¸´¯`°¤.¸ _`¤ Rebelde Way¤´_ ¸.¤°´¯`¸

Quello che vidi nei tuoi occhi, Prologo

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jenette mccurdy love!
view post Posted on 10/1/2015, 13:48




bene,credo che tu già sappia che scrivi benissimo,no?quindi è inutile che te lo dico,sai già che mi piace molto sia la tua storia che come scrivi ;) .continua al più presto,mi raccomando.baci :) :)
 
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view post Posted on 21/1/2015, 22:29
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Primi mesi del 2010



Nuova casa, nuova scuola. La città è grande e ci trasferiamo da un estremo all'altro. Il mio uomo aiuta me e mia madre con le faccende, il trasporto dei mobili, le valige etc. Il tutto va a finire in un piccolo appartamento che mia madre è riuscita ad affittare. E' tutto nuovo ed è tutto per noi!
Nuova scuola, nuovi amici (si spera). Mi dispiace un pò aver lascito quelli che avevo prima, ma li vedo ugualmente quando esco da scuola e vado a fare un giro in centro prima di ritornare a casa. Mi manca tanto Luisana, però ci siamo promesse che si saremmo sentite tutti i giorni e così facciamo. Anche se, non è molto distante la mia nuova casa dalla sua. Solo qualche chilometro. La scuola è fantastica, i professori sono tutta una scoperta e le materie un pò più difficili, ma d'altro canto io sono sempre un pò stata una studiosa in classe. No, secchiona proprio no! Non sono mai stata una di quelle....
Ed eccolo entrare, un professore dall'aria socievole, contenta e filosofa. Diventerà uno dei miei migliori amici, ma questo lo scopriremo più avanti. Il professor Martin Andrade ci insegnava italiano, storia e geografia. Il primo giorno che è venuto in questa scuola si è presentato e ci ha fatti presentare. E' un professore che ho ammirato moltissimo e che ancora ammiro. Lui è sempre stato molto fiero di me, e non perchè studiavo le sue materie. Aveva questo potere: entrava nella mente dei ragazzi. Lui riusciva a capirli, comprenderli, in ogni lezione che faceva ci metteva psicologia e filosofia. Se qualcuno, ad esempio in storia, non stava attento il professore chiedeva la causa e spesso l'alunno diceva che l'argomento non gli interessava o non era di suo gradimento. Il professore diceva semplicemente "Perchè?" e da lì si aprivano grandi parentesi piene si opinioni sullo studio e l'argomento in sé. Tutti avevano ottimi voti nelle sue materie.
Ero felice, e questo periodo mi fece ancor di più innamorare del mio uomo - che abitava un pò più lontano da me.

Febbraio/Marzo/Aprile 2010



E' il mio 4° anno di teatro. Sì, studio teatro e il mio insegnante quest'anno è il professor Andrade.

(Ah, una cosa: i professori di questa scuola - nessuno, neanche compagni - sanno che io ho un "amichetto che vive dentro di me", come lo chiamo io, vale a dire il mio tumore. Mi ero messa d'accordo con mia madre che stavolta non avremmo detto niente)

Eravamo un gruppo di 12 o 15 persone, se non ricordo male, e nelle prime lezioni ci diedero il compito di pensare e riportare su carta un argomento, una storia o vicenda, che poi avremmo riportato su un palcoscenico. Io ho pensato a com'era la mia vita e riportai su carta questo: da quando mi alzo la mattina, a quando vado a letto poi la sera. Una tipica giornata dell'anno.
Il professore che m'insegnava italiano conosceva la mia vena poetica, così, dopo aver scelto il mio argomento, m'incarico di scrivere il copione. Cavoli, un copione! Il mio primo copione!
All'inizio pensavo sarebbe stato difficile, non è semplice pensare a scrivere un intero saggio per 15 persone diverse, ogni volta parole diverse per battute diverse. Ma alla fine ce l'ho fatta, ovviamente con l'aiuto e l'incoraggiamento di Martin.
Lo spettacolo ha avuto un enorme successo: lo abbiamo presentato due volte, è stato trasmesso in TV (sul canale della provincia) ed è stato anche scritto un articolo sul giornale della città.
Ero diventata famosa, la gente che incontravo per strada mi riconosceva, perchè il mio spettacolo lo vennero a vedere più di 1000 persone! Wow!
Il professore fece anche venire a teatro uomini politici, sindaci e impresari. Non riesco neanche ad esprimere l'imbarazzo di quei momenti. Non posso neanche esprimere la felicità del momento in cui, alla fine, individualmente, salimmo sul palco per essere applauditi. E tutti mi applaudivano e urlavano in piedi.
Giusto, non vi ho detto né come si chiamò lo spettacolo, né il mio ruolo:
lo spettacolo si chiamò "Provaci ancora, Cami!" ed io, Cami, ero la protagonista. Uno spettacolo che parla dell'ignoranza e della differenza tra i compagni di scuola che si trasforma in amicizia e fratellanza, una storia che, come c'è scritto nel titolo, ti insegna a lottare sempre e comunque senza mollare mai.
Quel professore segnò un profondo segno nel mio cuore. E non potrò mai ringraziarlo abbastanza.

