¸´¯`°¤.¸ _`¤ Rebelde Way¤´_ ¸.¤°´¯`¸

Finchè morte non vi separi, Prologo

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«MaryBenja»
view post Posted on 20/10/2014, 20:08




Oddio.. ma questa ff è tanto bella quanto :cry: triste ...
è da più di un quarto d'ora che mi cadono lacrime e che mi appanna la vista :cry:
Ti prego continuala al più presto, questa ff mi ha incuriosito moltissimo.. voglio sapere che succede a Marizza :/
Un'ultima cosa ma la prima promessa qual'era ? La seconda era quella che aveva promesso a Marizza che non sarebbe morta...ma la prima??
Ps:come ti chiami? Comunque Piacere sono Terry :)
 
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view post Posted on 21/10/2014, 19:42
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CITAZIONE («MaryBenja» @ 20/10/2014, 21:08) 
Oddio.. ma questa ff è tanto bella quanto :cry: triste ...
è da più di un quarto d'ora che mi cadono lacrime e che mi appanna la vista :cry:
Ti prego continuala al più presto, questa ff mi ha incuriosito moltissimo.. voglio sapere che succede a Marizza :/
Un'ultima cosa ma la prima promessa qual'era ? La seconda era quella che aveva promesso a Marizza che non sarebbe morta...ma la prima??
Ps:come ti chiami? Comunque Piacere sono Terry :)

La prima promessa che Pablo le ha fatto e quando le dice che non la cara mal smettere di sorridere, la se con da è quando le dice che lei non morirá
Comunque lo mi chiamo Beà :-)
 
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view post Posted on 23/10/2014, 19:30
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12. UN PASSO IN PIU' FUORI DALLA TANA

Passarono tre giorni, Pablo mi disse che prestissimo sarebbero arrivati i risultati. Nel frattempo, cercammo di passare le giornate al meglio, anche se sentivamo nell'aria ansia di quella verità che ci era stata proibita già per troppo tempo.
Ero sola in casa ed era pomeriggio tardi, quando qualcuno suonò il campanello di casa.
-Marizza! Come stai?- Mi chiese Lujan con un'enorme sorriso in viso.
-Bene.. Cosa ci fai qui?- Dissi timidamente.
-Nulla, è che ti è arrivato questo - Rispose facendomi presente dei pacchi .che portava con se - ah, e mi ha chiamato Pablo, oggi non ritorna a casa e io mdevo stare con te
-Ah... E questi? Chi li manda? Io non ho ordinato nulla..- Dissi cercando se nelle scatole ci fosse scritto qualcosa, un biglietto...
-Non saprei... Posso entrare
La invitai in casa e ci mettemmo comode. Preparai un caffè e lo bevemmo in cucina, però il mio sguardo era fisso a quei due bacchi color crema che avevo appoggiato su una sedia.
-Non vai ad aprire i pacchi?- Chiese Luji, come se sapesse leggermi nella mente.
-La verità è che sono troppo curiosa... Vieni, andiamo
Appoggiammo le tazzine nel lavandino, prendemmo i pacchi e andammo in camera. Fu molto faticoso salire le scale da sola, sentivo il cuore battere fortissimo.. incominciai ad avere il fiatone, fino a quando, finalmente, non ,entrammo in camera. Mi sedetti sul letto appoggiando la scatola, che tenevo in mano, accanto a me, per riprendermi. Lujan appoggiò l'altra scatola su quella che avevo io e si sedette accanto a me.
-Hai bisogno di qualcosa?- Chiese accarezzandomi dolcemente la schiena.
-No, grazie Luji- Risposi lentamente. Quando mi recuperai, presi la prima scatola e l'aprii. Incontrai un biglietto:
<<preparati per questa romantica notte, stella del cielo. PABLO.>>.
Mi girai verso Lujan, che aveva un sorriso a trentadue denti:
-Pablo voleva farti una sorpresa e ha chiesto a me, Pili e Tomas di aiutarti.. Innanzitutto, te la senti di uscire stasera?
-Si
-E te la senti di far venire anche Tomas e Pilar ad aiutarti?- Ci pensai un attimo... "Ero pronta a farmi vedere in questo stato dalla gente?" E alla fine risposi:
-SI- Poco dopo il campanello riprese a suonare e, Luji, andò ad aprire. Io aspettai, seduta sul letto, col cuore che batteva a mille. Pian piano, la porta s'aprì ed entrarono i tre:
-Ciao Marizza- Disse Tomas mentre mi alzavo lentamente, con fatica. Lo sguardo era fisso al pavimento, non sapevo se avevo il coraggio di guardarli.
Tomas si avvicinò e mi alzò la testa con le mani:
-Ehi, tranquilla, siamo venuti qua in pace, non ti vogliamo fare del male- Quel suo commento mi fece ridere e lo abbracciai. Poi andai da Pilar e abbracciai anche lei.
-Allora - Spiegò Pili - Siamo qua per fare di te una meraviglia per questa serata: Lujan ed io aiuteremo a preparati e Tomas sarà il nostro consulente maschile ed autista
-E la mia paga?
-Amore, chi ti ha detto che verrai pagato?
-E chi ti ha detto che voglio soldi?- Rispose lui con un sorrisetto malizioso. Lei rimase a bocca aperta e io e Lujan ci mettemmo a ridere. Tomas se ne andò in salotto e noi rimanemmo in camera. Alla fine, tirai fuori i contenuti delle scatole. Rimanemmo scioccate a vedere un vestito color crema di seta con la gonna in pizzo e delle scarpe col tacco dello stesso colore e stile.
-Mio Dio!- Esclamò Pilar.
-Sarai bellissima con questo addosso- Disse Lujan.
E così mi feci una doccia, mi profumai e misi la biancheria intima. Quando uscii dal bagno mi sentii incomoda, mi vergognavo del mio corpo malato ma, quando vidi che le ragazze non dicevano nulla e non facevano smorfie di pena, mi rilassai. Anzi, si misero a fantasticare sulla serata mentre mi aiutavano a mettere il vestito. Pilar pensò al trucco e ai capelli.
-Bene, ho finito! Allora? Come ti vedi?- Io sorrisi
-Meravigliosa! Grazie mille ragazze!- Lujan si avvicinò e confermò:
-E' vero, direi che abbiamo fatto un bel lavoro!
Il vestito si attaccava al mio corpo come una seconda pelle, di fronte, arrivava fino alle ginocchia e, dietro, si allungava fino ad arrivare a terra. La schiena era scoperta a metà, lo scollo a cuore e le spalline fini. I capelli erano raccolti in una coda al lato della testa e il trucco era leggero, adatto al mio stile. L'unica cosa che mi preoccupava era il mio ventre gonfio che si vedeva, a causa del vestito attillato.
Luji prese le mie scarpe, io presi una giacca e scendemmo le scale. Andammo in salotto e, quando Tomas mi vide, rimase scioccato tanto che smise si battere le palpebre.
-Incomincio ad invidiare tuo marito, Marizza- Disse lui, e ci mettemmo a ridere.
-Sei bellissima, sul serio, però ti manca una cosa - Cercò nella tasca della
sua giacca - ti manca questo- Fece dondolare davanti ai miei occhi una collana che aveva, come ciondolo, un diamante... un diamante color ghiaccio... un diamante del colore degli occhi di Pablo.
-OH, MIO DIO!- Gridai scandalizzata con le lacrime che incominciarono ad uscire dagli occhi.
-Ehi Marizza, se questa deve essere la tua reazione la prossima volta dirò a Pablo di non regalarti una cosa simile!- Disse Tomas ridendo mentre mi allacciava la collana.
-Marizza, non piangere che ti si scioglie il trucco!- Scherzò Luji asciugandomi le lacrime.
-Grazie di tutto ragazzi, sul serio, mi siete così vicini ed io non so come ringraziarvi...- E mi coprii il viso con le mani.
-Senti Marizza, noi siamo venuti qua per aiutare a recuperarti e per vederti sorridere come lo vorrebbe Pablo, capito?- Disse Tomas accarezzandomi i capelli. Io annuii con la testa. Pilar suggerì di andare per non fare tardi e Tomas mi prese in braccio. Gli dissi di mollarmi, ma erano "Ordini di Pablo Bustamante".
E così arrivammo in un ristorante all'aria aperta, di fonte al mare. Mi misi le scarpe e scesi dalla macchina insieme agli altri. Tomas mi offrì il braccio, io lo accettai e, mentre c'incamminavamo verso l'ingresso, con Lujan e Pilar dietro di noi, sentivo le farfalle nello stomaco. Siamo entrati e, davanti a noi, a pochi passi di distanza, c'era lui, Pablo.



