizza, Pablo ti ama dal primo giorno che ti ha vista... -Lo so- Lo interruppi e sorrisi, ripensando a quel giorno nella quale mi svegliai sulla poltrona tre le braccia di Pablo e, quando se ne dovette andare, io lo abbracciai: <<non posso credere che stiamo di nuovo insieme!>>. <<io si, l'ho capito IL PRIMO GIORNO CHE TI HO VISTA>>. -..E lui non accetterà mai quello che ti sta passando, in quanto a me...scusami tu per aver reagito così, però tutti gli anni passati insieme.. E ora vederti così.. mi rende cieco, penso che un giorno guarirai quando tutti sappiamo che ci sono poche probabilità, però tu sei una donna molto forte per voler combattere, superare queste probabilità e guarire.. Sei una donna molto coraggiosa e sono fiero di te, come lo è Pablo e come lo sono tutti.. Lascia stare Sergio e Javier, non li vedrai mai più, te lo prometto- Alle sue parole sorrisi perchè era proprio così, quello che disse mi rese fiera di me stessa e mi sentii coraggiosa per ciò che stavo rischiando d'affrontare. Mi diede un bacio sulla testa e la buonanotte: -Mi è piaciuto parlare con te -Anche a me. - Risposi, poi chiesi - Dov'è Pablo?- Si avvicinò alla porta e l'aprì. Poi si girò verso me. -E' giù a salutare gli ultimi invitati, vuoi che te lo chiamo? -No, lo aspetterò, grazie. Dà la buonanotte a tutti- Annuì e se ne andò. Rimasi sveglia, non avevo voglia di dormire, così aspettai Pablo. Dopo un pò di tempo entrò e disse: -Amore, cosa ci fai sveglia? Manu mi ha detto che dormivi... -Ti stavo aspettando..- Gli dissi con sguardo abbassato. Lui si preparò velocemente per andare a dormire e si sdraiò accanto a me. -Cosa c'è?- Mi chiese prima di baciarmi la mano. -Scusami tanto.. Non volevo e non so neppure perchè l'ho detto - Asciugai le lacrime che incominciavano a bagnare i miei occhi - Mi dispiace aver... Tutto, insomma.. anche non aver partecipato alla festa... Avrei potuto starti accanto e invece... Non posso fare altro che stare a letto!- Dissi piangendo. -Marizza, io ti amo e ti ho amata anche in quel dispiacevole momento che mi hai fatto vivere.. Però hai rimediato, mi hai dato i cinque regali più belli della mia vita.. -Ma ne erano tre.. -No, tu mi hai regalato una festa, la verità, un ballo indimenticabile, delle scuse davanti a tante persone ma, soprattutto, mi hai regalato il tuo AMORE.. Nonostante il tuo stato, hai preparato tutto, ti sei presentata di tua spontanea volontà, dicendo a tutti una dura verità e hai ballato con me.. - Io sorrisi - Sai, ti ammiro molto, sono fiero di te, MOLTO e non ti preoccupare se non mi sei stata accanto durante la serata, a me non importa perchè io ti ho tutti i giorni e tutta per me- E mi diede un bacio che durò un'eternità. Mi separai, per la mancanza d'aria. -E se questo sarà l'ultima volta che festeggeremo il tuo compleanno insieme? -Marizza, abbiamo appena fatto pace e vuoi già litigare? - Si morse il labbro, negando con la testa - Non sei cambiata per niente -Non dire così. Lo psicologo ha detto che, come coppia che sta affrontando una cosa simile, dovremmo parlare della morte e dei suoi aspetti ed è ciò che penso esattamente anche io.. -Bene, però lo sai quello che penso.. -Mi prometti che un giorno ne parleremo? -Piccola, tu vuoi che io ti prometta troppe cose.. -Dai! Devi solo dire <<si, amore mio>>- Dissi con tono e viso innocenti guardandolo negli occhi. -Ok, però deciderò io quando faremo questo discorso -Mmm.. - Dissi rannicchiandomi sul suo petto - Domani mattina ti farò un regalo, prima che vai a lavoro- Mi disse che pensava di averne avuti abbastanza, ma io dissi di no, volevo dargli un ultimo regalo che avremmo sfruttato solo noi due da soli. Lo baciai sulla mandibola, lui mi baciò sul naso, spense la luce e dormimmo. Avevo preparato tutto per la mattina successiva e non vedevo già l'ora che arrivasse il giorno.
Edited by BeaCami - 25/10/2014, 16:13
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