17/06/2010
16:31



Sono in gelateria con l'amore mio, il mio uomo.
-Alla mia famosissima attrice piace il gelato che le ho offerto?
-Molto! E comunque non esagerare, non sono poi così famosa...
-Ah no? Ma se tutti ti guardano! Guarda che poi io divento geloso!- Sorrido e provo ancora una volta il mio gustoso gelato al cioccolato.
-Sai, ho scoperto cosa voglio fare da grande: voglio diventare attrice
-E avrai da me tutto il sostegno necessario, lo sai questo, vero?- Annuisco, mi avvicino a lui e lo bacio

Ottobre/Novembre 2010



Non ricordo che giorno era, ricordo che faceva freddo ed ero sul divano con una coperta che mi copriva le gambe. Facevo zapping alla TV, avevo appena finito di vedere Flor (una delle mie telenovele preferite), quindi erano le 14:30. Ho percorso i canali fino a quando vidi la cosa che cambiò per sempre la mia vita.
Ed ecco, stavo facendo zapping fino a quando non vidi la scena di quest'altra telenovela:
Una ragazza e un ragazzo.
La ragazza vestita di un jeans e una camicia rossa, il ragazzo non ricordo proprio. Ricordo che questa ragazza dai capelli lunghi e biondi stava provocando questo ragazzo dai capelli castani. Si trovavano nell'atrio di un collegio, uno di fronte all'altro. Dietro a quel ragazzo c'era una rampa di scale che poi si divideva in due. La ragazza voleva sorpassare il ragazzo per poter salire quella grande rampa, ma il ragazzo la fermò, le fece il caschè e la baciò. Partì una canzone di sottofondo e poco dopo il videoclip. Nel videoclip cantava lo stesso ragazzo della scena e vi era anche la stessa ragazza. Solo più tardi scoprii che quei due ragazzi si chiamavano Mia e Manuel e che quella canzone si chiama Te Soñe e la canta un gruppo, gli Erreway (il mio futuro gruppo preferito). una band della quale anche loro fanno parte. Ebbene, guardai almeno un minuto questo videoclip con faccia SCHIFATA del tipo: "Ma... Cosa?" e spensi la TV. Il mio primo pensiero è stato: "VOMITOOOO!!!!", ma più tardi scoprirò che questo "Vomito" diventerà il mio "Vomito Preferito".

Qualche giorno dopo mi ritrovai nella stessa situazione:
erano le 14:30 e mi misi a fare zapping. Di nuovo quella telenovela. Mi dissi "Però dai, non morirò mica se guardo solo una puntata, giusto? Tanto non ho niente da fare..." e la guardai. Di lì a poco mi accorsi di molti personaggi che comparivano anche in Flor e, questo mi fece appassionare ancora di più questa meravigliosa telenovela.
"Aspetta un momento, come si chiama... Rebelde Way? Sì, Rebelde Way!" E, preso il nome, mi guardai su Youtube tutte le puntate dalla prima all'ultima, appassionandomi tanto fino a sapere tutto di tutti, fino ad amarla. E scoprire che c'è anche una seconda stagione. Ma questa è un'altra storia....
 