13. TE LO PROMETTO (+14)

Ed eccolo lì di fronte a noi, Pablo, un'uomo attraente che indossava un elegante completo nero con un tocco d'informalità nella giacca nera poco aggiustata. Avevamo tutti e due un enorme sorriso, era incredibile quanto poteva essere bello e affascinante.. e sensuale..
-Gustatelo...- Sussurrò maliziosamente Tomas nel mi orecchio. Lo guardai ed arrossii di vergogna. Lui si mise a ridere e gli diedi un colpetto sul braccio. Pablo si avvicinò a noi:
-Ciao ragazzi, grazie di tutto, avete fatto un ottimo lavoro
-Bene, allora noi andiamo- Disse Pilar.
Ci salutammo e Pablo li accompagnò alla porta. Non staccai neanche per un secondo gli occhi da mio marito "Me lo vorrei tanto gustare, se solo potessi...", pensai. Quando ritornò, mi prese la mano e la baciò:
-Buonasera signora Bustamente, le hanno mai detto che è una meraviglia?
-Signor Bustamante deve sapere che me lo hanno dicono in tanti, forse troppi...
-Allora questa sera dovrò stare attento a tutti gli altri uomini, perchè le assicuro che è una prelibatezza...
-Anche io devo stare attenta che il mio compagno non venga assalito da qualcuna, perchè le devo dire, signore, che è molto.. ehm.. sexy..- Dissi abbassando lo sguardo.
-Eh, Marizza stai superando te stessa questa sera. Io sexy? Dovresti vederti te! Non puoi nemmeno immaginarti cosa sto fantasticando vedendoti con questo vestito addosso..- Disse appoggiando le mani alla mia cintura.
-Io, invece, credo proprio di poterlo immaginare...- Ribattei appoggiando i gomiti sulle sue spalle.
-Bene, allora te lo dico, nelle mie fantasie tu sei tra le mie braccia e sei talmente tanto esausta che non riesci a muoverti...- Disse con tutta la tranquillità del mondo mentre posava il palmo della mano sulla mia natica. Spalancai gli occhi, di fronte al suo commento, e alla sua mano che mi accarezzava il sedere, e arrossii tanto che sentii il calore adoperarsi del mio viso. Mi guardai intorno per vedere se qualcuno si era accorto di qualcosa e nascosi il viso nel suo petto.
-Dimmi Marizza, era questo che avresti potuto immaginarti?- Mi nascosi ancor di più nel suo petto. Lui si mise a ridere alla mia reazione ed io, in cambio, volevo solo scomparire. Non riuscivo a smettere di pensare a quel suo maledettissimo commento pornografico e a quella sua maledettissima mano che mi accarezzava il sedere. Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi:
-Pablo, smettila di accarezzarmi il culo, TI PREGO!
-Ah, perchè, scusa?
-P-perchè siamo in un luogo pubblico e non sta bene. È sufficiente questa risposta?- Si mise a ridere e mi baciò, stringendomi la natica con la mano. "Brutto presuntuoso!", dissi sussurrando. Andammo al nostro tavolo accompagnati dal cameriere, un tavolo fuori, che si affacciava sul mare calmo, dando una vista stupenda.
Dopo aver mangiato e pagato, andammo a passeggiare alla riva della spiaggia fino a quando non vedemmo un posto dove facevano musica moderna e latina:
-Andiamo là- Propose Pablo, ma gli dissi di no.
-Perchè amore? A te piacciono quelle cose... Non ti senti bene?
-No, cioè sì sto bene, è solo che non voglio che la gente mi veda... con questo... questo corpo...- Gli dissi facendo cadere le spalle in avanti e chinando la testa. Lui fece un sorriso:
-Marizza, non ti deve importare quello che dice la gente... Noi vogliamo solo passare una bella serata, giusto?
-Si, però...
-Nessun però, andiamo- Mi prese in braccio e andammo. Era un bar dove la gente ballava e rideva. Ci sedemmo al tavolo e guardammo il posto per un pò.
-Vuoi andare a ballare?- Chiese Pablo.
-Ehm.. non so..- Lui si alzò, mi prese per mano e mi fece alzare. Si mise dietro me e mi tolse la giacca poggiandola sulla mia sedia. Mi riprese per mano e ci dirigemmo verso la pista. Le donne mi guardavano mentre parlavano ai loro compagni ed, io, abbassai lo sguardo, triste. Pablo mi strinse la mano facendomi sapere che mi avrebbe dato appoggio, che non ero sola e non avrei dovuto abbattermi. Incominciò a suonare una melodia lenta e ci fermammo. Lui passò le mani sulla mia cintura chiudendole dietro la mia schiena ed io appoggiai le mani e la testa suo petto. Ci muovemmo lentamente, i nostri corpi si accarezzavano a vicenda, seguendo quella melodia lenta e sensuale. Pablo mi prese le braccia, posò le mie mani suo suo collo e rimise le sue al loro posto. Notò che ero ancora tesa, si avvicinò al mio orecchio ed incominciò a sussurrarmi cose del tipo "Sei bellissima" o-"Sono il solo fortunato". Mi tranquillizzai, mi separai e lo guardi. La musica continuava e, Pablo, incominciò a farmi girare, ad accarezzarmi le braccia, la schiena e i fianchi. Inventammo un ballo lento e sensuale mentre io ridevo come una sciocca ogni volta che mi diceva "Sei troppo sexy" o "Ti muovi come una Dea". Le gambe incominciarono a non reggermi però non volevo smettere, volevo continuare ad ascoltare le cose che mio marito mi diceva in passato o quando facevamo l'amore. La musica finì, chiusi gli occhi e Pablo mi diede un bacio, un bacio alla quale risposi con amore, con passione e nostalgia. Ci separammo e sentimmo la gente applaudire. Mi guardai intorno e tutti, anche baristi, musicisti e camerieri, ci guardavano e applaudivano. Le gambe, improvvisamente, cedettero e mi afferrai, come potei, alle braccia di mio marito per non cadere.
-Vuoi un pò d'acqua?- Chiese preoccupato mentre s'inginocchiò, accomodandomi per prendermi meglio. Chiusi gli occhi e annuii con la testa. La verità è che ero molto debole, forse ero stata troppo tempo in piedi.
-Avete bisogno di qualcosa? La signora di sente bene?- Ci chiese una coppia di giovani.
-Ha solo bisogno di un pò d'acqua..- Rispose Pablo. Potei vedere, ad occhi socchiusi, un barman avvicinarsi:
-Signore, venga, dentro c'è un divano, vi possiamo accomodare lì
-Grazie mille- Mi sollevò e mi portò dentro, accompagnati dalla giovane coppia e dal barman, stendendomi sul divano.
-Mi scusi, potrebbe portare loro dell'acqua?- Chiese il giovane.
-Con piacere- Rispose il barman. Pablo aggiunse:
-Anche un panno freddo e bagnato, per favore- Il barman se ne andò e Pablo, accarezzandomi la fronte chiese:
-Come stai?
-Debole- Risposi con un filo di voce. Un'altra coppia si avvicinò con la mia giacca e la porse a Pablo.
-Nel caso le servisse..- Disse la donna con voce dolce prima di andarsene, col compagno, dal bar.
L'acqua e il panno arrivarono:
-Avete bisogno di qualcos'altro?
-No, vi ringrazio. Potreste lasciare me e mia moglie da soli?
-Certo- Risposero i tre. Mi diede da bere un pò d'acqua e mi poggiò il panno gelido sulla fronte. Era tanto freddo che dava fastidio al contatto, però quando Pablo disse:
-Marizza, ti sta ritornando la febbre alta e lo sai che per fermarla questo è l'unico rimedio- Smisi di lottare a mi feci curare.
-Quando te la senti, andiamo, ok?
-Ora Pablo, per favore..- Dissi chiudendo lentamente gli occhi. Li mantenni chiusi mentre mi prese in braccio ed incominciò a camminare.
-Grazie e scusate per il disturbo- Disse Pablo.
-E'stato solo un piacere, signore - Disse una voce a me sconosciuta - Che si riprenda- Continuò indicando, probabilmente, me. Un'oretta dopo arrivammo a casa. Io ancora dormivo e mi svegliai quando Pablo mi mise sul letto:
-Scusa per quello che è successo stasera, amore...
"Marizza, non ti devi scusare di nulla, non preoccuparti. Stai meglio?- Sorrisi.
-Si... Mi sono molto divertita quando abbiamo incominciato a ballare e poi, quando la gente ha applaudito ero felicissima!
-N'è valsa la pena?
-Si.. Mi è piaciuto quando mi sussurravi che sono bellissima e sexy e...
-Perchè lo sei..- Non lo feci finire e lo baciai con passione e desiderio, mentre lo portavo sopra il mio corpo. Il bacio si fece sempre più intenso e le
mani di Pablo mi accarezzarono i miei seni. Gemetti nella sua bocca ma, lui, si separò:
-No Marizza
-Perchè no? Non mi voi? Non ti provocavo..?
-Marizza, non puoi neanche immaginare cosa mi provochi ogni giorno, ti ho anche dimostrato che non puoi farlo e il solo pensiero di non poter stare dentro di te mi fa impazzire però non possiamo farlo. Ti farà male e non rientra nei miei piani fartene
-Però tu mi manchi..
-Lo so amore, ma non possiamo... Mi dispiace, ma non possiamo..
Rimanemmo in silenzio con lui su di me che mi guardava disperato e desideroso. Poi gli dissi:
-Pablo ti voglio chiedere una cosa, un'ultimo desiderio prima di morire
-Marizza, ne abbiamo già parlato...
-Fammi finire... E' vero, mi farà male però vorrei, come mio ultimo desiderio prima di morire, che tu mi faccia l'amore... Non m'importa se farà male, non m'importa, voglio solo sentirti per un'ultima volta
-Però a me si, importa. E ti ripeto che tu non morirai..
-Promettimelo
-No Marizza, non posso...
-Promettimelo! - Gli gridai con le lacrime agli occhi - Ti prego, promettimelo...
Una lacrima scivolò sulla mia guancia, poi due, poi tre e tante altre. Mentre le asciugava, disse:
-Amore.. Non piangere per favore...
-Allora promettimelo- Lo supplicai tra singhiozzi.
Continuai a piangere fino a quando, Pablo, fece un sospiro prima di dire:
-Te lo prometto.

Edited by BeaCami - 8/11/2014, 21:57
 
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view post Posted on 25/10/2014, 14:57
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14 .CIO' CHE NON AVREI MAI PENSATO DI POTER DIRE

Mi svegliai. Non ero sul letto ma sul divano con la gamba di Pablo sulle mie, il suo braccio attorno al mio torace e il suo petto che abbracciava la mia schiena. Ero sotto un piumone avvolta nel corpo di mio marito. Mi stirai e, lui, si svegliò di colpo:
-Cos'hai? Stai bene? Hai freddo?
-No... Ma perchè siamo qui?- Chiesi perplessa.
-Non ti ricordi cos'è successo stanotte?- Chese, anche lui perplesso. Negai.
-Amore non así quanto mi ha fatto male vederti in quello stato stanotte...
-Pablo, di cosa stai parlando?
[Mi svegliai per il tremare del mio corpo. Incominciai a sudare ma avevo un freddo tremendo. Le mie mani poco ossigenate toccarono la fronte rovente. Provavo dolore, dolore al petto, alle gambe, al ventre, dolore alle spalle, alle braccia. Un tremendo dolore alla schiena.
-P-Pablo, Pablo - Incominciai a sussurrare -Pabl-o - Ma lui continuava a dormire. Gemetti di dolore quando provai a girarmi ed emisi un grido quando ci riuscii. Lui si svegliò:
-Marizza, Marizza cos'hai?- Non riuscivo a parlare riuscivo solo a pensare al dolore che provavo alla schiena, alle ginocchia e al ventre. Tremando, con un filo di voce, dissi che avevo freddo e lui andò a riempire la vasca da bagno con acqua bollente. Quando ritornò, mi spogliò, lasciandomi in biancheria, e mi portò nella vasca. Con un altro grido di dolore, portai le ginocchia al petto ed incominciai a piangere, chiamandolo Pablo. Lui si mise dentro con me, e, tra le sue gambe, mi abbracciò:
-Marizza sono qui, non me ne vado amore, ora passerà tutto...
Poco dopo, mi avvolse in un asciugamano, mi tirò fuori dalla vasca e mi mise seduta sul letto. Con un grido di dolore mi sdraiai, mi faceva troppo male la schiena, non riuscivo a stare seduta. Pablo mi mise vestiti pesanti e mi portò in salotto, sul divano, tremante e gemente tra le sue braccia. Ci sdraiammo sotto un piumone:
-Su marizza, tranquilla che adesso passa, amore...- Continuava a rassicurarmi mentre passava le mani sul mio corpo. Pian piano, smisi di sudare e gemere, come smisi di tremare, poco a poco. Ripresi a dormire.]
-Wow... tu come ti senti?
-Sono un pò stanco ma non importa; e tu? Stai male?
-No, credo...
-Stanotte ti si è alzata la febbre - Disse posando la mano sulla mia fronte - Tu stai qui, io preparo la colazione così prendi la tachipierina- Si alzò e se ne andò.
Passarono i giorni e le notti non cambiarono, i giramenti di testa erano sempre più forti a tal punto che svenni. Non andavamo in ospedale, non lo ritenevamo importante siccome mi riprendevo subito, almeno io.
Convocai Mia, Manuel e Marcos per raccontargli la verità, mi sembrava giusto: Mia e Manu sono come fratelli e Marcos... Beh, Luji non avrebbe potuto tenere molto a lungo il segreto con lui. Quando glielo dissi, c'erano anche Lujan e Pablo, che mi stringeva la mano. Mia pianse, Manu si passò continuamente le mani in viso per non farlo e Marcos continuava a dire che non poteva credereci.
Per distrarci un pò decidemmo di far venire, a pranzo o a cena, Tomas e Pili, o Mia e Manu, o Marcos e Luji. Invece, il giorno di Ferragosto, vennero tutti, ma qualcosa andò storto fin dall'inizio: già al mattino, ripresi a tossire violentemente.
-Sei sicura che vuoi farli venire?
-Si, stai tranquillo amore- Risposi convinta alla sua domanda piena di preoccupazione.
Il pranzo all'aria aperta andò tranquillo, noi donne ridevamo e prendevamo in giro gli uomini accanto a noi e viceversa. Mi alzai faticosamente per prendere i piatti e portarli in cucina ma, Mia e Menuel, mi precedettero. Feci pero risedermi, ma non ci riuscii per un lieve dolore che incominciò a pungere il mio ventre. I tre uomini si alzarono e, Pablo mi chiese, con la mano sulla mia spalla:
-Marizza stai bene?- Non gli risposi, guardai Lujan e le chiesi di accompagnarmi in bagno. Alla prima rampa di scale incominciai a tossire e Luji mi diede pacche lievi sulla schiena. La seconda e la terza neanche le sentii per il dolore che cresceva vertiginosamente. Aprii la porta del bagno, m'inginocchiai davanti al gabinetto e vomitai mentre Lujan mi sosteneva i capelli e la fronte con le mani. D'un tratto, sentii un liquido scendere tra le gambe e, col cuore che batteva all'impazzata, infilai la mano nei pantaloni. Quando la tirai fuori era ricoperta di sangue. Mi guardai la mano:
-L-LUJAN!- Leí, terrorizzata, incominciò a chiamare i ragazzi dalla finesta. Nella frazione di quei tre secondi nella quale uscì per cercare aiuto, il mio fiato devenne sempre più pesante. Rientrò con Mia, che s'inginocchiò accanto a me per tranquillizzarmi. Ripresi a vomitare ma, stavolta, vomitai sangue.
-PABLOOO!!!- Gridai terrorizzata.
-Uscite tutte da qui- Ordinò lui entrando in bagno. S'inginocchiò accanto a me ed io gli dissi, guardandomi tra le gambe:
-Sto sanguinando!- Ripresi a vomitare sangue mentre Pablo mi sosteneva come fece prima Lujan. Mi ricomposi ma ero troppo debole e mi lasciai cadere. Pablo mi prese, evitando l'impatto al suolo, e posò la mia testa sul suo petto. Ero esausta, non ce la fecevo più.
-Come sta?- Chiese Manuel entrando in bagno. Si mise accanto a Pablo e mi sostenne la mano pulita.
-Non lo so...- Rispose lui.
-Mi fa male... il... ventre- Dissi faticosamente. Loro due piangevano ed io sentivo i polmoni sempre più pesanti, polmoni che il mio debole, piccolo e magro corpo non riuscivano a sostenere. Le palpebre cominciarono, anche loro, a diventare pesanti:
-N-Non ce la... f-accio... H-Ho bisogn-o... d-i...
-Shhh, amore ascoltami, non preoccuparti noi siamo qua con te... S-se ne hai bisogno, lasciati andare..- Disse baciandomi la fronte.
-P...abl...o
-Dimmi, amore
-P-Portami i..n o-sped...
Chiusi gli occhi e non riuscii ad aprirli. In quel momento, sperai che avessero capito cosa volevo dire... Poi mi dissi "Ma si dai, mancavano solo tre lettere, non poteva essere indecifrabile ciò che dissi". Certo che non avrei mai pensato di poterlo diré... Non mi piacciono molto gli ospedali, ci sono stata troppe volte... Comunque, "Meglio tardi che mai"...



