SI AVVERTONO I GENTILI LETTORI CHE IL CONTENUTO PRESENTE A PARTIRE DA QUESTO CAPITOLO SARA' ALTAMENTE VIOLENTO ED E' CONSIGLIABILE NON LEGGERE PARTI INDESIDERATE. GRAZIE E BUONA LETTURA....24/09/2014
Sì, ora ne ho il coraggio, so di potercela fare, finalmente, a svelare il mio più grande segreto.
Di mattina vado a scuola con il sorriso più dolce che sia mai apparso sul mio viso. Entro nell'aula 38 e mi guardo intorno. Sono sola e nell'aula di Discipline Pittoriche (Disegno dal vero). Scelgo uno dei tanti oggetti posati sulle mensole e mi siedo ad un banco abbastanza vicino. Intanto arrivano altri ragazzi. Io incomincio a tirare fuori le matite morbide, le biro e i pastelli. La gomma no! E' assolutamente vietata il questa materia. Una ragazza dai capelli rosso tinto mi si avvicina.
-Posso sedermi?- I suoi occhi trasparenti come l'acqua s'incontrano con i miei.
-Certo- E si siede nel banco alla destra del mio. Posa lo zaino e si toglie la giacca di jeans.
-Tu sei Camila, giusto?
-Si, e tu...
-Jazmin. E' da più di una settimana che ci vediamo e ancora non sai il mio nome?- La ragazza è un pò intimante, sembra una di quelle malvagie. Il rosso dei suoi capelli sta a meraviglia con la sua pelle bianca e i suoi occhi. I capelli in realtà ce li ha biondi, se li è tinti prima dell'inizio della scuola, mi han detto.
-Scusami, è che non ho una memoria molto buona... ricordo a stento quello che mi è successo l'anno scorso...- Va diretta da un suo amico appena entra in classe. Ritorno a sedermi e apro gli astucci in attesa dell'arrivo della professoressa.
-Buondì Cami - Alzo lo sguardo ed esso si scontra con Mister Occhi di Ghiaccio. Mi rialzo in piedi - e non so neanche il perchè - e inciampo sulla gamba dello sgabello mentre cerco di uscire dal banco. Cado in avanti ma lui è tanto vicino a me da prendermi subito. Spalanco gli occhi ed incomincio ad arrossire aggrappata alle sue spalle, con il viso davanti a una di esse. Sento la sua colonia e quasi svengo. Avvicina la bocca al mio orecchio - Stai bene?- Sussurra.
Mi separo immediatamente da lui.
-Oh Dio, p-perdonami, scusami non volevo...
-Sta tranquilla- Dice soavemente. E mi sorride. E io mi sciolgo all'istante. Come fa ad essere così sexy? E ha la mia stessa età!
-Buongiorno anche a te... e scusami ancora- Sento che l'imbarazzo sta svanendo.
-Posso avere l'onore di sedermi qui?- Chiede puntando col dito il banco alla sinistra del mio. Annuisco e me ne vado all'istante per evitare di fare altre brutte figure. Passeggio per l'aula cercando di calmare il battito del mio cuore. Poi vedo Luisana venire da me.
-Cavoli Cami, ti direi... Wow! Si vede lontano un miglio che Benjamin ti vuole. Ed è un ragazzo carino. Secondo me vi dovreste mettere insieme
-L'ho visto Lu, è tremendamente bello però quando è accanto a me ho sempre paura di fare qualcosa di sbagliato. Insomma, lui è un ragazzo colto, hai visto come parla, come si veste?
-Sì, si vede che viene da un reame!- Dice ridendo. L'abbraccio e la stringo forte a me. Lei ha un anno in meno di me. La adoro troppo. Arriva la prof in classe e ci apre la cassettiera. Io e altri due ragazzi andiamo e apriamo il cassetto della nostra classe per prendere le cartelline e distribuirle. Finalmente mi siedo al mio banco e posso disegnare il vaso viola-azzurro con accanto tre cubi rossi messi a piramide. Prendo una matita morbida ed incomincio a fare la mia struttura. Jazmin chiacchera con il suo amico seduto accanto a lei. Si chiama Felipe. Si conoscono da poco, ma sono inseparabili. E insieme formano una coppia di pazzi.