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view post Posted on 25/1/2015, 16:54
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Aspetto i vostri commenti ragazze!! A proposito, avete letto il capitolo di prima? Dove la protagonista racconta come si è innamorata di Rebelde Way? Aspetto di leggere come VOI vi siete innamorati di loro!
Ora vi lascio un nuovo capitolo:


Sono passati tre giorni dal fatidico mistero di quel biglietto. Cami continua ad avere gli incubi e le ore della notte sono lunghe e disperate.
Come ora, che apro lentamente le palpebre dal mio sonno che si sveglia. Stiro il braccio e palpo un corpo che non c'è dall'altra parte del materasso. Mi sveglio di colpo e mi siedo perchè il calore e il profumo di Cami sono scomparsi. Mi pizzico per dubbio, ma non sto sognando. Mi guardo intorno e non la vedo. Mi alzo, vado in bagno e non la vedo. Vado in sala, in cucina, nell'atrio, mi affaccio alla finestra che da sulla terrazza ma non c'è. Ho paura e sono disperato. Corro in camera per vestirmi e, magari andare fuori a cercarla. Non faccio nulla di tutto ciò. Corro in camera, scorro verso destra la porta a specchi del nostro armadio e la vedo nel piano medio. Cioè, abbiamo un piano basso, un piano altro e un piano che sta tra l'alto e il basso: un piano medio.
E' sul piano medio che trema, piange e nasconde la testa tra le ginocchia, portate al petto, che sta abbracciando. Mi chiedo come ci sia arrivata là sopra.
-Cami - La chiamo, ma lei non risponde, continua a lamentare il suo pianto - Piccola, mi senti?- Le accarezzo lo stico e lei sa che sono io. Alza la testa, mi guarda, ma sembra guardare il vuoto. Le sue pupille sono dilatate e le labbra sono secche.
-B-Benja... Scappa...- E di nuovo singhiozza, di nuovo geme tremando.
-Perchè?
-Lui è qui...Scappa o ti vedrà...- Mi parla a bassa voce e non mi guarda negli occhi, guarda qualcosa d'infinito. Capisco che sta sognando.
-Lui dov'è?
-E' in sala, ha appena appoggiato le chiavi della macchina sul tavolo... - Incomincia ad avere il fiatone - Benjamin, scappa... I-I suoi passi sono p-esanti... S-ta arrivando...
-Vieni con me- Devo evitare che nel suo sogno accada il peggio e si metta ad urlare fino all'esasperazione.
-Non posso...
-Si che puoi, Cami vieni
Le prendo la mano, ma non riesco neanche a sfiorarla perchè lei la ritira e dice:
-E' qui
Ed inizia a gridare, a chiedere aiuto e capisco che nel suo sogno LUI la sta frustando perchè unisce i polsi, come se ce li avesse legati, e grida a tempi regolari, grida accompagnati da gemiti.
"Cazzo!"
-Cami, Cami acoltami! - Ma lei non mi sente, continua a gridare. Lancia un grido terrificante, che rimbomba nella stanza e inarca la schiena, portando la testa all'indietro. Cazzo, ne ha ricevuta una tosta davvero - Cavoli, Camila!- La prendo per i polsi con una mano, la porto in avanti e faccio cadere il suo corpo incosciente sulla mia spalla destra. Continua a contorcersi, ma la tengo e non la mollo. La faccio cadere sul letto e la chiamo, le sussurro all'orecchio ma non risponde. Mi ritorna in mente che la sta frustando e, sicuramente, le brucia le schiena. La prendo di nuovo in braccio e la siedo nella vasca. Apro l'acqua, la più fredda che c'è e le bagno la schiena. E' una cosa orribile sentirla gridare perchè so che soffre, che ritorna nel passato... E io non voglio che soffra, nè voglio che ritorni al passato. La bagno anche davanti, e poi salgo pian piano per bagnarle la testa. Le sue grida incominciano a sciogliesi, le pupille si restringono e sorrido quando vedo i suoi meravigliosi occhi verdi. Si sta recuperando ed io continuo a far cadere acqua gelida sulla sua testa. Improvvisamente grida:
-Benjamin!- E stavolta si mette a gridare per i l pungente freddo che le arriva al cervello.
-E' ritornata
-Cazzo Benjamin, basta! - Si copre la testa con le mani ed io scambio l'acqua fredda con quella calda. E si rilassa. Poco dopo chiudo i rubinetti e la spoglio lasciandola in mutandine, visto che non porta il reggiseno. La prendo in braccio e la lascio in piedi sul suolo. Prendo un asciugamano e incomincio ad asciugare ogni centimetro del suo corpo - Sai, questo lo so fare anche da sola
-Shh, fammi riempire d'attenzioni la mia donna
Le asciugo una gamba dallo stinco alla coscia e do un sonoro bacio a quest'ultima, e la stessa cosa faccio con l'altra gamba. Le asciugo il ventre e la pancia, poi li bacio, le asciugo le braccia e le bacio, idem con le mani. Le asciugo il viso e la bacio in fronte e sulle labbra. Le vado dietro, le asciugo il collo e le spalle e le bacio e lei, come sempre, trattiene il fiato. Le guardo la schiena e vedo i segni che sono diventati rossi e gonfi. Avvicino la mano e li tocco: sono bollenti. Lei si ritira al mio contatto e le chiedo:
-Ti fanno male?
-Mi bruciano... Perchè?
-Nulla...
-Benjamin- Si gira, il suo sguardo è serio e la voce è firme.
-Sono gonfi e rossi... - La guardo meglio in alcune zone dove vedo delle macchie rosse - Si sono rotti alcuni capillari e sono bollenti
-A...- China il viso e guarda il pavimento.
-Cami - Le vado di fronte per poterla guardare in viso. Glielo prendo tra le mani - Amore, non ti vergognare, non è la prima volta che succede, so cosa devo fare- E le do un bacio. Ritorno alla sua schiena, la tampono piano con l'asciugamano e le do un soave bacio tra le scapole, uno al centro e uno nella zona lombare. Le ritorno di fronte e vedo che ha i seni ancora bagnati. Asciugo anche quelli ma non li bacio.
-Non ti sei dimenticato qualcosa?- Mi domanda mentre bagno l'asciugamano con acqua fredda.
-No, non credo
-Ah, "non credi"- E, per mia sorpresa, sono costretto a lasciare l'asciugamano sul lavandino quando mi prende le mani e le appoggia sui suoi seni meravigliosi - Guarda che anche loro due hanno dei sentimenti. Hai baciato tutto il mio corpo, un corpo che tanto ami e a loro? Non vuoi bene a queste due "meraviglie"? - Io rido tolgo le mani dai suoi seni con poca voglia, chiudo il rubinetto e strizzo l'asciugamano - Bene, allora non mi toccherai più- Dice camminando verso la porta.
-Ascoltami bene signorina - La prendo per la cintura e la riporto di fronte a me. Le circondo la parte bassa della schiena con l'asciugamano per non toccarla e non farle del male e la faccio scontrare contro il mio petto - Nella nostra relazione ci sono due regole: la prima è fidarsi l'uno dell'altra, la seconda è raccontarsi tutto ciò che ci succede, la terza è non litigare e la quarta è NON - PRIVARMI - MAI - DEL - TUO - CORPO. Cami, il tuo corpo è mio, tu mi appartieni, se io voglio toccarti ti tocco, se voglio farti l'amore lo faccio e se voglio scoparti per una settimana intera senza fermarmi un attimo lo faccio perchè so che tu mai ti tirerai indietro. Per noi due è una cosa inevitabile, tu mi ecciti ed io ti eccito: fine della storia- So che non si sente offesa o intimata perchè mi guarda con lussuria e i suoi capezzoli sono tanto duri ed eretti che sembrano bucarmi la pelle. Si è eccitata.
-Ah... Quindi mi hai comprata?- Dice ridendo.
-No, ti ho avuta. E' stato un pò difficile averti, ma alla fine non hai potuto desistere ad un ragazzo tanto bello e spettacolare come me