15. LA SECONDA FASE: CHEMIO

L'ultima cosa che ricordavo era che mi sentivo malissimo, quasi quasi morivo per il dolore e non per il cancro. Ricordo sangue, tantissimo sangue che non avrebbe dovuto esserci, perchè, col fatto che prendevo medicine, non mangiavo e diventavo sempre più debole, la mestruazione era come svanita. Poi quando vomitai sangue... quello fu ancora peggio... Dicono che, quando vomiti sangue, stai per morire e fu quello che stavo pensando, e passando, io. Non ero pronta pero lasciare il mondo, no, proprio no. La mia mente lottava per svegliarsi ma le palpebre non ne volevano sapere, per loro, era un grandissimo sforzo aprirsi. Sentivo tantissime voci di persone sconosciute e, poi, la voce calda, soave e preoccupata di Pablo. Nonostante il coma di quattro giorni, potevo sentire come bruciava la mia pelle al contatto di mio marito, potevo sentire che mi prendeva la mano, che mi stava vicino. Potevo vedere e sentire il suo amore dipinto nella mia mente. "Non ti preoccupare amore mio, presto mi sveglierò", avrei tanto voluto dirgli. Sapevo che piangeva, piangeva lacrime fredde di rabbia e calde di tristezza che potevo sentire attraverso le sue mani umide quando prendeva la mia. Poi, finalmente, aprii gli occhi e girai la testa.
-P-Pablo...- Lo chiamai con voce debole. Era proprio lì, accanto a me, che piangeva e mi teneva la mano.
-Amore, Marizza, ti sei svegliata!- Feci un gran respiro e chiusi gli occhi. Sentii Pablo uscire. Li riaprii per cercarlo. Poco dopo entrò col dottore, che gli chiese di uscire per potermi visitare.
-Allora, ti fa male da qualche parte?- Non riuscivo a parlare, ero come stordita, forse drogata, anche se non l'ho mai fatto, però mi sentivo così... strana.
-Mi fa male- Dissi toccandomi il ventre.
-Marizza devi sapere, innanzitutto, che ti abbiamo operata, per questo ti fa male - Si avvicinò alla flebo e la regolò - Tra un pò passerà, non preoccuparti- Scrisse cose in una cartella agganciata ad una sbarra del letto e se ne andò. Chiusi gli occhi e mi riaddormentai. Mi sentivo incredibilmente stanca eppure avevo dormito per tantissime ore. Al mio risveglio Pablo era di nuovo accanto a me, con la mia mano tra le sue. Alzai la testa e lo guardai con un'espressione sconvolta, come se non mi ricordassi chi fosse, in realtà non so spiegare come fosse la mia espressione pero, a mio parere, avrei potuto definirla strana.
-Che c'è?- Chiese. Mi accarezzò i capelli ed io riapoggiai la testa sul cuscino. Quando ebbi forza gli chiesi:
-Che cos'ho Pablo?
-Cosa vorresti dire?
-Mi sento... strana... Non so... Cosa mi hanno fatto?
-Beh, vedi, quando credevamo fossi morta, sentimmo il tuo polso ancora attivo, debole, e ti portammo in ospedale. Ti hanno portata in sala d'emergenza, hanno fatto qualche esame e ti hanno operata... In questi giorni sono arrivati i risultati. Sei al 3° stadio della malattia, su 4... Ti hanno tolto l'utero e i linfo...nodi? Si, linfonodi - Disse tra se e se - Cavoli Marizza, sai per quante ore sei stata nella sala operatoria? Per quasi 17 ore, ti hanno dovuto dare tantissima anestesia e, poi, hai dormito per quattro giorni... - Lo ascoltavo sconcertata e spaventata, per lui e per me - Quando io e i ragazzi, chiedevamo di te non ci dicevano nulla... - Poi incominciò a piangere e appoggiò la testa sul materasso, accanto al mio braccio - Avevo tantissima paura che tu... potessi...- Lo interruppi e gli accarezzai le ciocche bionde:
-Shhh amore. Sono qui, tranquillo, non me ne andrò via.. Non mi lascerò andare, te lo prometto... E i ragazzi sono qui?- Poco dopo, entrarono in coppia insieme a Pablo. Parlammo poco, soprattutto io che mi sentivo ancora stanchissima ma, alla fine, a loro bastava sapere se stavo bene... Non avrebbero potuto chiedermi tanto.
Il giorno dopo, il medico entrò nella stanza, mentre Pablo mi incoraggiava a mangiare qualcosa per colazione.
-Signori, devo dirvi che, secondo gli esami e l'operazione, abbiamo rimosso "La parte cattiva", diciamo così. Però ora per evitare che il cancro ricompaia, Marizza, hai bisogno di fare la chemioterapia- Io e Pablo ci guardammo. Io ero pronta, ero preparata, ora sapevo di avere la speranza di potercela fare e superare tutto. Vedevo la paura negli occhi di Pablo e gli strinsi la mano come gesto di conforto.
-Si, dottore - Dissi rivolgendomi a lui - E quando la incomincerò?
-Dovrete venire in ospedale una volta alla settimana, ti faremo una flebo. Inizierai tra poche ore, se te la senti, così stasera potrai tornare a casa- Accettai e così feci. Durante la terapia, incominciai a sentire il mio corpo indebolirsi e, ancora una volta, mi sentii troppo stanca. Le settimane passarono, poche, tipo tre o quattro, e iniziò a fiorire la primavera. Era il giorno della festa della donna, l'8 Marzo, e Pablo mi invitò a cenare, come facemmo l'ultima volta. Gli sarebbe piaciuto di nuovo ballare come me. Io negai, non ne avevo assolutamente voglia e glielo dissi... Ciò che mi, e gli, spezzò il cuore fu quello che dissi dopo:
-Non voglio stare dietro a quelle stupidaggini, se proprio vuoi andare, vacci con i tuoi amici- Lui ci rimase male, malissimo, gli si riempirono gli occhi di lacrime. Avevo rattristito quegli occhi color ghiaccio, quel ghiaccio che si stava sciogliendo e, pian piano, stava scivolando sulle sue guance. Mi si attorcigliarono il cuore e lo stomaco al vedere mio marito sparire dalla mia vista e non parlarmi più per i seguenti giorni. "Stupidaggini" e dire che quelle "STUPIDAGGINI" sono una delle mie passioni... Lui voleva solo farmi stare bene e vedermi sorridere come sempre.
Mi sento più male di prima... E non gli chiesi neanche scusa.



16. CONSIGLIO DA UNO PSICOLOGO:

Ero distrutta, Pablo non mi parlava, non lo avevo mai visto così triste... E mi dispiaceva, sul serio... Quando, ogni giovedì, andavo in ospedale per la chemio i dottori notavano la mia tristezza e mi consigliarono di parlare con lo psicologo. E così feci, la settimana dopo ero sola in ospedale e, dopo la chemio, andai dallo psicologo. Volevo prendere un appuntamento, poi vidi che le ore di quel giorno non erano segnate da nessuno. Bussai e una voce disse:
-Avanti- Ed, io, entrai.
-Ehm... Mi scusi dottore, volevo prendere un appuntamento...
-Venga pure signora, sono lo psicologo, non ho le ore occupate - Mi fece sedere davanti a lui e, lui, prese un quaderno e una biro - Mi dica il suo nome - Glielo dissi e se lo scrisse - Allora, mi racconti un pò di lei, cosa l'ha portata qui da me?
Gli raccontai tutta la mia vita, "tutta" si fa per dire. Gli raccontai di Pablo, mio marito, della nostra adolescenza, dei nostri caratteri, dei nostri desideri. Poi gli dissi del cancro, che ero in terapia e dei comportamenti avuti, fino a quel momento, sulla cosa in questione. Gli dissi che, all'inizio, non lo guardavo mai negli occhi e, ora, era lui a non guardare negli occhi me, e gli spiegai il motivo. Gli dissi che avevo intenzione di raccontare alla mia famiglia che ero malata, ma aspettavo il momento giusto. Lui scrisse tutto in quel suo quaderno, poi mi chiese:
-Perchè ha avuto quel conflitto con suo marito? Voglio dire, perchè gli aveva risposto in quel modo?- In realtà non lo sapevo neppure io, e glielo dissi...
-Cavoli, mi sento una stupida!
-Non dica questo, signora. E' difficile spiegare agli altri, e a se stessi, quello che si prova in certi momenti, anche per me che sono uno psicologo- Gli chiesi un consiglio e lui mi disse che avrei dovuto fare qualcosa per riportare l'armonia, qualcosa d'importante. Pensai e ripensai a quel qualcosa d'importante per tutto il tempo, poi guardai l'orario e dovetti ritornare a casa. Mi venne a prendere Lujan. In macchina, per tutto il tragitto, le raccontai dell'appuntamento dallo psicologo. Ad un tratto, mi venne in mente:
-Lujan, tra poco è il 16 aprile!
-Si- Annuì lei. Avevo un piano. Quel giorno, il 16 aprile, avrei detto la verità a tutti quanti. All'inizio, pensai di dirlo anche a Sergio e Javier, poi, Luji, disse che non sarebbe stata una buona idea. Ero debole fisicamente e mentalmente, ero cambiata, i capelli cadevano come se non desiderassero altro e il mio copro era magro e bianco. Luji diceva che non avrei sopportato i loro insulti... Però mi chiedevo: "Mi avrebbero veramente insultata, o derisa, sapendo che ero in quello stato?"
"Probabimente si", mi risposi da sola, sicuramente, mi avrebbero incoraggiata a morire... Sicuramente, sarei caduta in depressione e non avrei più fatto né cure, né terapie. E Pablo, a quel punto, avrebbe preso a calci quelle due bestie... o almeno così speravo... Speravo che, nonostante lo avessi terribilmente offeso e distrutto, lui mi avesse sempre protetta...
Volevo fare qualcosa di veramente speciale per il compleanno di mio marito. I miei obbiettivi erano due:
1. Dire la verità a tutti;
2. Recuperare mio marito.



17. IL TUO COMPLEANNO

Il 16 aprile si aprì in un cielo azzurro come gli occhi proibiti di Pablo. Avevo preparato tutto con cura: Pablo, nei giorni precedenti, ritornò a lavoro. I problemi iniziavano a pesarlo e decise di ritornarci. Invitai amici e famiglie, tranne Sergio e Javier. Alla fine decisi di non dire nulla a loro. Chiesi a Lujan e Marcos, Pilar e Tomas, Mia e Manuel di venire prima. Loro avrebbero seguito i piani e avrebbero accolto tutti nel nostro giardino. Loro avrebbero detto a tutti che io non mi sentivo bene e che sarei rimasta in camera fino all'arrivo di Pablo. Avevo intenzione di comparire quando sarebbe venuto a chiedermi come stavo.
La gente incominciò ad andare in giardino. Dalla finestra, scrutai Guido con Laura, rimasti insieme dopo il liceo, Feli e Lalo col loro bambino, Vico e Rocco, anche loro con un bambino, anzi, una bimba e altre tantissime coppie che riempivano il giardino compresi mia madre e Franco, che parlavano con Mora. Avevo tanta paura, il cuore batteva a mille ma cercavo di calmarlo. Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi. Non so per quanto tempo dormii, so solo che ero abbastanza stanca e che, quel breve riposo, interrotto dalla porta della camera che si apriva, mi fece recuperare un pò di forze. Mi ricomposi spaventata, poi vidi Pablo e mi tranquillizzai.
-Marizza perchè ci sono tutte quelle persone in giardino?- Mi chiese mentre si sedeva accanto a me. Un pò timorosa, gli risposi:
-Ho.. deciso di.. dire la verità... - Il cuore riprese a battere molto forte contro al petto, quasi mi faceva male. Pablo lo notò e mi abbracciò - Ho tanta... paura Pablo... Amore" Lo strinsi il più debolmente forte che potevo per poter sentire il suo calore, il suo amore... Mi diede un bacio sulla tempia.
-Tranquilla Marizza. Andrà tutto bene, lo faremo insieme - E, ancora una volta, non mi chiamò "Amore"... Il mio cuore spezzato piangeva per il suo cuore ancora triste - Dai ti aiuto a vestirti- Gli indicai un vestito messo sullo schienale di una sedia davanti allo specchio. Era un vestito fino alle ginocchia e con le bretelle, rosso e dalla gonna abbastanza ampia. Le scarpe erano basse e bianche. Pablo prese la bandana, la guardò, poi guardò me. Lo fissai in viso, guardai la bandana bianca e abbassai lo sguardo, facendogli notare i capelli che non avevo più nella riga al centro della testa. Passai la mano sopra la mia nuca toccandomi la pelle che non avevo mai toccato prima a causa di tutti quei capelli che la ricoprivano. Lui non disse nulla, si avvicinò a me, mi spogliò e mi rivestì. Mi prese in braccio e mi mise sulla sedia davanti allo specchio per potermi mettere la bandana e coprirmi i punti giusti.Quando finii, mi prese per le spalle e mi girò verso se.
-Ascoltami, ora andiamo giù, ti nascondo un attimo e torno, ok? Vuoi che venga anche Lujan?- Negai e andammo giù. Mi mi mise a sedere sul tavolo in cucina. Poco dopo, sentii Pablo attirare l'attenzione della gente, dire loro che mi avrebbe portata in giardino e che avremo dovuto dire loro una cosa.
"E non voglio sentire alcun commento su mia moglie" Disse con voce firme e seria. Sorrisi perchè sapevo che mi stava proteggendo... Lo amavo [E l'amo ancora], sto pensando in questo istante.
Ed eccomi, a pochi passi dal giardino tra le braccia di mio marito. Uscimmo. Tutti mi guardarono, ma io non ebbi il coraggio di guardarli. Pablo si sedette su una sedia con me in braccio. Non dicevo nulla, nessuno diceva nulla e, ciò, mi fece agitare. Lui lo notò e mi sussurrò di stare tranquilla mentre mi accarezzava le braccia incrociate al ventre. Feci un gran respiro e incominciai a parlare:
-Ciao a tutti... Sono stata io a riunirvi qui... per-..perchè dobbiamo dirvi una cosa... So che potrebbe rovinare questa festa, ma quello che sto per fare è uno dei regali per mio marito..- Chiusi gli occhi e lo dissi, sì, dissi che avevo un cancro all'utero, che mi ero operata e stavo facendo la chemio. Mia madre incominciò a piangere a meno di metà discorso, come Mora e Franco, Luna e Laura. Anche Luji, Manu e Mia piangevano. Sapevo che erano fieri di me ma faceva ancora male ai loro cuori. Ora li guardai, riuscii a guardarli, anche se col nodo in gola.
-P-però sto bene - Dissi con un filo di voce - Mi sto curando e ho tante persone intorno che si prendono cura di me. Presto sarà tutto finito- Rimanemmo in silenzio, chi piangeva e chi tratteneva il pianto. Poco dopo mi alzai, lentamente e con fatica. Pablo, a sua volta, si alzò
-No Marizza, siediti- Mi ordinò, ma io non lo ascoltai. Mi girai verso di lui, gli presi il braccio per non cadere e camminammo fino al centro di tutti. L'uno di fronte all'altro, lo guardai negli occhi, occhi pieni di lacrime e tristezza e gli dissi:
-Pablo, l'8 marzo mi hai invitata a cenare fuori, ma io mi rifiutai... Volevi ballare di nuovo con me, ma io dissi che non volevo seguire le tue "stupidaggini" - Una lacrima scese dal suo occhio ed io abbassai la testa. Poi la rialzai e continuai - ...Mi dispiace, sul serio, non avrei mai voluto ferirti... Ogni tuo giorno senza uno sguardo... senza un bacio.. senza una carezza o un "Amore" mi fecero tanto male al cuore... Perdonami per averti ferito - Chiusi gli occhi e, stavolta, mi misi a piangere io - Amore Mio... Vorrei farti un ultimo regalo prima di tornare dentro... Vorrei... - Lo guardai di nuovo negli occhi - Pablo, balla con me, ti prego" Tutti piangevano, tutti, compresi Guido e Tomas... Compreso Pablo ma, le sue, erano lacrime di gioia. Mi fece un sorriso, mi abbracciò forte alla cintura e mi sollevò. Non toccai più terra e mi sentivo tra le braccia di un angelo, l'angelo che io avevo reso felice. Qualcuno mise la nostra canzone, Dos segundos. Avevo gli occhi chiusi, ascoltando il forte battito del cuore di Pablo che aveva ripreso a vivere. E, come l'ultima volta, i nostri corpi si strofinarono l'uno contro l'altro solo che, stavolta, non toccai la terra con i piedi neanche per un secondo. Mi separai un pò. Lo guardai negli occhi e lui guardò nei miei. Gli sorrisi e lui mi sorrise. -TI AMO!- Gridò commosso. Non gli risposi, avvicinai il mio viso al suo e lo baciai. Lo baciai lentamente, dolcemente, appassionatamente e ferocemente. E tutti, anche stavolta, applaudirono. Mi separai, appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi.
Sorrisi. Finalmente mi guardò, finalmente mi sorrise, finalmente mi baciò e, finalmente, mi disse "TI AMO!".