-E' bellissimo, però credo che qui il vaso lo hai fatto poco panciuto. Posso?- Dice Benjamin puntando il disegno con la sua matita.
-Eh... certo- E incomincia ad esprimere le sue abilità sul mio foglio. E' tanto vicino a me e sento che si avvicina sempre di più. Il cuore mi batte intensamente e i sentimenti vanno in frantumi. Mi tocca la gamba con la sua e io la separo d'istinto. Lui mi guarda e sorride. Mi vien voglia di piangere. Mi giro e cerco la professoressa con lo sguardo.
-Prof, posso andare un attimo in bagno? Per favore, la prego...
-Se proprio devi...- Dice senza alzare lo sguardo da un disegno che sta correggendo.
-Sì devo. Grazie- Esco dalla classe in fretta e vado al bagno che è giusto di fronte. Corro al lavandino, mi bagno le mani con acqua fredda e le passo sul mio viso bollente di febbre da tumore ed imbarazzo. Non so se ce la potrò fare... Ma perchè non si riesce mai a stare in una scuola con un pò di tranquillità.
Passano le ore e arriviamo alla quarta. Andiamo nell'aula 10 per la lezione di Disegno Geometrico. Il professore entra con aria da vip, come tutti i giorni. Lo odio a morte. Per fortuna Benjamin non è vicino a me in queste due ore. Ma alla fine di quest'ora il professore chiede a me e, rullo di tamburi, a BENJAMIN di andare a prendere degli strumenti in un'aula del piano terra. Il prof mi consegna una chiave e io e Benjamin andiamo. Facciamo il percorso più lungo scendendo per le Scale Antiche fino ad arrivare al piano di sotto.
-Vieni- Mi dice e mi prende per mano portandomi in un angolo acconto alle scale. Sono di schiena al muro e lui è di fronte a me.
-Cosa?- Appoggia una mano alla parete accanto alla mia testa e io suoi occhi si fanno intensi. Il suo sorriso malizioso mi intima un pò. Passa le dita lungo la mia mandibola fino ad arrivare alla nuca. Le fa scendere lungo il collo e io faccio un piccolo gemito. La respirazione si accelera. Passa un dito dalla mia spalla alla mia mano, poi percorre la curva del mio fianco con la mano fino a posarla nella zona lombare della mia schiena. Mi accarezza la schiena e io la inarco un pò per le mille sensazioni che in questo momento provo. Mi sento arrossire ancora una volta e gemo ancora quando avvicina le labbra al mio collo e mi accarezza col suo alito. Il suo tocco continua soavemente a sfiorarmi la pelle.
-Allora lo provi anche tu...
-Cosa?- Dico con un sussurro.
-Lo stesso che io provo per te
-Benjamin, per favore...
-Shhh...- "Che svergognati che siamo!!", penso.
-Benjamin, dobbiamo andare, ci vedranno...- Si separa da me e mi guarda negli occhi.
-Perchè tremi, Cami? Non devi aver paura- Io? Stavo tremando? Forse sì. Mi ricorda la situazione vissuta con Ivan, questa.
-Io...- Mi prende una mano e la porta al suo petto. Sento il suoi pettorali caldi e scolpiti sul palmo della mia mano.
-Lo senti? - Dice sostenendo la mia mano sul suo cuore - Senti quando batte forte e veloce? E sai per chi lo fa? Per te. Solo per te
-Benjamin...- E' troppo, non posso sopportarlo.