-Però, come siamo modesti! - Mi separo da lei, mi chino fino ad arrivare ai suoi seni. Alzo lo sguardo e la vedo con la testa china che fissa i miei movimenti. Mi avvicino alla sua pelle, ma quando vedo che il fiato si accelera, mi separo e dopo un pò ritorno ad avvicinarmi. Lo faccio un paio di volte - Vuoi smetterla e ti decidi? Sai, vorrei ritornare a letto prima che si facciano le sette- Bacio un seno e lo mordo e faccio lo stesso con l'altro. Poi mi avvicino al suo neo a forma di cuore sbiadito e bacio anche quello.
Andiamo in camera e mi porto anche l'asciugamano. Mi sdraio e le dico:
-Sdraiati su di me, così ti metto l'asciugamano sulla schiena
-Come quando facciamo l'amore e io cado sul tuo petto sfinita?- Dice sorridendo portando le mani alle anche. Ruoto gli occhi.
-Sì, e ti voglio con le gambe aperte, ok?- Il suo sorriso svanisce pian piano. So che le costa come costerebbe a tutte le donne. Viene e si sdraia su di me con le gambe aperte. Appoggia la testa sul mio petto nudo e sistema le gambe per rimanere comoda. Le dico di non muoversi, prendo l'asciugamano per due lati e alzo il busto ma, nel farlo alzo anche le anche.
-Benjamin!- Grida quando il mio amichetto le tocca il punto giusto. Sto cercando in tutti i modi di concentrarmi e non eccitarmi.
-Lo so Cami, resisti solo il momento che ti metto l'asciugamano - Lo stendo lungo la sua schiena mentre sento le sue dita sprofondare nella pelle del mio petto. Mi abbasso lentamente assicurandomi che l'asciugamano le copri tutta la schiena - Ti bruciano con l'asciugamano?
-No, è freddo e umido, va bene- Alza la testa e mi bacia. La sua lingua entra ferocemente nella mia bocca invitandola a fare una danza. Amo i suoi baci. Lecca la mia lingua con frenesia, geme e cambia la postura delle gambe. Io gemo a sua volta e l'abbraccio. So che sta cercando di dirmi qualcosa - Ti faccio male se ti abbraccio?
-No amore, no. Grazie per amarmi, ti farei l'amore ogni secondo della mia vita, ti amo troppo- Si sistema sul mio petto e chiude gli occhi.
-Ti amo anche io- L'abbraccio è chiudo gli occhi anche io.
La notte è continuata tranquilla e Cami non ha avuto incubi. Alla mattina ci siamo fatti la doccia, le ho messo una crema sulla schiena e dopo esserci vestiti l'ho accompagnata al lavoro.
-Ascoltami bene: se ti arriva un altro biglietto, se trovi qualcosa di sospettoso o ti senti in pericolo mi chiami, ok?
-Si amore, me lo dici tutti i giorni- Mi da un bacio è se ne va. La vedo camminare con le sue favolose gambe fino all'edificio come tutti i giorni. Vedo che nel tragitto continua la strada con una sua collega, così me ne vado. Arrivo anche io al mio lavoro: un'azienda di automobili di cui io sono il proprietario. Vado nel mio ufficio dove vedo un mio collega seduto su una delle due sedie di fronte alla mia scrivania.
-Coco cosa ci fai qui?
-Nulla, mi sono preso qualche minuto di pausa e ti ho portato il caffè - Vado a sedermi di fronte a lui e lo ringrazio - Allora, come vanno le cose? E Camila? Quando me la farai conoscere?
-Va tutto bene, con Cami a meraviglia e te la farò conoscere quando ci sarà l'opportunità... potremo anche fare una cena qualche giorno. Puoi portare la tua compagna e facciamo un'uscita in quattro
-Sì, si può fare
-A proposito, mi devi aiutare a cercare un detective
-Perchè?
-Una persona sta minacciando Camila con dei fiori e un biglietto. Ho bisogno di sapere dove si trova esattamente questa persona
-Come la sta minacciando? Di cosa stai parlando?
-Non puoi farmi domande, Coco. Non posso risponderti, ti ho chiesto sono una mano come amico, altrimenti lascia stare
-No, no, è ovvio che ti aiuterò, tranquillo. Non ti farò domande sull'argomento, mi metto subito al lavoro
-Grazie- E se ne andò. Bevvi in un sorso tutto il caffè.
Mi misi a riflettere. E' stato il 16 di Gennaio che le ha mandato il biglietto. Cosa aveva in mente quell'uomo? Aprii la pagina della mia agenda al 16 Gennaio e ci scrissi "SONO VICINO".
 