18. CIO' CHE NON COSTO' SOLO A ME

La melodia stava finendo, Pablo era ancora commosso ed emozionato. Era una sensazione bellissima non toccare terra con i piedi e mio marito sapeva che questo mi piaceva, perciò mi prendeva sempre in braccio, anche prima del cancro. D'un tratto un lieve soffio gelido sfiorò il mio corpo, ed iniziai a tremare. Presi alcune ciocche bionde della nuca di Pablo e incominciai a tirarle, senza fargli male, per attirare la sua attenzione. Costava parlare quando il petto, il cuore e i polmoni vibravano. Pablo si separò da me ed io alzai la testa, tenendo gli occhi chiusi, poggiando la fronte contro la sua. Feci un respiro profondo e provai a parlare, ma non ci riuscii.
-Amore...- Rifeci tutto da capo; tirai un respiro profondo, aprii gli occhi e, stavolta, riuscii a dire:
-P-ortami d-dentr-o- Chiusi di nuovo gli occhi, scivolai fino a toccare terra e appoggiai testa e mani sul suo petto. Lo tenevo stretto per paura di cadere.
-Franco, vieni un momento- Disse Pablo. Socchiusi gli occhi, avrei tanto voluto vederlo, strano ma, sia lui che mia madre, mi mancavano. Venne e mi sostenne per le braccia, facendo in modo che Pablo avrebbe potuto prendermi meglio. Con le lacrime agli occhi, Franco, Sonia e Mora, vennero da me e mi diedero un bacio sulla fronte. "Ciao tesoro" Mi dissero... Feci loro un debole sorriso e mi addormentai tra le braccia di Pablo, subito, all'impatto delle mie palpebre chiudersi. Mi dispiaceva, avrei tanto voluto stare la con loro ma non ce la facevo.. Non mi sentivo più il corpo..
Nel sonno, sentii che piangevo, sentivo il viso umido poi, quando aprii gli occhi, mi resi conto che stavo piangendo sul letto. Afferrai la mano che mi accarezzava i capelli e la strinsi, pensando fosse quella di Pablo. In realtà era quella di Manuel.
-Tranquilla piccola, non piangere, era solo un sogno stai tranquilla- Ma io continuavo a piangere. Più lacrime asciugavo e più ne arrivavano. Lui si sedette accanto a me, mi prese appoggiandomi sul suo petto e mi abbracciò.
-Perchè piangi mia piccola scimmietta? Smettila ti prego, lo sai che non lo sopporto..- Mi separai da lui e lo guardai.
-Stavo-stavo sognando c-che alla festa erano arrivati loro due proprio mentre raccontavo il cancro.. L-loro due ridevano, mi prendevano in giro e presero a ridere anche gli altri.. Sono venuti da me e mi hanno obbligata a stare in piedi, io non ce la facevo e, quando cadevo a terra, mi prendevano per il collo e mi rimettevano in piedi..- Gli raccontai, piangendo.
-Mari, perchè hai sognato questo? Chi sono "Loro due"?
-Sono S-Sergio e Javier... Stasera avevo tantissima paura che sarebbero comparsi dalla porta e si sarebbero burlati di me..
-C'era anche Pablo nel sogno?
-No- Gli risposi. Non lo vidi ma ero sicura che, se ci fosse stato, mi avrebbe protetta e portata al sicuro. E fu ciò che Manuel mi confermò. Dopo qualche istante mi chiese come stavo e risposi:
-Non lo so più neanche io.. Non faccio altro che stare a letto, piangere, prendere medicine e vomitare tutto il giorno, tutti i giorni.. Manu, io non so se ce la faccio..
-Marizza, non dire queste cose!- Gli accarezzai la guancia e gli feci un sorriso.
-Non lo hai ancora accettato, vero?
-Cosa?
-Che io un giorno possa..
-No, non dirlo
-Ma..
-No Marizza. E' vero, ancora non lo accetto, come Pablo non lo accetterà mai... E' che... Marizza... IO TI VOGLIO BENE! TU SEI LA MIA SORELLA DEL CUORE, NON PUOI ANDARE VIA!- Disse piangendo. Si coprì il viso con le mani ed io mi sedetti sulle sue gambe per abbracciarlo. Mi scese una lacrima di commozione per ciò che disse.
-Hey, Manu, non piangere.. Oh, il mio povero fratellino!.. No scusa, FRATELLONE! - Gli dissi scompigliandogli i capelli. Si mise a ridere ed io gli offrii un fazzoletto - Manu, mi dispiace, però dovrai accettarlo prima o poi.. Lo sai che sono in gravi condizioni, che riesco mala pena a fare la chemio... Come lo dovrà accettare Pablo...
-Marizza, Pablo ti ama dal primo giorno che ti ha vista...
-Lo so- Lo interruppi e sorrisi, ripensando a quel giorno nella quale mi svegliai sulla poltrona tre le braccia di Pablo e, quando se ne dovette andare, io lo abbracciai:
<<non posso credere che stiamo di nuovo insieme!>>.
<<io si, l'ho capito IL PRIMO GIORNO CHE TI HO VISTA>>.

-..E lui non accetterà mai quello che ti sta passando, in quanto a me...scusami tu per aver reagito così, però tutti gli anni passati insieme.. E ora vederti così.. mi rende cieco, penso che un giorno guarirai quando tutti sappiamo che ci sono poche probabilità, però tu sei una donna molto forte per voler combattere, superare queste probabilità e guarire.. Sei una donna molto coraggiosa e sono fiero di te, come lo è Pablo e come lo sono tutti.. Lascia stare Sergio e Javier, non li vedrai mai più, te lo prometto- Alle sue parole sorrisi perchè era proprio così, quello che disse mi rese fiera di me stessa e mi sentii coraggiosa per ciò che stavo rischiando d'affrontare. Mi diede un bacio sulla testa e la buonanotte:
-Mi è piaciuto parlare con te
-Anche a me. - Risposi, poi chiesi - Dov'è Pablo?- Si avvicinò alla porta e l'aprì. Poi si girò verso me.
-E' giù a salutare gli ultimi invitati, vuoi che te lo chiamo?
-No, lo aspetterò, grazie. Dà la buonanotte a tutti- Annuì e se ne andò. Rimasi sveglia, non avevo voglia di dormire, così aspettai Pablo. Dopo un pò di tempo entrò e disse:
-Amore, cosa ci fai sveglia? Manu mi ha detto che dormivi...
-Ti stavo aspettando..- Gli dissi con sguardo abbassato. Lui si preparò velocemente per andare a dormire e si sdraiò accanto a me.
-Cosa c'è?- Mi chiese prima di baciarmi la mano.
-Scusami tanto.. Non volevo e non so neppure perchè l'ho detto - Asciugai le lacrime che incominciavano a bagnare i miei occhi - Mi dispiace aver... Tutto, insomma.. anche non aver partecipato alla festa... Avrei potuto starti accanto e invece... Non posso fare altro che stare a letto!- Dissi piangendo.
-Marizza, io ti amo e ti ho amata anche in quel dispiacevole momento che mi hai fatto vivere.. Però hai rimediato, mi hai dato i cinque regali più belli della mia vita..
-Ma ne erano tre..
-No, tu mi hai regalato una festa, la verità, un ballo indimenticabile, delle scuse davanti a tante persone ma, soprattutto, mi hai regalato il tuo AMORE.. Nonostante il tuo stato, hai preparato tutto, ti sei presentata di tua spontanea volontà, dicendo a tutti una dura verità e hai ballato con me.. - Io sorrisi - Sai, ti ammiro molto, sono fiero di te, MOLTO e non ti preoccupare se non mi sei stata accanto durante la serata, a me non importa perchè io ti ho tutti i giorni e tutta per me- E mi diede un bacio che durò un'eternità. Mi separai, per la mancanza d'aria.
-E se questo sarà l'ultima volta che festeggeremo il tuo compleanno insieme?
-Marizza, abbiamo appena fatto pace e vuoi già litigare? - Si morse il labbro, negando con la testa - Non sei cambiata per niente
-Non dire così. Lo psicologo ha detto che, come coppia che sta affrontando una cosa simile, dovremmo parlare della morte e dei suoi aspetti ed è ciò che penso esattamente anche io..
-Bene, però lo sai quello che penso..
-Mi prometti che un giorno ne parleremo?
-Piccola, tu vuoi che io ti prometta troppe cose..
-Dai! Devi solo dire <<si, amore mio>>- Dissi con tono e viso innocenti guardandolo negli occhi.
-Ok, però deciderò io quando faremo questo discorso
-Mmm.. - Dissi rannicchiandomi sul suo petto - Domani mattina ti farò un regalo, prima che vai a lavoro- Mi disse che pensava di averne avuti abbastanza, ma io dissi di no, volevo dargli un ultimo regalo che avremmo sfruttato solo noi due da soli. Lo baciai sulla mandibola, lui mi baciò sul naso, spense la luce e dormimmo. Avevo preparato tutto per la mattina successiva e non vedevo già l'ora che arrivasse il giorno.

Edited by BeaCami - 25/10/2014, 16:13
 
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cami981
view post Posted on 26/10/2014, 18:42




ti prego continuaaaaaaaaaaaaaaaaaa
 
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view post Posted on 2/11/2014, 01:30
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19. CI VOGLIO PROVARE (+16)