-Abbracciami. Toccami - Dice. Accedo senza neanche pensarci. Lentamente passo le braccia lungo le sue spalle e lui lungo i miei fianchi. E ci fondiamo. E' confortante. E' la sensazione più bella del mondo. E' puro relax. Mi sento al sicuro. E allo stesso tempo in pericolo. Poso le mani sul suo petto e lo separo un pò da me per infilare le mani nella sua giacca nera aperta e toccargli la schiena. E' muscoloso. Molto. E caldo. Geme di soddisfazione. Sembriamo due ragazzini inesperti. Bene, qui l'inesperta sono io. Se mi dice di essere vergine non ci crederò neanche morta - Sogno di farlo da quando ti ho vista, Cami. Sogno di toccarti dal primo momento che i nostri sguardi si sono incrociati...
"ANCHE IOOOOO!!!", grido dentro me. Ad un tratto suona la campana e faccio uno scatto per lo spavento. I ragazzi incominciano a camminare per i corridoi, scendere e salire le scale senza prestarci attenzione. Cerco di separarmi ma lui mi stringe di più per non farmi scappare.
-Benjamin, dobbiamo andare
-Sto meglio così
-Eccoli, sono lì- Sento dire.
-Ehi piccioncini!- Dice un altro.
-Vai Cami!- Dice una ragazza.
-Finalmente vi siete fatti avanti!- Sono migliaia di voci puntate su di noi. Il mio imbarazzo compare un'altra volta ed incomincio ad arrossire.
-Me lo togliete di dosso?- Dico ridendo. Vedo un ragazzo venire da noi ma Diego lo ferma:
-Non ci pensare neanche Child. Se togli a Benjamin ciò che è suo diventa un animale
-Dai Benja... Per favore...- E, dopo un pò si stacca da me. Mi sistema la maglietta rosa, un pò troppo alzata in vita, e io gli liscio la maglia bianca e la giacca nera. Lui si gira e posso vedere la panoramica di Jazmin, Felipe, Child, Diego, Luisana e Florencia fissarci. Arrossisco più di prima quando Diego si avvicina a Benjamin e gli dice:
-Hai avuto abbastanza? Il professore si è infuriato. E vedo che non siete andati a prendere gli strumenti che vi ha chiesto. Camila, lo hai fatto andare in un punto di non ritorno- Dice rivolgendosi a me con l'ultima frase. Benjamin sorride, mi da un bacio sulla guancia e se ne va con i ragazzi. Io sono ancora ipnotizzata.
-Cazzo Cami, ci stavate un casino!- Dice Jaz.
-Secondo me aveva fatto l'alza bandiera. Cosa hai fatto Camila? Te lo sei scopata qui?- Dice Felipe gesticolando mentre Flor ride come una matta. Luisana viene da me e mette un braccio sulle mie spalle mentre morde la sua barretta al cioccolato e cocco. Me ne da un pezzo. E' la mia preferita. Mi riprendo subito con quel pezzo di cioccolata.
-Credo di aver bisogno di sedermi- Dico, e me ne vado con Luisana.
Arrivo a casa troppo felice e mia madre se ne accorge.
Passo il pomeriggio tra Chimica, Matematica e Inglese.
E alle 19:56 il mio uomo mi viene a prendere.
Il silenzio m'inquieta, ma io sorrido.
-Cos'è quel sorriso Cami? Da quando è incominciata la scuola ti vedo molto allegra
-Eh già
Incomincio a camminare per tutta la casa come una pazza ripensando a ciò successo oggi.
-Cosa vuoi mangiare oggi?- Mi chiede dalla cucina. Continuo a camminare e il mio sguardo incrocia l'orologio.
Le 20:37.
L'ora prescelta.
L'ora in cui incomincia il mio Inferno.
Ritorna a chiedermi cosa voglio per cena.
-Non lo so!- Gli rispondo frenetica camminando verso la mia stanza. D'un tratto sento passi pesanti e veloci venire verso di me. Mi chiedo cosa stia passando e la paura incomincia a salire. In questi ultimi tempi il mio uomo sembra molto più frustrato di prima. Circa da quando ho incominciato la scuola.