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michaela2000
view post Posted on 25/1/2015, 19:07




Bello veramente continua!!! :lol: :lol: :rolleyes:
 
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Kekkabenjamila
view post Posted on 27/1/2015, 20:11




Ero rimasta indietro e non riuscivo più a finire di leggere😁comunque c'è lo fatta e dire che scrivi benissimo e dire poco
Quando ho letto la domanda "Voi come vi siete innamorate di Rebelde Way?" ho subito pensato al primo giorno che lo visto perché la mia reazione e stata un po' come quella che hai scritto tu solo che i primi che ho visto sono Pablo e Marizza ma nono per questo mi sono innamorati di loro anzi all inizio ero una minuel sfegatata beh la storia e lunga da raccontare e non voglio farti perdere tempo perché devi continuare a scrivere ^_^
 
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view post Posted on 7/2/2015, 22:46
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Salto un anno nella quale non successe nulla di che (oltre al fatto che cambiai scuola), e passo direttamente all'inizio del mio lento e lungo cammino verso l'inferno....

2012


Cambio scuola, ancora, ma questa ha più materie scientifiche che letterarie. Mi sembrava bello, in fondo studiare medicina, vedere al microscopio muffe, tessuti, cellule e cosa microscopiche mi sembrava una cosa straordinaria... Mi manca molto Martin, ma ogni tanto lo vado a trovare alla mia vecchia scuola, al pomeriggio. Questa scuola si fa alla marea del difficile, anche mia madre mi diceva di continuo che non ce l'avrei fatta o che bisognava studiare veramente molto per questa. L'ho un pò odiata per la sua completa mancanza di fiducia nei miei confronti...
I professori sono tutti degli egoisti, anche se spiegano a meraviglia la loro materia. Avevamo una professoressa, quella d'inglese, che era la reincarnazione di Satana. Entrava nella classe ed era già arrabbiata, si metteva a dare rapporti e cattivi voti come se fosse un hobby. La professoressa di matematica è stata forse la peggiore mai avuta fino a quell'età. La sua materia non la spiegava, solo esercizi alla lavagna e grandissime chiacchere in classe. Una gran professoressa ficcanaso. Abbiamo cambiato varie volte la professoressa di disegno tecnico e, una di queste, la seconda se ricordo bene, ha addirittura pensato che fossi lesbica perchè le raccontai di un'amica lontana che non riuscivo più a sentire. Ce, si può arrivare a certi livelli! L'unica professoressa che non dimenticherò mai è quella di religione. Una donna dai capelli neri, sui quarantadue anni, una figlia e amabile con i suoi alunni. Con lei parlammo dei valori della vita, della bellezza, di cosa significava vivere. Io e lei facevamo grandi discorsi, i miei compagni non dicevano più di tanto. Chi tra quelle teste quadrate poteva avere anche solo un pò di cuore?
I compagni? Uno schifo, se devo dare un'aggettivo a tutti loro - insieme - darei "EGOISTI". Tutti, dalla A alla Z un branco di egoisti, uno peggio dell'altro, tra l'altro BRUTTI da morire. Anzi, ce n'erano tre carini, di cui uno della mia età e due di un anno più grande.
Il mio soprannome in quella scuola? TROIA. Eh sì, bel soprannome, il punto è che io ero oramai già brutta, con il viso tutto infiammato con qualche kilo in più. Avevo la guancia sinistra tanto infiammata che sembrava fosse stata bruciata. Ero sempre zitta, non parlavo con nessuno, non stavo con nessuno, mi nascondevo dietro i miei enormi occhiali marroni a lenti quadrate. In quella scuola raccontai a otto persone del mio tumore. A una persona gliel'ho detto perchè continuava a prendermi in giro per il mio aspetto. Ma non ero io che avevo scelto di essere così!
Con gli anni ho imparato che odio quando la gente parla senza sapere.
A molti di questi altri sette l'ho detto perchè loro ci insistivano molto, dicevano che io nascondevo qualcosa. Ed era così. Io non avrei mai voluto dire a nessuno quello che avevo, volevo essere misteriosa e forse farmi notare. Anzi, volevo solo essere lasciata in pace da quel branco di bulli.
Una classe che faceva casino anche quando non c'era, almeno due rapporti al giorno se non tre.
Insomma, uno schifo.

12/10/2012
19:24


-Ti giuro che sono stanca della mia classe! Non li sopporto, tutti egoisti che non sanno cos'è l'amore
-E tu, mia filosofa, non hai fatto vedere loro chi comanda?- Chiede il mio uomo sedendosi accanto a me sul divano e invitandomi tra le sue braccia.
-Sai, quelle brutte e grasse come me non contano nulla al mondo...
-Non ti permettere Cami. Tu sei meravigliosa, sia dentro che furori
-Gli altri non la pensano così
-Tu non devi ascoltare gli altri, tu devi solo ascoltare me- E mi da un bacio in fronte.
-Ti voglio bene, amore
-Anche io
-Però io scommetto che te ne voglio di più- Dice sorridendo.
-Nono, te ne voglio di più io
-Allora io più del tuo più- E incomincia a baciarmi la guancia fino a consumarla.

03/12/2012
09:38


In ospedale, dopo un esame, mi stanno operando e stavolta senza anestesia. Il tumore è cresciuto ancora. Non è doloroso, però mi da fastidio il rumore dei ferri dentro alle mie narici. Mi fa senso. Anche mia madre ha assistito all'operazione e, in un'occasione, ha anche aiutato la dottoressa.
All'uscita dall'ambulatorio, mia madre mi ha ufficialmente detto che non sarebbe mai più venuta alle mie visite di controllo.