La verità è che non avevo nessun regalo da fargli il mattino dopo. O meglio, un regalo l'avevo, ma avrebbe dovuto passare tempo prima di darglielo.
Mi svegliai sfregandomi gli occhi per aprirli e mi guardai intorno. Non c'era nessuno, solo io e i mobili. Così ne approfittai. Pensando che ero sola, mi alzai per andare in bagno. Feci fatica, al primo tentativo caddi sul letto, per il secondo presi un bel respiro e, con tutte le forze che avevo, mi alzai. Riuscii a stare in piedi e, ciò, mi rallegrò. Feci un passo, poi due e tre, molto lentamente, fino a quando, al quarto, caddi a terra e gridai per il dolore che provavo alla caviglia destra. Immediatamente, qualcuno entrò in camera. Mia e Manuel.
-Marizza, stai bene? Dove ti sei fatta male?- Chiese Manu inginocchiandosi accanto a me.
-Sto bene, ho solo messo male il piede a terra...
-Ma cosa ti è saltato in mente?- Chiese Mia preoccupata e arrabbiata allo stesso tempo.
-Dovevo andare in bagno... Non sapevo che foste qua... Ma, cosa ci fate in casa mia?
-Pablo ha ripreso a lavorare e ha chiesto a noi e agli altri ragazzi di fare a turno per venire tutti i giorni ad aiutarti- Disse Manuel. Mi portò in bagno in braccio e Mia rimase con me per aiutarmi a lavarmi e vestirmi. Poi mi portarono in sala per fare colazione e prendere le medicine.
-Mia, Manuel, vorrei fare un regalo a Pablo ma ho bisogno del vostro aiuto- Dissi prima di bere un sorso di tè.
-Di cosa si tratta?- Chiese Manu.
-Ecco... vorrei riprendere a camminare, cioè, non direi proprio "camminare", diciamo che vorrei saper fare due passi, poter stare in piedi senza che un minuto dopo debba risedermi...
-E noi cosa possiamo fare?- Chiese Mia.
-Non esistono farmaci o flebo che possono darmi energie?... Non so, qualcosa che mi dia un pò di forze?
-Marizza, non puoi prendere più medicine di quelle che già prendi, ti causerebbero ancora più danni e ricorda che sei debole perchè stai facendo un trattamento... Però...- Incominciò a dire. E questo era il piano: avrei ripreso a stare in piedi da sola.
Quando Pablo ritornò a casa, la sera tardi, Mia e Manuel se ne andarono e rimanemmo soli, io e lui. Si inclinò sul letto per darmi un bacio e, mentre si spogliava, mi chiese:
-Allora? Dov'è il mio regalo?
-Ehm... Ecco... Ci vorrà qualche giorno prima di...
-Come qualche giorno, Marizza? Lo sai che io sono uno molto impaziente- Feci un sorriso da vincente e gli dissi:
-Bene, allora ti lascerò con l'ansia fino a quando lo deciderò IO- Mi girai dandogli le spalle e feci finta di dormire. Sentii che era vicino a me quando il materasso sprofondò e sentii l'alito caldo e fresco di mio marito che mi faceva il solletico all'orecchio.
-Dammi il mio regalo- Disse accarezzando col naso il mio orecchio. Scossi la testa e feci un gemito di negazione che significava: "No e ora lasciami dormire!".
-Marizza, guarda che potresti pentirtene...
-Pablo, amore, ti ho detto che aspetterai fino a quando lo deciderò IO- Gli dissi ad occhi chiusi senza muovermi. Allora si appoggiò sui gomiti dietro di me, chinando la testa un mio collo. Le sue labbra si appoggiarono appena un pò più sotto il mio orecchio, lì, nella pelle sensibile. La baciò e poi la morse, ma non la mollò, la tenne tra i denti.
-P-Pablo, che fai?- Chiesi in tono stridulo per via del piacere. Lui non rispose, chiuse le labbra sulla mia pelle e incominciò a succhiare. Succhiò e succhiò sempre più forte e io gemevo e cercavo di separarlo e di separarmi ma il suo grande braccio mi teneva ferma. Il bruciore divenne sempre più forte, ma era ancora più forte il piacere che provavo quando Pablo toccava quella mia pelle sensibile. Quando finì baciò la marca lasciata e se ne andò. Mi toccai il collo, mi girai verso di lui e gli dissi:
-Ora sei soddisfatto?
-Si- Rispose lui con un sorriso da vincitore. Tirai un sospiro e mi sedetti per potermi alzare. La mia intenzione era raggiungere il bagno ma, Pablo, mi precedette, mi prese in braccio e mi lasciò davanti al lavandino in bagno. Mentre lui finiva di spogliarsi per farsi la doccia, io cercavo di guardare allo specchio l'enorme marca che Pablo aveva fatto sulla mia pelle con i denti. Lo guardai:
-Perchè lo hai fatto?
-Penso di torturarti fino a quando non mi darai il mio regalo, Marizza. E poi, a te piace- Effettivamente era vero, mi piaceva, anche troppo... "Bene - Mi dissi - quindi dovrò sopportare le sue torture sessuali fino a quando non riprenderò a stare in piedi... FANTASTICO! Però dai, ne sarebbe valsa la pena".




20. ED E' PER QUESTO CHE LO AMO (+16)

E così, per vari, lunghi giorni sono stata torturata dagli stupidi giochi di mio marito. Voleva il suo regalo, voleva sapere cos'era, anche solo un indizio. Io mi negavo di dirgli qualcosa e, lui, mi colpiva nei punti più deboli solamente perchè "non sapeva aspettare". Ad un certo punto, però, la cosa incominciò a divertirmi, a piacermi... Probabilmente perchè non avevamo avuto relazioni sessuali, a parte baci, carezze o morsi, per moltissimi mesi, a causa della malattia. Passata una settimana iniziai, grazie all'aiuto dei ragazzi, a camminare e stare in piedi. All'inizio mi sostenevano e, pian piano, andavo allentando la presa fino a quando presi a farlo da sola. Tutto grazie ad una puntura che dovevo fare alla spina dorsale, il che provocava un dolore atroce, a base di soli prodotti naturali quali vitamine, proteine e sali minerali. Poi, il giovedì, andai a fare la chemio, accompagnata da Luji, andai dallo psicologo e gli raccontai tutto ciò che successe tra me, Pablo e il cancro dall'ultima volta che ci eravamo visti nel suo studio.
Ero pronta per dare a Pablo il mio regalo e, la sera prima del grande giorno, mio marito ritornò a casa più tardi del previsto. Tomas mi lasciò sul letto a dormire, ma non mi addormentai, rimasi sveglia ad aspettare. Poi, una porta s'aprì.
-Amore, cosa ci fai sveglia? Tomas mi ha detto che dormivi- Non gli risposi e mi girai rimanendo a pancia in giù. Lo sentii fare un sospiro, aprire e chiudere cassetti e andare in bagno. Quando uscì si sdraiò sotto le coperte, accanto a me. D'un tratto sentii il suo peso sul mio corpo e le sue labbra incominciarono a dare piccoli baci al mio collo. Si raddrizzò e mi fece un massaggio. "CHE MANI D'ORO!", pensai, Pablo era il massaggiatore più bravo e rilassante dell'intero universo! Fece circoli nei muscoli sotto e in mezzo alle scapole. Io sospiravo mentre, ad occhi chiusi seguivo il movimento delle sue dita. Poi, quando mi massaggiò le spalle e il collo, gemetti di piacere ed esclamai:
-Si Pablo, SI!! Oh, mamma, non sai quanto è rilassante!- Lui si mise a ridere.
-Che c'è da ridere?- Incominciò ad ondeggiare le dita ai lati del mio collo, girai la testa, mi morsi il labbro inferiore e un'altro gemito scappò dalle mie corde vocali.
-No, nulla, però prima sembravi arrivata all'orgasmo!- E si mise, di nuovo, a ridere.
-Oggi non farai nulla di perverso?- Gli domandai troppo rilassata.
-Non so, devo pensarci- Rispose mentre passava le mani su e giù per le mie gambe fino ad arrivare ai piedi, che massaggiò. Poi, passò ai polpacci e le cosce, andando sempre più su, sempre più vicino a quel punto, più su dell'inguine.
-Pablo-o- Sussurrai. Ecco che aveva ricominciato. Lo supplicai di fermarsi ma più supplicavo, più andava lì vicino. Gli presi le mani, alzai il mio torso, gliele passai sotto la maglia e gliele misi attorno ai miei piccoli seni nudi.
-Massaggia questi- Gli dissi. Volevo essere perversa anche io, combattere sul suo stesso terreno, però non avrei dovuto farlo. Non avrei dovuto perchè, d'un tratto, mi venne nostalgia, nostalgia di quando stava dentro me, di quando aspettava per raggiungere la cima insieme, dei baci delle carezze, dei morsi...
-Amore, non dovremo...- Disse con fatica per il contatto con la mia pelle.
-Ti prego, per favore- Lo supplicai. Incominciò a massaggiarli ed io respiravo a fatica e sentivo che incominciava a farlo anche lui. Lo supplicai di farlo più forte e lui lo fece, me li strinse di più, massaggiandoli più forte. Non mi fece male, ma gridai di piacere, quel piacere che mi era stato privato, quel piacere che, ancora oggi, non posso ricevere. Incominciò a muoversi su di me e aprii un pò le gambe per fargli trovare il punto giusto e, quando lo trovò, gridai:
-Pablo!- Allo stesso tempo che lui gridava: -Marizza!-
Strinsi gli occhi, i denti, inarcai la schiena e mi lasciai trasportare. Lacrime correvano sulle mie guance e non so nemmeno io perchè. No, non facemmo l'amore... Però avevo sentito, in parte, di nuovo, fisicamente, mio marito. Lui mi aveva sentito tutte le volte che sussurravo il suo nome e viceversa. Lo amavo troppo, nonostante i suoi sbagli, mi dimostrava che era un uomo che aveva bisogno di amare ed essere amato. Di certo non lo amavo perchè mi dava il sesso, lo amavo perchè mi dava l'amore fisico e sentimentale, lo amavo perchè tutte le volte che facevamo l'AMORE mi stringeva, mi abbracciava e mi baciava. Lo faceva lento e soave, mi proteggeva perchè aveva paura che la sua stessa forza avrebbe potuto farmi del male. Perchè lui non voleva farmene, non lo avrebbe mai fatto.
Perchè quando Pablo mi tolse la verginità e gridai di dolore, quel dolore che mi avrebbe fatta scappare immediatamente, maledisse se stesso e mi chiese scusa, mi chiese perdono per non avermi protetta, per aver rotto un piccolo pezzo di me...
Ed è per questo che ancora ora lo AMO...
Il mattino dopo, i muscoli erano più rilassati ed elastici, probabilmente per il massaggio della sera prima. Provai ad alzarmi e andare in bagno, ci riuscii, però mi rimisi subito a letto. Non volevo perdere le forze perchè, quella sera, Pablo avrebbe ricevuto il suo regalo.




21. SONO FIERA DI LUI

Era ora di pranzo, la porta di casa s'aprì. All'inizio mi preoccupai però, quando Pablo mi disse che era lui, mi tranquillizzai. "Era già arrivato?", pensai tra me e me. Non avevo architettato nessun piano per potergli far vedere che ora potevo camminare. Ero seduta sul divano che guardavo la TV.
-Ciao, perchè sei venuto così presto?- Chiesi quando entrò in sala. Un sorriso si stampò sul suo viso e disse, venendo verso me:
-Amore mio!-- Si chinò, mi abbracciò e mi volle sollevare, ma io lo circondai con gambe e braccia e lo tirai verso me per farci rimanere dov'eravamo. Lui si mise a ridere, mi diede un sonoro bacio sul collo, che mi pizzicò la pelle, e nascose il viso tra i miei capelli per odorarne l'aroma. Accarezzai le sue ciocche bionde mentre sorridevo.
-Ieri mi sono dimenticato di dirti che oggi facevo solo il mattino... Sai, con quello che è successo la sera - Disse separandosi e fissandomi negli occhi - mi ero dimenticato del mondo intero...- Percorse il mio corpo con gli occhi e si morse il labbro. Iniziai ad arrossire. E lui rise.
-Cosa ti crea problemi, Marizza? Sei più che rossa!- Un calore immenso inondò il mio volto, che sentii sempre più rosso. Aprì i primi tre bottoni della camicia che indossavo, lasciando scoperta la linea che separava i miei seni. Morse l'inizio e salì passando al petto, alla clavicola, al collo e al lobulo del mio orecchio, che morse e tirò.
-Mi ecciti quando arrossisci, ti posso sentire avvampare, mi ricordi tutte le volte che ti faccio quei giochi con la bocca...
-Pablo finiscila!- Gridai per non farlo continuare. Lui si mise a ridere e mi fissò. Mi coprii il viso con le mani dalla vergogna e gemetti:
-Perchè ti diverte tanto farmi vergognare!?
-Perchè adoro quando ti senti piccola e indifesa- Separai il medio e l'indice della mano e lo guardai. Timorosa, mi avvicinai per dargli un bacio a stampo con le mani in viso. Si alzò per andare a preparare il pranzo. "E se andassi a vedere cosa prepara?", pensai. Mi alzai e andai in cucina.
-Cosa prepariamo per pranzo?- Chiesi mentre aprivo il frigo. Lo vidi fermarsi, paralizzarsi, guardarmi. Girai la testa verso di lui.
-Che c'è?
--Stai camminando- Feci spallucce, lui venne da me e mi abbracciò con tutte le sue forze.
-Marizza, è grandioso! Stai camminando! Sai cosa vuol dire questo?- Lo guardai perplessa.
-No
-Vuol dire che stai guarendo!- "Oh, no", pensai. Aveva frainteso perchè, in realtà, non stavo guarendo, ma ero sotto l'effetto di una medicina. E glielo dissi, come gli dissi che avevo fatto tutto ciò come 4° regalo per il suo compleanno. Ci rimase male, avrei voluto farlo vivere nella sua piccola fantasia, ma non sarebbe stato giusto nei suoi confronti e come nei miei.
-Andiamo a dormire un pò, amore? Ti vedo un stanco...- Gli proposi dopo aver pranzato.
-Si, effettivamente sono stanco, ma tu non vuoi fare nulla in particolare?- Mi chiese. Io negai. Quando ci svegliammo il cielo era ancora azzurrissimo, senza neanche una nuvola. Decidemmo di fare un passeggiata. Mi avvolsi una sciarpa di seta bianca attorno alla testa, mi sistemai il vestito, anch'esso di seta bianca e uscimmo a passeggiare in mezzo ai campi. Passeggiammo a lungo mano nella mano fino a quando Pablo, di colpo, si fermò. Guardava qualcosa davanti a lui, all'inizio non capii poi vidi cosa c'era davanti a noi. Perchè davanti a noi c'era un prato verde pieno di margherite, proprio come quelle che piacciono a me. Gli strinsi la mano.
-Pablo guardami - Ma lui non mi guardò e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Gli presi il viso tra le mani, obbligandolo a guardarmi. Lui percorse il mio corpo vestito di bianco - Pablo ascoltami, guardami, io sto bene, non c'è nulla che tu debba temere- Gli feci un sorriso e lo baciai. Feci un passo verso quel prato, ma lui mi prese delicatamente il braccio e mi fermò:
-No
-Pablo non succederà nulla, te lo prometto- Lo presi per mano e, un passo alla volta, entrammo in quella foresta di margherite. Entrammo sempre più dentro, io che stringevo la sua mano rassicurandolo, sorridendo e lui che cercava di vincere la sua paura. Ci fermammo e mi sedetti a terra. Lui mi seguì, si sdraiò e tirò un sospiro.
-Hai visto? Non è successo nulla- Dissi. Mi guardò, mi prese per la nuca e mi baciò tirandomi giù con lui. Rimanemmo sdraiati su quel campo che non avevamo mai visto prima, e iniziammo a parlare.
-Allora, come stai?
-Bene- Mi rispose.
-E cosa ne pensi su ciò che ho fatto? Cioè sul fatto che ho voluto riprendere a camminare?
-Penso che sei la donna più forte e coraggiosa del mondo... Spero solo che non ti faccia peggiorare... Cioè, dico...
-Tranquillo amore, dimmi - Dissi con un sorriso tranquillizzante. Lui mi abbracciò forte e incominciò a piangere - Hey amore, non piangere, cosa c'è?
-C'è che io ti amo e ora vederti qua vestita così, come nel mio sogno, non sai la paura che sto avendo... che tu ora... possa...
-Dillo Pablo, dillo- Dissi stringendolo forte. Lui fece un sospiro e, finalmente disse:
-In questo momento... ho paura che... tu possa morire...- Scoppiò a piangere come un bambino. Mi sedetti a cavalcioni su di lui, che mi strinse e iniziò a dondolarsi su se stesso con me in braccio.
-Bravo amore, bravo, sfogati, tira fuori tutto- Mi strinse tanto da farmi male, ma non m'importava, ero fiera di lui perchè aveva accettato che sarei potuta morire.
-Tu sei mia amore, non, non posso, non puoi andartene! TU SEI MIA!
-Si, si amore, sono e sarò tutta tua, per sempre
-Amore, perchè, io non voglio che te ne vada. Per favore, non te ne andare!
-Io non me ne andrò.. Ti prometto che non me ne andrò..- Lui separò la testa dal mio petto e la alzò per guardarmi negli occhi.
-E se le cure non funzioneranno? E se tu dovessi.. - Gli feci un sorriso e lo incoraggiai a dirlo, lo aiutai a dire la parola della quale aveva troppa paura. E, alla fine, la disse - E se tu dovessi morire?
-Se dovessi morire resterò sempre con te, lo sai.. E io ti amo, ti amo più della mia stessa vita e morte e sono fiera di te perchè, finalmente, hai accettato che un giorno io morirò- Lui si mise a piangere e a sorridere allo stesso tempo. Potevo sentire il dolore del suo cuore... Perchè sapere che l'amore della tua vita sta morendo uccide ogni tuo sentimento, ogni piccola parte di te. Pablo girò in modo che io stessi sotto e lui sopra, sdraiati. Lo guardai e sorrisi al vedere i suoi occhi azzurri come il colore di quel meraviglioso cielo sopra di noi. Lo baciai e lui baciò me, facendoci sapere che ne avevamo bisogno, che avevamo bisogno dei nostri desideri, dei nostri corpi, dei nostri voleri. Mi separai e gli accarezzai i capelli.
-Sai, vorrei fare tante di quelle cose prima di andarmene...
-Quali?
-Che so, diventare attrice, andare in Argentina, aiutare le persone bisognose, formare una famiglia, toccare il cielo con un dito...
-Toccare il cielo con un dito?
-Si, perchè tu non hai un irreale desiderio?- Il suo sguardo triste penetrò nel mio cuore.
-Si, ho un irreale desiderio... e ce l'ho proprio davanti ai miei occhi, sotto il mio corpo...- Mi rattristii anche io, non volevo piangere e, per distrarmi, passai le mani sotto la camicia di Pablo, accarezzandogli la schiena. Però una lacrima uscì lo stesso dai miei occhi "Color Cioccolato" come li chiamava lui...
Continuai, col passare delle settimane, a fare la chemio e ad andare dallo psicologo. E, un giorno, qualcosa cambiò quando rividi qualcuno.