Quando entro in camera mia, mi prende per il braccio e mi gira di scatto. Mentre lo fece mi disse una frase sul fatto di chi ha torto e chi no. Non me la ricordo questa frase. Ero troppo concentrata su quello che sarebbe venuto dopo.
Perchè dopo che disse quella frase, guardai i suoi occhi.
Quello che vidi nei suoi occhi... fu orribile. Fu vedere l'inferno, sopportare un peso sulle spalle. Fu sentire tutto il corpo in fiamme, il cuore esplodere.
Perchè ora mai i suoi occhi non erano più dolci e soavi come quelli di una volta.
No.
Tuoi occhi erano freddi, cupi e spalancati. Erano terrificanti, verdi strani. Un verde mai visto nella mia vita, un verde scuro che non riconobbi in lui. Lo fissai col nodo in gola, fissai quegli occhi che mi stavano accoltellando viva. Vedevo le vene rosse, le pupille nere di tenebre e dilatarsi come nuvole in tempesta. Il verde non era più come il mio. Era falso. A quel punto avrei preferito essere cieca.
Non ci furono parole, bastò quel semplice sguardo.
Uno sguardo che cambiò tutto.
Una vita.
Un mondo.
Mi vidi dentro i suoi occhi. Un'anima in pericolo.
E così fu.
Quella notte tutti dormirono nel quartiere.
Io gridai.
Di dolore.
Un intenso dolore.
E' lui a rompere il contatto e ad andarsene. Io rimango pietrificata ancora per un pò, fino a quando non prendo coscienza e m'incammino verso il bagno. Entro e mi chiudo dentro. Incomincio a piangere mentre il mio corpo cade a terra contro il muro. E' stato orribile. La cosa più spaventosa al mondo, quella di guardare dentro quegli occhi furiosi. Presto sentii di nuovo quei passi pesanti e violenti pugni si scatenarono dall'altra parte della porta.
-Apri la porta Camila!- Gridò privando ad aprirla.
-No!
-Apri la porta! Esci da lì o ti ammazzo!
"Cosa?", pensai. Come poteva un amore andarsene così in fretta?
-Non aprirò fino a quando non ti sarai calmato!- Gli grido mentre mi rialzo.
-Esci da lì, mi sto arrabbiando di brutto!
E poi dissi questa frase, una frase che mi venne spontanea e che ancora oggi ricordo:
-
Che senso ha arrabbiarsi quando spezzi un cuore?Ancora oggi non so spiegare cosa significhi questa frase detta in un momento di panico.
Mi costa molto raccontarvi tutto ciò... Avrei preferito che tutto ciò non accadesse mai...
Dissi quella frase ad alta voce, ma non gridando. Non so se l'abbia mai sentita.
D'un tratto la porta viene spalancata da un calcio e lui si accalca su di me. Mi da uno schiaffo, poi un altro e un altro ancora.
Ora so che i ceffoni dati con il dorso della mano fanno più male che quelli dati con il palmo.
Ceco di scappare mentre grido ma lui mi prende per i capelli e incomincia a darmi testate al muro. Mi sbatte a terra e il mio braccio viene graffiato da qualcosa. Cerco di rialzarmi mentre piango ma non ne ho l'occasione. Mi prende per la caviglia e mi trascina fuori dal bagno mentre io grido e mi aggrappo al pavimento con le unghie. Sento qualcuna di queste spezzarsi.
-LASCIAMI!- Grido torcendomi, e la sua presa si fa più stretta. Mi porta in sala da pranzo.
-Inginocchiati- Mi ordina tirandomi per i capelli, mettendomi davanti alla gamba del tavolo. Tira fuori delle manette da non so quale luogo e mi ammanetta i polsi. Ho la gamba del tavolo di fronte agli occhi e tra le braccia e sono inginocchiata.
-Cosa vuoi farmi?- Chiedo allarmata. Mi da un pugno e la testa va a sbattere sul ferro che ho tra le braccia.