21/12/2012


Dove sono i meteoriti? E gli uragani che avrebbero spazzato via tutto? E i terremoti e i maremoti che avrebbero devastato città? Mi sono sempre piaciuti questi eventi catastrofici. Vederli in TV è eccitante... Chissà come deve essere dal vivo!
E io che ci speravo in una fine del mondo!

2013


Lo studio è pesantissimo, mia madre mi fa pressione e incomincio a non prendere le medicine. Non le prendo per due motivi: pigrizia e incoscienza (cioè me ne dimentico). Tutto questo stress, incomincia a non farmi dormire la notte. La mia testa incomincia a scoppiare sempre di più ogni giorno che passa. Ho dei mal di testa tanto forti che mi fanno uscire le lacrime dagli occhi. Non riesco a seguire le lezioni, non riesco a studiare, non esco di casa... Uno schifo totale accompagnato da un mal di testa atroce. Altre visite, altre analisi per capire che cosa genera dolori così forti al cervello. TAC, analisi del sangue, risonanze magnetiche, tutto fino a scoprire che quello che causa i miei dolori è il mio tumore. Questo è quello che si scoprirà poi perchè, siccome i dottori sembrano usciti da E-BAY, loro dicono subito che non è niente e che la causa comune è lo stress. Ma si dai, forse anche un pò quello. Il fatto che mi faceva arrabbiare era che io avevo mal di testa sempre nello stesso punto, nella parte in alto a sinistra, ma ai medici non importava. E mia madre sembrava non credermi.
Ho incominciato a perdere la memoria. Non mi ricordo assolutamente nulla: discorsi, frasi, lezioni, compiti... zero. Mia madre mi ha dato un quaderno sulla quale avrei dovuto scrivere cosa mi ricordavo di ogni giornata da me vissuta. A volte mi ricordavo qualcosa, a volte tutto. A volte non sapevo neanche dire se quel giorno l'avevo vissuto, perchè il vuoto era tale come il deserto. A volte mi odiavo per questo perchè non riuscivo a studiare e, quindi, i voti a scuola andavano di male in peggio.
 
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view post Posted on 8/2/2015, 21:24
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Eccovi un altro capitolo (+16) oltre a quello di ieri....