Edited by BeaCami - 8/11/2014, 21:58
 
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22. PERDONAMI, MA NON AVEVO ALTRA SCELTA (+16)

Io e Pablo andammo insieme dallo psicologo, mano nella mano. Facevamo terapia di coppia, parlavamo della morte, dell'amore e dei loro aspetti messi insieme, scappò qualche lacrima ma abbiamo imparato molto. Dato che non prendevo più quella magica, dolorosa puntura alla spina dorsale, il mio corpo riprese ad indebolirsi. I capelli erano quasi completamente scomparsi dalla mia testa e la chemio, in quelle ultime sessioni, era veramente estenuante. L'unica cosa che mi sollevava era mio marito, pensavo a lui ogni volta che mi attaccavano alla flebo per quelle due ore, anche perchè lui non poteva entrare nell'ambulatorio...
Un giovedì andai presto all'ospedale per la terapia e mi sedetti nella sedia davanti alla finestra che dava la vista del parco dell'ospedale. Mi misero la flebo e aspettai. Guardavo tutte quelle persone passeggiare nel parco sostenuti dagli infermieri, ogni tanto aprivo il libro che tenevo sulle gambe e leggevo una o due pagine, altre volte chiudevo gli occhi e riposavo. Alzai lo sguardo e vidi che più di metà liquido ancora non era entrato nel mio corpo, così pensai cosa avrei potuto fare. Nel frattempo, la porta s'aprì, pensavo che fossero le infermiere ma, nel più profondo del mio cuore, una voce gridava aiuto, mi diceva che stava arrivando un pericolo. Non so... tutto passò molto in fretta...
Una grande mano mi tappò la bocca e un'altra mi strappò l'ago dal braccio. Mi misi a gridare dal dolore, un grido affogato da quella mano. Mi fecero alzare e mi girai. Vidi Sergio e Javier.
-Non provare a gridare o ti faremo morire all'istante senza che ci pensi il cancro- Disse Sergio liberandomi la bocca, stringendomi le braccia. Vidi Javier, dietro di lui, tenere il tubo della flebo che avevo attaccato al braccio. Lo lasciò cadere a terra.
-C-che cosa volete da me?- Sergio si mise dietro me, mantenendomi per le braccia, e Javier mi si avvicinò. Mi accarezzò il viso e disse:
-Amore mio, non ti ricordi cosa ti dissi l'ultima volta che ci siamo visti? Ti dissi che ti volevo con me nel mio letto... Tu non hai accettato e ti ho picchiata, ricordi? - Mi prese per la mandibola, me la strinse e il mio cuore incominciò a battere più forte di prima - Puoi rimediare, però...
"Aspetta un momento... COSA? NO!, NO!", pensai. Incominciai a tremare quando lo vidi sedersi su un lettino ricoperto di lenzuola bianche. Sergio mi spinse davanti a quel lettino.
-Grazie Sergio, ora puoi andare Lui fece un gesto con la testa e se ne andò. Avevo tanta paura, le gambe mi si paralizzarono, non riuscivo a muovermi, ero in piedi, ferma come un palo. Javier tirò furori dalla cintura una pistola e mi puntò con essa.
-Ora tu, senza farmi arrabbiare, ti siederai a cavalcioni su di me e io ti farò mia in tutti i modi possibili - Però io non mi mossi. Come avrei potuto fare questo a mio marito? - Dai amore, vieni - Guardai lui e la pistola, terrorizzata. In quel momento, avrei solo voluto che qualcuno fosse con me a fare la chemio, che un'infermiera entrasse per controllarmi la flebo... Avrei voluto che Pablo entrasse da quella porta per portarmi al sicuro - Facciamo una cosa, io appoggio questa qua - Disse appoggiando la pistola sul lettino - e tu farai ciò che ti dirò- Abbassai la testa, vidi il mio braccio sanguinare ed incominciai a piangere. Non avevo altra scelta, dovevo eseguire i suoi ordini, altrimenti, mi avrebbe uccisa. Ed io non volevo morire, non ero ancora pronta per farlo, ma sapevo che la mia morte psicologica stava per portarmi via con se. Mi sedetti su di lui mentre fiumi di lacrime uscivamo dai miei occhi.
-Non piangere amore...- Supplicò Javier mentre io ripetevo nella mia mente: "Perdonami amore, perdonami Pablo...".
Incominciò a baciarmi il collo mentre mi toccava i seni, passando le mani sotto il camice bianco che mettevamo noi pazienti prima di entrare in ambulatorio.
-Ti prego, Javi, fermati... Ti scongiuro, abbi pietà di me...- Lo supplicai, singhiozzando. Lui si separò dal mio corpo e disse:
-Tesoro, molte cose non sarebbero successe se ora stessi ancora con me...
-IO NON TI HO MAI AMATO! TU VUOI PORTARMI A LETTO DAL PRIMO GIORNO CHE MI HAI CONOSCIUTA, DISGRAZIATO!- Mi tirò uno schiaffo e l'impatto mi fece gridare di dolore.
-NON PERMETTERTI MAI PIU' E NON GRIDARE O TI AMMAZZO!- Con una serie di rapidi movimenti, mise due dita dentro di me e li mosse con movimenti violenti, profondi e pesanti. Provavo talmente tanto dolore che non riuscivo neanche a supplicarlo, ancora una volta, di fermarsi. Mi coprii il viso con le mani, gemendo di quell'atroce dolore alla quale lui provava solo gusto. Pian piano, pungenti dolori al ventre mi colpirono, poi mi sentii bagnata e vidi il colore rosso sostituire quelli dei vestiti di Javier. Non potevo far altro che pensare al dolore che mi avrebbe provocato, allora, quando mi avrebbe penetrata con il suo... Quel mio pensiero fu interrotto dalla porta dell'ambulatorio che si spalancò, facendo entrare tre infermieri... e Pablo. Javier uscì da dentro me, mi spinse e mi fece cadere a terra. Mi coprii la testa con le braccia e gridai quando il mio corpo venne sbattuto a terra. Sentii la voce di Pablo avvicinarsi.
-Marizza! Amore, NO!- Avevo gli occhi chiusi, ma potevo sentire le sue mani avvicinarsi al mio corpo.
-NO BASTA, TI PREGO, BASTA!- Gridai con voce rotta e spaventata, mentre mi torcevo dal dolore.
-Marizza, amore, sono io, Pablo...- Riprovò ad avvicinarsi, ma io lanciai un grido tremante, terrorizzante, che spaventò me stessa.
-Signore la lasci a noi, per favore- Disse la voce di un uomo. Mi spaventai ancora di più e gridai:
-NO, PER FAVORE, NO, LASCIAMI!!
-Marizza, Marizza, mi senti?- Mi chiese un'infermiera, toccandomi il braccio, soavemente.
-TI PREGO, FALLO SMETTERE!!
-Dottore - Disse la stessa voce da donna - la paziente è entrata in choc, non riesce a ricomporsi!
-Mettetele immediatamente un calmante!- Riconobbi la voce del mio ginecologo. Continuai a gridare quando aprii gli occhi e vidi tre persone tenermi ferma e una quarta farmi una puntura. Mi guardai intorno ed era di nuovo come quando mi svegliai dopo l'operazione, incominciai a sentirmi "strana". Il mio sguardo si soffermò agli occhi di Pablo, che era a pochi passi di distanza da me, che mi guardavano rossi, gonfi, pieni di lacrime, diventati ormai blu. Feci scendere un'ultima lacrima e gli dissi:
-Perdonami...

Edited by BeaCami - 8/11/2014, 21:59
 
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23. IL PESO DELLA VITA

Ancora una volta, stavo gridando e il dolore era insopportabile. Avevo ancora le mani in viso e, quando le tolsi, vidi il viso compiaciuto di Javier mentre mi faceva sua e, stavolta, non con le dita. Piangevo e sentivo anche grida, al di fuori, che dicevano:
-COME LO SA QUEL BASTARDO!?
-Pablo calmati
-NON POSSO! - E poi sentivo colpi, pugni alle pareti - Marizza, per favore amore mio, svegliati- Poi però, Javier entrò talmente tanto forte dentro me che gridai di un dolore che sembrava reale, un grido tanto forte che mi fece svegliare. Mi guardai intorno e vidi Pablo e Lujan accanto al letto sulla quale ero sdraiata.
-Calma Marizza, ora è tutto finito- Mi rassicurò Luji accarezzandomi la gamba. Vidi il viso preoccupato di Pablo guardarmi, ma io non lo guardai, mi girai, rivolgendo loro le spalle e mi misi a piangere in silenzio. Pablo lo notò e disse, appoggiando la mano sul mio braccio:
-Hey Marizza, non piangere... ora andrà tutto bene, amore, era solo un incubo...- Respinsi il contatto della sua mano.
-Ehm... Pablo, potresti lasciare me e Marizza da sole, un momento?- Chiese Lujan.
-Si...- Rispose un pò dispiaciuto. Se ne andò e rimanemmo noi due sole.
-Ti puoi girare? - Lo feci, Lujan mi prese la mano e l'accarezzò - Mi dispiace Marizza... Ma perchè hai accettato?
-P-perchè non avevo altra scelta... Aveva una pistola accanto a se, sul letto...- E ripresi a piangere. Luji incominciò ad accarezzarmi i capelli per potermi tranquillizzare.
-Amica mia, perchè hai fatto così con Pablo?
-Perchè ho paura...
-E di cosa? Marizza, lui non ti metterà le mani addosso se gli parli, anzi, lui è il primo qua dentro che si preoccupa per te, che vorrebbe che tu dimenticassi quello che ti ha fatto quel mostro
-Ci mancava solo questa... Non solo devo morire, ora devo pure essere violentata!
-Marizza, non dire così, tutti noi stiamo facendo di tutto per portarli in prigione, ora non preoccuparti e pensa a riprenderti- Poco dopo Lujan se ne dovette andare e Pablo entrò nella stanza.
-C-come stai?- Disse sedendosi sulla sedia.
-Male...
-Hai perso molto sangue e il bracciò è ridotto veramente male...- Me lo guardai ed era vero. Era così nero che chiunque lo avrebbe visto, avrebbe detto che me lo ero rotta. Annuii. Pablo riprovò a toccarmi, e glielo feci fare però era diverso perchè, ogni volta che me lo faceva, io mi tensavo. Avevo paura che mi avrebbe lasciata perchè pensava che lo avessi tradito anche se non era così. Avevo paura di guardarlo negli occhi, della notte e del giorno, di avvicinarmi a lui... Ora avevo anche paura di Marcos, Tomas e Manuel... il mio fratello del cuore...
Mi fecero uscire dell'ospedale dopo essere riusciti a fermare l'emorragia.
I giorni passavano e mi mantenevo lontano da tutto e da tutti, tranne dalle ragazze. Con loro mi potevo confidare. Ora, non andavo più neanche dallo psicologo... perchè lui era un uomo. Avevo paura persino del mio ginecologo ma lui sapeva, sin da principio, che mi avrebbe dovuto trattare una ginecologa fino a quando non mi sarei ripresa dallo choc. Ogni notte sognavo quei due mostri, ma non mi avvicinavo a Pablo per tranquillizzarmi perchè la paura era troppo grande. Avevo persino paura di stare in casa, con o senza gente intorno.
Avevo paura della mia vita.
Non potevo, non riuscivo a guardare Pablo negli occhi, tanto meno a parlargli perchè, come quando scoprii del cancro, se avessi aperto bocca sarebbero uscite lacrime anzi che parole.
Non mangiavo e stavo tutto il giorno, tutti i giorni a piangere. A volte mi consideravo una stupida perchè mi stavo allontanando dalla gente che amo e che mi amano, soltanto per via delle mie paure. Però era più forte di me...
Ero caduta in depressione.
Il mio ventre riprese a gonfiarsi e faceva veramente male, alcune notti non dormivo per via del dolore e Pablo faceva di tutto per farmi stare un pò meglio. Molte volte svenni e decidemmo di andare dal dottore, e fu di giovedì. Mi fecero gli esami per vedere se potevo continuare con il trattamento, ma non potevo perchè i linfonodi erano cresciuti.
Il cancro era ricomparso e, stavolta, più grave di prima.