-ZITTA! MI HAI STUFATO CAMILA, NON SOPPORTO PIU' VEDERTI COSI'!
"Ma così come?", mi sono sempre chiesta. Ho sempre cercato di essere la donna perfetta per lui, per non tradirlo mai. Cosa avevo fatto di sbagliato in quel momento?
Sento che mi strappa la maglia nella schiena e sento anche il reggiseno slacciato.
-Non ti girare- Mi ordina.
Ed eccole:
una, due, tre, quattro, cinque, sei... e si continua così per l'eternità.
E io grido per un dolore atroce mai sentito prima.
Dieci, undici, dodici, tredici... E sento che la mente sta cedendo.
A ogni frustata grido e mi chiedo quando finiranno.
-RICORDERAI PER SEMPRE QUESTO GIORNO, CAMILA BORDONABA!
Sedici, diciassette, diciotto... sento che sto perdendo coscienza.
E la perdo.
Alla
VENTIQUATTRESIMA frustata.
La più atroce di tutte le altre.
Mi accalco in avanti e chiudo gli occhi. Perchè ad un tratto vedo tutto nero.
25/09/2014
Mi sveglio aprendo con fatica l'occhio sinistro.
E mi rendo conto, dal dolore, che nulla è stato un sogno.
Mi guardo intorno. La luce è accesa ma non c'è nessun rumore. Mi accordo di non essere più attaccata alla gamba del tavolo, ma sdraiata contro la parete. Cerco di alzarmi e grido quando stiro la schiena e qualcosa mi brucia. Una volta in piedi, mi giro guardando la parete. Vedo strisce orizzontali rosse su bianco. Quando sono svenuta, probabilmente, mi ha calciata un paio di volte contro al muro. Guardo l'orologio sulla mensola. Sono le 05:17. Di solito mi sveglio 23 minuti dopo, siccome la mia scuola è un pò lontana. Vedo un biglietto sul tavolo:
Quando torni da scuola vieni qui. Ti devo parlare.
Un bacio. Ti amo.
Scoppio a piangere quando leggo le ultime due parole. Mi tolgo la maglia e il reggiseno facendoli cadere al suolo. Cammino a petto nudo e vado in bagno. Mi guardo allo specchio e vedo l'occhio sinistro nero. Il labbro spaccato. Lo zigomo sinistro andato a puttane. Sembra essermi passato uno tsunami tra i capelli. Abbasso lo sguardo e vedo lividi alla pancia. Mi giro e cerco di vedermi la schiena e gemo di dolore quando ci provo. Vedo milioni di segni rossi e sanguinanti. Sono un mostro.
Piango mentre mi faccio la doccia. Il dolore è insopportabile. La faccio ad acqua abbastanza fresca per far si che non mi bruci la schiena. Vado al mio armadio con un asciugamano e il mio pensiero è: E ora come faccio per la schiena? Prendo un reggiseno e cerco di mettermelo, ma non ci riesco. Fa troppo male. Il top è peggio perchè anche se è tutto di seta, preme sulla pelle. Non mi metto il reggiseno e infilo direttamente una maglia gialla fluo a maniche corte che ha dei grossi strappi nella schiena. E' la migliore che ho trovato. Mi metto l'intimo e un paio di pantaloni di seta nera. La cosa più atroce è infilarsi le scarpe. Anzi no, la cosa più atroce è quella di mettere lo zaino in spalla. Dovrei avere anche io una ventiquattrore di stoffa nera. Ripenso a Benjamin... e sorrido. Ma poi subito piango.
Prima di uscire di casa mi copro i lividi il meglio possibile con il trucco, gonfio i capelli della parte sinistra per coprirmi l'occhio con essi e mi metto un cardigan grigio per coprire la schiena.
Arrivo con fatica a scuola e ringrazio Dio quando mi siedo al banco dell'aula 39, anche se non posso appoggiare la schiena. Prendo gli occhiali e me li metto. Incomincio a piangere dietro di essi mentre aspetto che entrino i miei compagni. Non alzo lo sguardo quando mi salutano, lo faccio solo quando Maya mi chiede:
-Cami, che cos'hai?
