| 28. MI MANCA TROPPO POCO...
Mi svegliai e trovai gli occhi di mio marito guardarmi. -Che c'è?- Gli chiesi. -Nulla, mi piace guardarti dormire- Disse con un sorriso. Io presi uno dei cuscini che avevamo sul nostro enorme letto e me lo stampai in viso. Poi me lo tolsi e lo lanciai da qualche parte, sul letto. Feci un sospiro. -Sono stanca... -Come sei stanca? E' mezzo giorno! -E' che...- Ma non riuscii a finire la frase perchè ripresi a dormire. Dormii tutto il tempo, non pranzai, non mi alzavo dal letto neanche per andare in bagno, prendere le medicine o un bicchiere d'acqua. Ero troppo stanca, priva di forze. Poi, al pomeriggio, improvvisamente, ebbi un arresto. Pablo se ne accorse subito, mentre mi accarezzava i capelli, sdraiato accanto a me, si accorse che non respiravo più. Decisa di portarmi all'ospedale, oltre all'arresto, gli sembrava strano che io fossi così tanto stanca. Il dottore lo chiamò per parlargli e, quando rientrò nella mia stanza d'ospedale, aveva gli occhi pieni d'acqua. -Vieni qua - Gli dissi a braccia aperte. Lo abbracciai e lui si strinse a me con tutte le sue forze, mentre incominciava a piangere, tanto forte come farebbe un neonato - Dai amore, non piangere... Su, che quando andiamo a casa preparo uno di quei dolci che a te piacciono tanto, fatto con le mie piccole manine- Lo sentii fare un piccolo sorriso sul mio collo, poi incominciò a baciarmi su tutto il viso. Poi si separò e mi guardò negli occhi, uno sguardo profondo che mi fece avere il nodo alla gola, e disse: -Ti amo... tanto, tanto... -Anche io, amore mio... tanto, tanto...- E ci baciammo dolcemente, lentamente, mentre cadevano lacrime sui nostri visi, lacrime che si mescolavano sulle nostre pelli unite. -Sono t-tanto stanca... -Dormi amore, stai tranquilla e riposati, io sono qua accanto a te- Chiusi gli occhi e dormii. Mi dispiaceva veder Pablo soffrire in quel modo, tutt'ora mi fa male, sicuramente non sapeva come fare a dirmi ciò che gli aveva confermato il dottore, ma io lo sapevo già, conoscevo la mia sorte. Perchè il ventre mi faceva ancora troppo male ma io non lo dicevo, era inutile, cosa avrebbero dovuto fare di più? Mi svegliai, ma avrei voluto dormire ancora e ancora, era come se non avessi dormito per giorni e giorni. Pablo era ancora accanto a me, che piangeva. Io gli baciai la mano e gli dissi: -Amore, perchè non vai a riposare anche tu? -No, voglio stare qua con te -Ma può venire uno dei ragazzi... Non voglio vederti così...- E rimanemmo in silenzio. Poi lui disse: -Vado a prendere un caffè -Ok- Risposi io e, quando se ne andò, ne approfittai per chiamare al telefono Manuel. Gli dissi che ero in ospedale e che avevo bisogno urgentemente di lui. Avrebbe dovuto portare dei fogli e una biro, avrebbe dovuto convincere Pablo ad andare a casa a riposarsi. Entrò nella stanza con Tomas e Pablo mi chiese: -Cosa ci fanno loro qua?- E, prima che gli potessi rispondere, Tomas si portò via Pablo per farmi rimanere da sola con Manuel. -L'ho portato per far andare vie quella testa dura di tuo marito... Allora, come mai mi hai chiamato? E perchè ho dovuto portare queste cose? -Vedi Manu, mi manca poco tempo, troppo poco... Vorrei che tu scriva una lettera che dovrai dare a Pablo solo dopo che io me ne sarò andata...- Abbassai lo sguardo e, lui, con voce rotta accettò. -Che devo scrivere? -Ti detto io... Allora... scrivi: Caro Pablo, Caro amore mio...- E scrivemmo quella romantica e lunga lettera alla quale lui stesso si mise a piangere. Presto tutti vennero informati del mio stato che mi mancavano solo pochi giorni... La terapia non riusciva a funzionare e non mi potevano rioperare perchè sarei potuta morire durante l'operazione. Mia madre, Franco e Mora mi vennero a trovare e stettero molto tempo con me, cercando di non piangere per non far rattristire anche me. Io, però, ero sempre così stanca e non facevo altro che dormire... Pablo mi riportò a casa due giorni dopo perchè avevano dovuto nutrirmi con le flebo, siccome io ero troppo debole per farlo da sola. E poi, in ospedale c'è bisogno che le stanze siano vuote per gli eventuali ammalati che hanno bisogno di essere curati... Magari una nella mia stessa situazione, che però, magari, riuscirà a salvarsi...