24. LA MIA PRIMA, VERA MORTE

Perchè non riuscivo a smettere di aver paura?
La verità è che avevo paura di stare in compagnia e in solitudine, paura di chiudere gli occhi, paura di uscire di casa, della mia camera, dei miei amici... di mio marito... Paure che m'impedivano di mangiare, di riprendermi... Che non facevano altro che farmi piangere... Che mi provocavano solo dolore fisico e psicologico...
Che brutta la depressione... Che brutto piangere e non sorridere... Che brutto non poter guardare negli occhi le persone che ami... A volte mi mettevo nei panni di Pablo, che faceva di tutto per farmi star meglio, senza alterarmi ancora di più... Sapevo che era triste perchè non gli parlavo, non lo guardavo, il suo tatto era ormai ardente di paura....
A pranzo, Pablo era tornato a casa ed io ero nel solito angolo, tra il divano e il muro, a piangere.
-Marizza, amore ti prego dimmi cosa posso fare per farti stare meglio.. - Mi chiese entrando in sala, inginocchiandosi davanti a me e toccandomi il ginocchio con la mano. Respinsi il suo contatto e mi coprii il viso con le mani - Perchè mi respingi Marizza, io non ti capisco, non voglio farti del male, non sono quel mostro che...
-SMETTILA, TI PREGO!- Gli gridai. Non potevo sentire quelle parole, non potevo, non volevo ricordare.
-Marizza io ti amo, sto cercando di aiutarti ma, tu hai paura di me?- Mi attaccai al muro, come se volessi scappare da lui, non sentirlo, non vederlo. Lui si alzò e se ne andò di casa. Cercai di alzarmi e scivolai in cucina per prendere un bicchiere d'acqua. Erano quasi le 16, Pablo sarebbe ritornato cinque are dopo... Riempii il bicchiere e incominciai a berlo mentre m'incamminavo per ritornare in sala ma, a metà del cammino, una pugnalata improvvisa di dolore colpì il mio ventre. Buttai il bicchiere a terra, che si spezzò in mille pezzi, e gridai tanto forte che mi torsi. Mi sostenni alla cosa più vicina a me e, mentre mi sostenevo il ventre cercai di andare sul divano. Faticosamente, mi sdraiai e incominciai ad accarezzare quella parte del mio corpo che incominciò a gonfiarsi.
-P-er favore, ti prego, calmati AAYY! NONONO!- Strinsi i denti e gli occhi e tirai dei gran sospiri per cercare di calmare il dolore. Pensai che se mi distraevo il dolore sarebbe passato, così presi il telecomando e accesi la TV. Ora piangevo, non di depressione ma di quell'interminabile dolore. Se avessi dovuto dargli un voto gli avrei dato un bel infinito. Non ce la feci e, pian piano, chiusi gli occhi....
Era rientrato, andò in cucina e vide il bicchiere rotto a terra.
Ma perchè stavo vedendo la scena?
Il suo viso perplesso si trasformò in panico e corse in sala. Vide il mio copro sdraiato sul divano, il mio viso ad occhi chiusi, poi vide la TV accesa e la spense. Si tranquillizzò, si chinò di fronte a me e mi accarezzò i capelli, sorridendo di compassione.
-Amore, svegliati - Disse in tono leggero, ma io non risposi - Marizza, dai che ti devo dire una cosa... - Ma nulla - Marizza... - E mi scosse un pò la spalla - Marizza, Marizza svegliati - E il suo tono non era più soave, ora era preoccupato - Marizza rispondimi! - Mi guardò meglio e si accorse che non stavo respirando. Mi sollevò il petto e mise l'orecchio su di esso. Il mio cuore non batteva più - OH MIO DIO, MARIZZA! MARIZZA TI PREGO NON FARMI QUESTO! - Incominciò a piangere, mi fece la respirazione bocca a bocca, fece pressione sul patto ma nulla cambiava. Prese il telefono e chiamò l'ambulanza Poi si rivolse a me - Amore, ti prego, resisti un pò, ti prego, per favore non ora, non in questo momento - Avrei voluto consolarlo, dirgli parole, ma non potevo le mie mani oltrepassavano il suo corpo e non poteva sentire la mia voce. Chiamò i ragazzi e disse loro di andare in ospedale, che si sarebbero trovati lì. Prese il mio corpo e lo abbracciò contro al suo con tutte le sue forze pregandomi di resistere, che non dovevo andarmene. Ma, ormai, ero già andata.
Capii tutto, capii perchè potevo vedere la scena, perchè Pablo non mi sentiva e perchè non potevo toccarlo....
Ero morta.
 
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25. SEMPRE PIU' VICINA ALL'ALDILA'

Mi svegliai.
Ero nuda, il mio corpo era avvolto in un lenzuolo, avevo tanti fili attaccati al petto, collegati ad una macchina che controllava i battiti del mio cure, due flebo attaccate al braccio e una mascherina.
-Mamma
-Shh piccola mia, stai tranquilla ora andrà tutto bene, riposati- Mi disse mia madre accarezzandomi la fronte.
-Dov'è Pablo, mamma?
-Amore, tranquilla...
-VOGLIO MIO MARITO, MAMMA!- Ed incominciai a singhiozzare, cercando di non piangere.
-Va bene, piccola mia, lo chiamo però stai tranquilla- E lo chiamò. Poi si rivolse a me ed io le chiesi, debolmente, togliendomi la mascherina:
-Mamma, dov'è?
-Marizza, rimettiti la mascherina, per favore. Pablo è in tribunale, li hanno portati in prigione... - La vedevo triste, così aprii le mie braccia e lei mi abbracciò con tutto il suo amore - Marizza, piccola mia, non sai quanto male mi fa vederti così... Sei la mia unica bambina...
-Mamma cosa dici - Dissi stringendola forte - ti prometto che quando mi rimetterò andremo insieme ad una spa e ci rilasseremo noi due insieme, parleremo dei gossip, dei miei capelli, del mio abbigliamento e di tutte le stupidaggini che vuoi tu- Lei si mise a ridere e si separò da me. Io le feci una smorfia e le segnalai col dito la mia guancia. Sorridente, si avvicinò e mi diede milioni di baci sulla guancia.
-Marizza, non hai bisogno di dirmi queste cose, per una madre fa un male tremendo vedere il proprio figlio soffrire per poi...- E scoppiò di nuovo a piangere.
-Dai mamma...- Dissi con voce rotta, tremante. Mi caddero anche a me alcune lacrime e le presi la mano...
Poco dopo qualcuno bussò alla porta. Pablo.
-Marizza! Amore!- Disse venendo verso di me, col fiatone.
-Ok, io vado, ciao- Esclamò mia madre. Pablo mi prese il viso e mi ricoprì di baci sulle guance, sulla fronte, sul mento, sulle labbra, sul collo...
-Pablo.. PABLO!
-Perdonami - Disse separandosi - Perdonami amore, perdonami - Ed incominciò a piangere. Mi prese la mano e la baciò - Mio Dio, Marizza, che paura che ho avuto... ti ho vista... ti ho vista morire, amore!- Nascose la testa nel mio collo e mi baciò e mi accarezzò, mentre piangeva.
-Lo so...- Sussurrai.
-Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, cavoli Marizza, quanto ti amo, ti giuro, giuro che ti farò felice, non voglio più vederti piangere, ti prego, ti prego, se i tuoi ultimi giorni saranno questi voglio che li passi col sorriso, amando te e chi ci starà intorno, senza paure, solo con amore... Marizza, rimettiti la mascherina- Me la rimisi.
Poco dopo entrò il dottore, con un viso scontento, dispiaciuto.
-Signori, devo darvi brutte notizie.. Quello che la signora ha avuto è stato un arresto cardiaco. Signora Bustamante, aveva dolori prima che perdesse i sensi?
-Si, il ventre, improvvisamente mi ha fatto malissimo il ventre
-I suoi nervi non hanno resistito al dolore e il cuore si è fermato. Non possiamo più continuare con la chemio, sarò sincero con voi, Signora, i linfonodi sono ricomparsi e ne sono tantissimi, è incredibile quanto è peggiorata in così poco tempo... La buona notizia, però, è che stiamo cercando una nuova cura ma, nel frattempo, dovrà fare una terapia ormonale per evitare che il cancro si diffonda, vale a dire, rallenterà la crescita dei linfonodi... Quindi, è pronta per affrontare una nuova terapia?- Non ci pensai nemmeno e risposi:
-Si, Dottore
-Signor Bustamante, ho bisogno di parlarle
-Si Dottore- E Pablo se ne andò.
In realtà non sapevo più se accettare altre cure o terapie, sapevo solo, sentivo, che, nel più profondo della mia anima, io stavo morendo... Sentivo che, presto, sarei morta tra le forti braccia di mio marito...
 
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26. TU SEI IL MIO CIELO!