-Niente- Le rispondo...
Non saluto neanche Benjamin quando lui lo fa sorridendo....
Sono entrato in classe, ma lei non era più come prima. Si copriva il viso con i capelli, la si vedeva fragile e triste.
Mi ricordo quando la vidi per la prima volta fuori da scuola.
Vidi una ragazza di spalle. Mi soffermai subito ai suoi fianchi, al suo sedere e alle sue gambe. Dio, quanto era sexy! Poi, quando si girò la vidi paralizzarsi, e il mio ego aumentò quando seppi che stava guardando me. Ma lei era meravigliosa. Il suo corpo non molto magro, i suoi fianchi larghi, i suoi seni un pò piccoli... Immaginavo milioni di Paradisi tra quei capelli ondulati che facevano filtrare il vento tra di essi. Poi, quando mi guardò negli occhi, il mio mondo cadde. Non avevo visto cosa più meravigliosa nella mia vita. E da quel giorno non facevo altro che pensare a lei.
Ma oggi la vedevo fragile.
Molto.
Mi venne una voglia tremenda di andare da lei, ma non parlava e non rispondeva a nessuno. Sapevo che non lo avrebbe fatto neanche con me.Non parlo, la gente si accorge che sono strana e Jaz all'intervallo si avvicina a me per farmi domande.
-Cos'hai Cami?
-Niente
-Ah sì, e io sono troia. Ora mi dici che cos'hai? Non hai parlato con nessuno, neanche Benjamin hai salutato. E' preoccupatissimo, Cami - Io non parlo - Mi vuoi dire che cos'hai?
-Niente- Dico, e incomincio a camminare per andarmene in bagno.
-No, Cami...- Jaz mi prende per il braccio e io grido di dolore. Mi piego in due e lei mi lascia quando feccio un altro grido di dolore per la schiena.
-Non ho niente Jaz, e ora lasciami in pace!- Grido. Lei guarda il mio viso e io mi affretto a coprirlo.
Ma ormai aveva visto tutto.
-Jaz, cos'ha Cami? Mi sta preoccupando troppo... Hai visto quando l'hai presa per il braccio...?
-E si è messa ad urlare. Benjamin... il suo viso è...- Sembra sconvolta.
-Cosa Jaz, cosa?- Chiedo allarmato.
-Nulla- Dice, ed esce dall'aula. Mi passo la mano tra i capelli dalla frustrazione e mi vien voglia anche a me di gridare.
-Ben, cos'aveva Cami? Si è messa a strillare prima...
-Non lo so, nessuno me lo vuole dire, Diego!-Cami!- Grida Jaz. Mi asciugo le lacrime.
-Si?
-Esci dal bagno un attimo
-Aspetta un momento- Dico e mi sistemo un attimo. Tiro lo sciacquone per far finta di aver fatto qualcosa e apro la porta. Cammino verso il lavandino e mi lavo le mani. A sguardo basso incomincio a camminare per poter uscire dai bagni ma Jaz s'interpone nel mio cammino.
-Togliti il cardigan
-No
-Toglietelo o te lo tolgo io, e ti consiglio di non scegliere la seconda- Dice minacciosa.
-Perchè?
-Perchè sono tua amica e mi preoccupo per te- Mi sorprende quello che ha detto. Seriamente.
-Senti Jaz, fai finta che non sia successo niente, per favore. Non rendermi le cose più difficili
-Allora togliti la maglia
-No
-Ti assillerò fino a quando non lo farai- Mi avverte.
-Fallo, a me non importa- Continuo a guardare a terra.
-Guardami negli occhi
-No- Le sussurro dopo poco. Mi costerebbe troppo. Fa un sospiro.
-Va bene, dai, andiamo in classe - Dice. Mi mette una mano sulla schiena e io gemo di dolore - Lo sapevo- Dice tra se e se.
-Sapevi cosa?