29. LA MIA ULTIMA VOLTA... (+18)
Ero sul letto, stanca e Pablo ero in bagno. Respiravo a fatica poi, mi venne d'istinto, come se sapessi che stava succedendo, chiamai: -P-Pablo, PABLO!- Mi batteva forte il cuore, come se avessi paura di qualcosa. Lui uscì subito dal bagno e disse: -Amore, cosa c'è? Stai male? -Vi-ieni...- Dissi con voce debole. Lui venne e si sedette accanto a me. Lo presi per il colletto e lo baciai, lo baciai profondamente, appassionatamente, avevo bisogno che lui capisse cosa stava accadendo. Incominciai a sbottonare la sua camicia, ma lui mi fermò: -No Marizza -Ma, ma me lo avevi promesso...- Dissi con le lacrime agli occhi. E, a quel punto, anche lui iniziò a piangere perchè aveva capito cosa stava accadendo. -Lo so, te lo avevo promesso, ma non posso, io non ti voglio fare del male... -Ti prego, Pablo, amore, guardami negli occhi - E lui mi guardò - T-ti prego...- Lo avvicinai al mio viso e, di nuovo, lo baciai. E, dopo un pò, lui aveva deciso che sì, lo avrebbe fatto. Incominciò a baciare il mio collo, il mio punto più sensibile, la fronte, le guance, raccogliendo ogni mia ardente lacrima con la lingua. Lui incominciò a spogliare me ed io, come potei, incominciai a spogliare lui. Mi baciava per tutto il corpo, i miei seni, il mio ventre, le mie braccia, le mie gambe, riempiva di attenzioni un corpo che stava per scomparire per sempre. Mi aprì le gambe e si mise tra di esse. -Fermami quando vuoi...- Disse. Sapevo che mi avrebbe fatto male, troppo male, però io volevo farlo, avevo bisogno di essere felice per un'ultima volta. Sapevo che mi avrebbe protetta e io adoravo questo, adoravo questa sua paura, il fatto che avrebbe potuto rompermi con la sua stessa forza, perchè significava che mi amava veramente troppo. Si chinò su di me, passò le braccia sotto la mia schiena per abbracciarmi e, lentamente, mi penetrò. Lo strinsi dal dolore, provavo a rilassarmi, magari avrebbe alleviato il dolore, ma non funzionava, anche se stava fermo dentro me, faceva troppo male. -M-muoviti, p-iano...- Dissi, con fatica. Lui maledisse per il dolore che mi provocava e incominciò a muoversi lentamente, soavemente, mentre mi baciava, mi abbracciava e mi proteggeva. Io, dopo un pò, non lo sopportai più ed incominciai a gridare dal dolore. Lui continuava a dirmi che si doveva fermare, ma io non lo ascoltai fino a quando glielo dissi io: -F-ermati... FERMATI!- Lui uscì da dentro me mentre gemevo dolore. Avevo il fiatone, piangevo a sorridevo perchè quelle erano lacrime, è vero ma, oltre di dolore, erano anche di gioia e felicità. -Perdonami...- Disse ed io lo baciai. Adoravo quando mi chiedeva perdono, era così carino e dolce quando si pentiva però di ciò che aveva appena fatto non avrebbe dovuto pentirsene mai e glielo dissi quando mi separai. Lui mi fece un sorriso... Mescolato alle sue lacrime che erano grigie, cupe, perchè lui non accettava nulla di ciò che sarebbe avvenuto, i suoi occhi di un azzurro spento... quell'azzurro che avrei voluto riaccendere... Ancora chino su di me, passai le mani per i suoi capelli e gli dissi: -Ascolta, dal primo giorno che ti vidi capii che avremmo passato la vita insieme, nonostante la tua superbia arroganza, sapevo che una parte di te mi amava, sapevo che ci saremo sposati e così è stato perchè, dal nostro primo bacio, tu hai rubato il mio cuore, ed io il tuo, e, nonostante tutte le bugie e i tradimenti, ti ho sempre perdonato e ogni anno di vita che mi hai regalato l'ho vissuto come una rinascita... Poi, quando scoprii che sarei morta, la mia vita si fermò e persi tutto ciò che mi avevi dato, tranne l'amore perchè, il nostro amore, lo sconfiggerà soltanto la morte... E ora siamo qua, con un anello al dito, i cuori distrutti e le lacrime agli occhi, io cercando di superare il dolore fisico e tu quello psicologico - Mi fermai un attimo per riprendere fiato ed asciugare le lacrime che continuavano a bagnare il suo viso - Perdonami, perdonami per non averti detto la verità quando avrei dovuto, per essere scappata, ma non volevo che tu soffrissi insieme a me, perdonami per gli anni e tutta la felicità e l'amore che non ti ho potuto mai ricambiare.. e ora ti chiedo, non piangere, amore mio, perchè sennò farai piangere anche me, e io ti voglio veder sorridere, fammi vedere il tuo sorriso...- E lui mi sorrise e mi ringraziò per le parole che gli avevo detto. Mai ero stata una romanticona ma, questo, era un momento diverso, avevo bisogno di dirgli ciò che non gli avevo mai detto prima. Rimanemmo in silenzio, pensierosi, tristi e felici, mentre lui accarezzava i miei capelli ed io i suoi. Poi mi misi a ridere. -Perchè ridi?- Chiese Pablo, guardandomi strana. -No, nulla, è solo che mi sembra strano stare abbracciata a te in questo modo... Sai, una notte ho fatto un sogno e, in quel sogno c'eri tu e c'ero io e, tu, mi dicesti "Ti Amo"- Lui ci provò, lo vidi nel suo sguardo, nei suoi denti che si stringevano, ma non ce la fece e pianse. Io lo avvicinai a me e lo abbracciai, lo baciai, però ero sempre più debole e anche solo muovere le labbra contro le sue era uno sforzo. -Sono tanto debole e stanca, ho le vertigini, sono triste e arrabbiata, ma anche felice... Ho tanta paura Pablo... Ho paura di chiudere gli occhi... -Io sono qua con te amore, non aver paura, ti guarderò dormire per l'eternità come ti guardavo dormire quando lo facevi di notte e di giorno... Facciamo una cosa, chiudi gli occhi e apri la tua immaginazione, dimmi tutto ciò di bello che riesci a vedere, con me e senza di me- Avevo paura, ma lo feci comunque perchè sapevo di essere al sicuro tra le braccia di mio marito. Le sue labbra si posarono sulle mie, feci un sospiro ed incominciai: -Immagino che....
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