Si lo so, è un pò noioso dirvi che per altri giorni sono stata in disparte con mio marito, che stavo male, non mangiavo etc. Quindi vi dirò semplicemente che, usciti dall'ospedale, Pablo smise di lavorare per stare 24 ore su 24 con me. Un pò mi ero riavvicinata a lui, morire mi aveva fatto capire che non dovevo dubitare di lui, che dovevo morire col sorriso, con il suo sorriso, e con l'amore, tutto quello che Pablo, mio marito, mi dava ogni giorno. E poi arrivò anche il mio giorno, il giorno del mio compleanno, il 4 Settembre. Quel giorno, quello del mio 24° compleanno, ricevetti il regalo più bello della mia vita da mio marito...
Ancora non lo guardavo negli occhi, ancora ero triste, tanta gente mi aveva fatto gli auguri, poi partimmo per un viaggio. Un viaggio abbastanza lungo, ma arrivammo a destinazione quando era ancora giorno. Non avevo la minima idea del perchè eravamo lì e, anche se morivo dalla voglia di chiederglielo, non gli chiesi mai perchè eravamo andati in un posto pieno di altissimi grattacieli. Ore dopo, ci ritrovammo proprio su uno di questi. Vedevo, con la coda dell'occhio, il sorriso smagliante di Pablo, sapeva che ciò che mi avrebbe regalato mi sarebbe piaciuto. Sul tetto di quest'altissimo grattacielo, potevo intravedere il cielo, un cielo che, da un'eternità, non guardavo perchè sarebbe stato come guardare gli occhi di Pablo... Perchè il quel mio ultimo periodo, il colore del mio cielo era il grigio e un azzurro avrebbe potuto farmi piangere di nostalgia, di necessità, di tristezza verso la felicità.
-Perchè siamo qua?- Lui non rispose e si mise a puntare il cielo con un dito, chiudendo un occhio.
-Mettiti come me amore- Ma io non lo feci, rimasi immobile, a guardare il pavimento. Lui si ricompose e si avvicinò a me.
-Dai amore... - Mi baciò la guancia e si mise dietro di me. Appoggiò le mani sui miei fianchi, coperti da un paio di jeans, e percorse il mio busto con le mani, accarezzandomi il ventre e lo stomaco, poi prese il mio polso destro e lo alzò al cielo. Con un movimento spontaneo, il mio dito indice indicò ciò che si trovava sopra di noi - Alza il viso - Ordinò con voce dolce al mio orecchio. Ma io non lo feci, rimasi a guardare il pavimento grigio - Chiudi gli occhi - Li chiusi e una lacrima scivolò sulla mia guancia. Avevo paura, stavolta, di vedere la felicità, il cielo, il colore della vita, quello degli occhi di Pablo. Con due dita, mi prese il mento e mi alzò la testa, appoggiandola sulla sua spalla. Incominciai a tremare, non ce la potevo fare, era più forte mi me. Pablo notò la mia paura e il suo braccio libero circondò possessivamente la mi stretta e magra cintura - Senza paure, apri un occhio solo- E lo feci, si lo feci, tremante aprii solo l'occhio destro. Un'enorme sorriso s'impossessò delle mie labbra quando guardai quel cielo così bello e azzurro, così senza nuvole, limpido, color pastello, color vita, color libertà. Le lacrime cominciarono ad uscire dai miei occhi di fronte a tale bellezza, a tale desiderio esaudito:
stavo toccando il cielo con un dito.
-Perchè?- Gli chiesi separandomi e guardandolo negli occhi, perchè ora potevo anche vedere quelli, quegli occhi nella quale mi sentivo così sicura, così al riparo, fuori dal male.
-Vedi Marizza, sei stata così tanti giorni così triste, avevi persino paura di me e poi... sei morta... Quando però ti sei risvegliata ho capito che dovevo fare qualcosa di veramente speciale per te, come tu lo avevi fatto per il mio compleanno... Tu volevi toccare il cielo con un dito... Beh, io non ti posso portare in cielo per fartelo toccare, però posso portarti nel palazzo più alto del mondo e creare una metafora, un piccolo momento di fantasia, la tua metafora e la tua fantasia...- Lo interruppi poggiando un dito su quelle labbra che, prima o poi, avrei voluto mangiarmi di baci. Non ci sono parole per esprimere il mio amore per lui... perchè è troppo, troppo enorme, infinito...
-Shh, fammi guardare il cielo...- Dissi fissandolo negli occhi.
-Ma amore, il cielo è sopra di noi...
-No, perchè con ciò che c'è sopra di noi io posso creare una metafora ma la vera fantasia, il vero amore che provo per la vita è il cielo che hai tu... i tuoi occhi, perchè sono quelli ad essere il mio cielo... TU SEI IL MIO CIELO!- Lui si commosse, aveva gli occhi lucidi e ancora più lucidi diventarono quando fece quel sorriso che riserva solo ed esclusivamente a me. Poi mi misi in punta di piedi, appoggiando le mani sulle sue spalle, mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai:
-Ti Amo...- Lui mi prese e mi fece girare in aria. Era così tanto felice...
-Anche io ti amo Marizza, sono così felice che... che... non so cosa dire...
-Io qualcosa da farti dire ce l'avrei
-Ah, si?- Annuii. Gli abbracciai il collo, mi avvicinai al suo viso e accarezzai le sue labbra con le mie. Lui si fece avanti per potermi baciare ma, allora, io mi tirai indietro. Portai le mani ai suoi capelli ed incominciai ad accarezzarli, a passare le dita tra le sue ciocche bionde, come solo a lui piace. Accarezzai con le labbra anche il lungo cammino del suo collo fino ad arrivare all'orecchio.
-Mi sei mancato... - Gli sussurrai e gli morsi il lobulo - Ho bisogno di baciarti, Amore Mio...- Ritornai alla sua bocca e lo baciai con tutte le mie forze, tutta la mia passione, il mio amore... Avvicinavo sempre di più il viso al suo, avevo bisogno di sentirlo come non avevo fatto da tanto tempo. Incominciai a sentirmi male fisicamente, già da prima lo stavo, mi facevano male le gambe e la schiena, ero debole e mi sentivo fragile, ma a me non importava, m'importava solo della mia felicità con Pablo. Perchè grazie a lui ritornai a vivere, grazie a lui sono sempre ritornata a vivere... Perchè io lo amo e so che lui ama me... in fondo è solo questo che conta.
 
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jenette mccurdy love!
view post Posted on 14/11/2014, 20:26




ciao beaaaaa,come và?a me stanno scendendo lacrime al più non posso :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: stò letteralmente piangendo,complimenti davvero perchè la tua fan fiction è al dir poco MERAVIGLIOSA,ed è pure poco ;) .davvero mi dispiace tnto che una fan fiction stupenda come la tua abbia così pochi commenti,te ne meriteresti molti di più per il lavoro che fai e la fantasia che hai ^_^ .detto questo ti dico solo che non vedo l'ora che posti un altro capitolo,BACIONIIIII!
p.s.se nn ti dispiace puoi commentare le mie ff?mi farebbe molto piacere se lo facessi!
 
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view post Posted on 15/11/2014, 21:10
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CITAZIONE (jenette mccurdy love! @ 14/11/2014, 20:26) 
ciao beaaaaa,come và?a me stanno scendendo lacrime al più non posso :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: stò letteralmente piangendo,complimenti davvero perchè la tua fan fiction è al dir poco MERAVIGLIOSA,ed è pure poco ;) .davvero mi dispiace tnto che una fan fiction stupenda come la tua abbia così pochi commenti,te ne meriteresti molti di più per il lavoro che fai e la fantasia che hai ^_^ .detto questo ti dico solo che non vedo l'ora che posti un altro capitolo,BACIONIIIII!
p.s.se nn ti dispiace puoi commentare le mie ff?mi farebbe molto piacere se lo facessi!

Grazie mille! Mi fa piacere che ti piaccia la mia storia, pensa che ci è voluto un anno e mezzo di progettazione! Comunque le tue ff le andrò a leggere appena posso, ma sono sicura che saranno bellissime! :-D
 
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view post Posted on 15/11/2014, 21:33
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27. GLI HO PARLATO DA MORTA

Dopo varie settimane, continuai con la terapia ormonale, che aveva gli stessi effetti collaterali della chemio solo che questa non curava il cancro ma ne rallentava la crescita. Quando ebbi un altro attacco cardiaco, i dottori diedero a Pablo una specie di siringa che, se pugnalata al petto, mandava delle scosse elettriche al cuore per farlo ripartire. Non provammo mai a farlo, però un giorno....
Ero ritornata a sorridere e volevo festeggiare con tutti i ragazzi. E poi, avrei dovuto chieder loro scusa per il mio comportamento degli ultimi tempi, la sfiducia che io avevo avuto in loro.
-Marcos! Tomas!- Dissi accogliendoli con un sorriso. Mi separai da Pablo, che era accanto a me per sostenermi, e abbracciai Marcos, per poi passare a Tomas.
-Eccola la nostra regina!- Disse quest'ultimo. Abbracciai anche le ragazze, poi vidi Manuel: era immobile, più lontano da noi, lo sguardo triste era fisso al pavimento. Corsi da lui ma, quando fui quasi arrivata, le gambe mi cedettero. Per fortuna, Manuel riuscì a prendermi prima che cadessi.
-M-Marizza, è tutto a posto?- Annuii. Gli altri non dissero nulla, sapevo che loro volevano lasciarci in pace perchè, quel momento di tensione, lo avremmo dovuto risolvere io e lui da soli. Avrei dovuto parlare con lui perchè era ferito... e il mio cuore sapeva il perchè. Dopo pranzo, dissi a Pablo:
-Amore, io e Manuel andiamo a fare un giro fuori. Gli devo parlare...
-Io non voglio parlare con te- Quelle parole mi fecero male al cuore, mi rattristii e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Pablo mi abbracciò all'istante ed io incominciai a piangere nella sua camicia.
-Manuel, ma non vedi come sta? Non so di cosa ti debba parlare ma non provare più a parlare in questo modo a mia moglie!
-Basta Pablo - Dissi singhiozzando. Mi separai e mi girai verso Manuel - Io non voglio che nessuno di voi provi compassione di me però io sto morendo e se vi chiedo di parlarvi è perchè mai più lo potrò fare! - Dissi asciugandomi le lacrime che bagnavano le mie guance. Furiosa, andai verso di lui, lo presi per la maglia e lo portai fuori da casa - Cavoli, quanto non sopporto quando fai così!- Ed incominciai a dargli pugni al petto.
-Marizza calmati...
-No non mi calmo, non m'importa se avrò un'altro arresto, io voglio solo parlare con te! Ne ho bisogno, io.. t-ti devo.. chiedere.. s-scusa.. - Dissi fermando i miei pugni. Persi le energie e mi lasciai cadere a terra. Mi afferrai al suo colletto per non cadere - A-iutami, t-i prego...- E, non so come, finii in groppa a lui. Incominciò a camminare per strada, mentre io cercavo di riprendermi.
-Non ti starai mica addormentando
-No.. Guarda che sono sempre arrabbiata con te...
-Lo sappiamo tutti e due che non è vero... Non preoccuparti, la tua reazione in questi giorni è stata normale, ciò che mi ha fatto arrabbiare è che non ti fidavi di me, che avevi paura di me
-Ma non solo di te, avevo paura anche di mio marito
-E' solo che... ti avevo promesso che non li avresti più rivisti... e invece...
-Tu non potevi sapere, fratellone... Quel che è successo è successo e ora che l'ho superato non ci voglio più pensare... E mi spiace aver dubitato di te... Perdonami...
-Piccola mia, lo sai che io ti perdonerò sempre, però non so se tu potrai mai perdonare me...
-Manu, tu sei la persona che amo di più al mondo, dopo Pablo ovvio, come non potrei mai perdonarti!? - Lo abbracciai da dietro e lui mi diede un bacio sulla testa - Quando ti deciderai di sposare Mia?
-Io lo farei anche in questo momento, solo che... lei ci teneva tanto al fatto che tu fossi la damigella...
-Manu, così mi fate sentire come se io fossi il problema...
-No, no piccola, è solo che vogliamo vivere una cosa alla volta e ora vogliamo proteggerti, tu per noi vieni prima di tutto il resto
-Ok, però io voglio darvi la mia benedizione e lo voglio fare stasera- Ritornammo a casa, ridevamo e scherzavamo poi, a cena, mi alzai e dissi:
-Mia, Manuel voglio dirvi una cosa. Siete due delle persone alla quale tengo di più in tutto il mondo, siete miei fratelli e io vi adoro. So che desiderate sposarvi e che non lo fate perchè vi farebbe troppo male non avermi con voi in quel vostro giorno tanto importante - Guardai Pablo e, insieme, sorridemmo - Vorrei, però, darvi la mia benedizione, voglio che voi sappiate che quando vi sposerete io sarò lì a guardarvi anche se voi non mi vedrete, perchè questa la devo vedere... Manuel, buona fortuna!- E tutti si misero a ridere mentre Mia piangeva come un'isterica e Manuel la consolava. Quando finimmo di mangiare, portai in cucina i piatti insieme a Lujan e Pilar.
-Stai qui e non ti muovere- Disse Lujan come una madre alla propria figlia, lasciandomi seduta su una sedia. E le aspettai, poi, però, un dolore improvviso al cuore mi colpì e svenni. E, di nuovo, mi stavo vedendo giacere a terra. Corsi, allarmata dai ragazzi.
-Ragazzi, ragazzi! - Ma loro non mi sentivano - Scusate, c'è il mio corpo a terra, potete venire prima che sia troppo tardi! - Ma nulla. Mi avvicinai a Pablo, misi una mano sul suo cuore e una sul mio - Pablo, amore, ascoltami ti prego, aiutami... - La sua espressione si fece strana - aiutami...
-Dov'è Marizza?- Chiese allarmato. Mi aveva ascoltata.
-E' in cucina, perchè..?- Chiese Pilar mentre prendeva il resto della roba. Pablo corse su per le scale seguito dagli altri e da me.
-Marizza - Mi chiamò inginocchiandosi - Mia, non sarà...
-No, non ha perso liquidi, non è morta - Disse, anche lei inginocchiandosi accanto al mio corpo - Dammi la siringa. Pablo la prese in una busta in sala e la diede a Mia - Ascoltami Pablo, questa cosa la deve fare un uomo, io non ho molte forze, è meglio che la faccia tu...
-E cosa devo fare!?- Esclamò. Mia mi tolse la maglia che indossavo, lasciandomi in reggiseno, e indicò dov'era situato il cuore.
-Qui Pablo, un colpo secco, profondo e forte. Devi colpirla al petto
-Io non farò una cosa simile a mia moglie
-Allora vieni tu Manuel
-No, no - Disse alla fine - Lo faccio io- Gli costò un pò, non voleva farmi del male, ma era quello che avrebbe dovuto fare se non mi voleva morta. Mi diede un colpo secco, profondo, che fece male al suo stesso cuore. Mia gli spiegò il procedimento che avrebbe dovuto fare e lui lo fece. La mia schiena si inarcò e piccole e forti scosse colpirono il mio cuore. Alle prime tre non ci fu rimedio poi, alla quinta, mi svegliai di colpo e feci un respiro profondo. Gridai di dolore quando fece uscire dal mio corpo l'ago.
-Cavoli Pablo, non provare mai più a pugnalarmi in quel modo!- Dissi ridendo toccandomi il petto.
-Cosa? Lo hai visto?- Chiese Tomas.
-Certo che l'ho visto, ho anche visto quando Pablo si è rifiutato di farlo e, quando Mia ha chiamato Manuel, ha cambiato idea
-Amore mio, eri qua con noi!
-Più precisamente, ero seduta sulla sedia dalla quale sono caduta, ci mancavano solo i pop corn!- Tutti si misero a ridere mentre Pablo, felice, piangeva. Cavoli però, mi faceva proprio male il petto... Meglio non farsi prendere a pugni da mio marito! La serata finì di ben in meglio e, la notte, come prima, io e Pablo dormimmo abbracciati l'uno all'altro.
 
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37 replies since 18/10/2014, 14:47   976 views
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