-Hai gridato quando hai piegato la schiena, oltre a farlo quando ti ho presa per il braccio. Adesso vuoi toglierti la maglia o lo devo fare io alla forza?
-E' che... - La voglia di piangere è più forte di me, ma cerco di resistere - fa troppo male...- Sussurro piagnucolando. Mi avvicino a lei e l'abbraccio come posso. Mi scende qualche lacrima quando incomincia ad accarezzarmi i capelli.
-Lo so, Cami, lo so...
-Non ne voglio parlare, per favore Jaz...
-Va bene, va bene... Scusami se ho insistito - Mi da un bacio sulla testa e, anche se mi fa male, non ci bado. Ho sentito un piccolo sentimento di estrema felicità nel più profondo del mio essere. Avrei potuto farle vedere tutto, ma avevo paura di quello che avrebbe detto o pensato... e poi, non sapevo se fidarmi. Non la conoscevo. E poi dopo tutto quello successo negli anni prima, avevo deciso di stare in silenzio - Quando vuoi vieni da me e parliamo, ok?
Annuii e andammo in classe.
Le vidi rientrare in classe e quando Cami andò a sedersi, andai subito da Jaz.
-Allora?
-Ehhh allora e allora. Benja, io non ti dirò nulla se lei non vuole. Non l'ho neanche detto a me. Io ho solo insinuato qualcosa
-Cosa?
-Ma nulla, saranno fantasie mie. Senti, lasciala in pace, è scombussolata in questo momento, non l'assalire
-Ma...
-Benjamin so che Camila ti piace, però se è così la devi anche rispettare. Ora basta chiedermi cose- Disse, e se ne andò al suo posto. Come facevo a non chiederle nulla? Lei era l'unica che qualcosa sapeva.La schiena incominciava a bruciare come non mai e speravo non mi stesse sanguinando. Mandai un messaggio a mia madre con scritto che sarei andata da LUI a pranzo. E, come feci fatica ad andare a scuola, feci fatica a ritornare a casa.
-Ti stavo aspettando Cami- Dice lui seduto al tavolo. Tengo lo sguardo basso e sto in piedi davanti al tavolo.
-C-Cosa mi volevi dire?
-A partire da adesso tu vivi qui
-Cosa?
-Non si discute. Tra poco andiamo a casa tua e prendi tutto quello che ti serve
-Perchè devo venire a vivere qui? Io non voglio...- Viene di fretta e mi da un ceffone.
-Tu vivrai qui, che ti piaccia o no. In questo modo posso controllarti meglio, bastarda. Ci sono delle regole che dovrai rispettare:
1, Non devi uscire di casa se non per una motivazione valida;
2, Devi cucinare, pulire, stirare e lavare tutti i giorni;
3, Devi fare i letti tutte le mattine;
4, Non puoi ricevere visite;
5, Tu sei mia e di nessun altro e se voglio farti qualcosa lo faccio;
6, Se dici a qualcuno qualcosa ti spezzo le fottute ossa delle gambe!- Dice e ricevo una ginocchiata sul fianco della coscia.
-Cazzo!- Grido e piango.
-7, Se dici solo un'altra parola simile ti taglio la lingua;
8, Non devi gridare o chiedere aiuto;
9, Se scappi io ti verrò a cercare e una volta che ti avrò trovata ti ammazzerò;
10, Ora vai, tira via tutte le chiavi dalle serrature delle porte e portamele- E io lo faccio, zoppicando.
Per fortuna quando andiamo a prendere la mia roba, mia madre è a lavoro e non mi può vedere in questo stato.
-Ma cosa dirà mia madre quando scoprirà che sono venuta a vivere da te?
-Ci penso io a quello. Stai tranquilla, ora non mi scapperai più
E, la sera di questo stesso giorno, vengo di nuovo brutalmente uccisa.
Non ve lo scrivo perchè fa veramente troppo male al cuore...
Edited by BeaCami - 8/3/2015, 22:42