-Perdonami, ti prego, non volevo...
-Zitta idiota! - Mi grida lui, ed io continuo ad avere tic di panico seduta sulla solita sedia di legno - E' possibile che non fai mai bene ciò che ti dico? E smettila con i tuoi tic!- Mi da un ceffone e cado a terra. Mi rialzo e corro verso il corridoio, ma lui mi prende e mi sbatte contro la parete. Cerca di darmi un altro schiaffo ma io scappo e stavolta è lui che si trova contro al muro. Fa respiri profondi, il suo viso è scolpito da una rabbia fulminea. Mi prende per il polso, ma io lo ritiro, fa un passo avanti, io ne faccio uno indietro e vado contro qualcosa che è alle mie spalle, piccolo e inutile. Mi sbilancio e cado all'indietro. Nella caduta, il mio corpo si gira come quello di un gatto che atterra con le zampe sul pavimento. Io atterro con le mani e il sangue che vedo le inzuppa. Il dolore è lancinante e il sangue continua a colare mentre la parte destra del mio viso palpita. Ecco come mi sono fatta la cicatrice più lunga che ho in viso, quella che dal sopracciglio arriva alla mandibola. Lui ha fatto un passo avanti, io uno indietro e sono caduta... e uno spigolo affilatissimo in legno mi strappò il volto. Provo ad alzarmi, ma non ci riesco, il dolore è troppo forte, tanto da non farmi alzare.
Ed eccoli lì, i suoi calci... le mie grida... le sue urla.
Mi contorco e mi aggrappo allo stomaco che sta calciando. Ora mi fanno male le braccia e non le sento più a causa della sua forza maledetta. Provo tanto dolore da non saperlo descrivere...
-Cami... - E' quasi come un sussurro - Cami, svegliati...
-Basta, ti prego!- Grido. Continuo ad essere scossa per un pò fino a quando non mi sveglio.
Ho Benjamin di fronte ai miei occhi, mi sta tenendo per gli avambracci e sono seduta, col il fiatone. Sento il viso bagnato dalle mie lacrime e lo stomaco continua a contorcersi. Ripenso al mio sogno, separo Benja da me con un braccio e corro in bagno chiudendo la porta durante il percorso. Mi inginocchio davanti al gabinetto e vomito. Vomito come non mai e sento lo stomaco in fiamme dal dolore. Sento una mano che mi accarezza la fronte bagnata di sudore e so che sono al sicuro. Mi ricompongo pian piano. Mi alzo, tiro lo sciacquone mentre Benjamin continua a stare dietro di me come supporto. Mi guardo le mani e vedo le unghie sporche di sangue. Vado allo specchio e controllo la cicatrice, quella dalla quale ora esce sangue.
-Continuavi a graffiartela... Quando me ne sono accorto ti ho immobilizzato le mani, ma tu le ritiravi...- Dice Benja. Scoppio a piangere. Apro l'acqua e me la bagno per tirare via il sangue e, insieme alle mie mani, c'è il soave tocco di Benja. Mi vien voglia di dargli un ceffone, ma il suo tocco è tanto dolce che ora credo di piangere proprio per quello, per il suo tocco tanto dolce intendo. Poi mi viene in mente che lui è l'amore della mia vita, che io lo amo alla follia e che non si merita di soffrire ciò che soffro io, così mi giro e lo abbraccio stringendolo a me e sentendomi incredibilmente in colpa per il mio pensiero del ceffone. Anche lui mi abbraccia e mi stringe forte. Sento il suo cuore battere velocemente quanto il mio, nonostante stia cercando di mantenere la calma per far calmare me. Lo amo troppo.
-Mi dispiace...- Dico con voce rotta. Lui mi accarezza il viso, la cicatrice dalla quale non esce più sangue, e mi da un bacio in fronte. Fa un piccolo sorriso e chiude il rubinetto.
-A me dispiace non poter far nulla per impedire che i tuoi sogni si riempano di tenebre
Ritorniamo a letto e sdraio metà corpo sul suo per poterlo sentire più vicino.
La mattina del 27 Febbraio è un pò fredda e piovosa, così decido di mettere una maglia di lana rossa e un paio di jeans. Un abbigliamento un pò meno professionale del solito. Benjamin mi accompagna, lo bacio - un pò più a lungo del solito - e m'incammino verso il palazzo sui miei 13 centimetri di tacco nero. Non vedo Javier e vado di corsa nel mio ufficio, ma appena entro lo vedo seduto proprio sulla mia sedia girevole. Le mie spalle cadono in avanti come gesto di sconfitta, ma le rialzo subito e lo fisso col mio sguardo serio.
-Alzati immediatamente dalla mia sedia ed esci fuori dal mio ufficio se non vuoi che chiami la sicurezza - Lo avverto mentre mi tolgo la giacca e l'appoggio assieme alla borsa sul divanetto. Si alza e lui e il suo completo grigio scuro si avvicinano a me. Non ci faccio caso ed incomincio a fare il solito: mi siedo sulla MIA sedia girevole, apro il primo cassetto tirando fuori una pila di documenti e incomincio a separarli secondo luoghi e date. Alzo lo sguardo e lo vedo ancora davanti a me, dall'altra parte della scrivania - Se hai intenzione di stare qui ti avverto che t'ignorerò fino a quando non te ne andrai - Comincia a camminare di nuovo, lentamente, girando la mia cattedra fino ad arrivare dietro di me. Il cuore incomincia a battere più forte quando le sue mani percorrono le mie braccia coperte di lana. Gira la sedia ed ora siamo l'uno di fronte all'altro. Continua ad accarezzarmi le braccia ed incomincio a sentirmi incomoda - C-cosa vuoi...?- Ottiene il mio silenzio posando un dito sulle mie labbra. Lo rifiuto, non ci fa caso, fa scendere il dito lungo il mio collo, in mezzo ai seni, fino alla parte bassa del mio maglione. Mette la mano sotto la tela e io lo spingo via, ma non serve a nulla perchè lui è più forte. Cerco di fermare la sua mano che cerca di andare più in alto ma non ci riesco. Incomincio a spingerlo con le gambe, a calciarlo, e lui tira via la mano per separarmi le gambe e tenermi ferma.
-Stai ferma piccola- Fa salire le mani lungo le mie cosce fino ad arrivare al bottone dei miei jeans. Lo slaccia e abbassa la cerniera.
-Fermati Javier!- Grido spingendolo via.
-Non gridare- Mi riprende con sguardo arrabbiato. Mi viene il fiatone e non so cosa fare. Le sue mani continuano a toccarmi, nonostante io cerco di impedirglielo. Ritornano sotto il maglione e stavolta riesce ad accarezzarmi i seni. Io piango, ho paura e cerco di togliermelo di dosso.
-No, ti prego!- Mi porto le mani in viso quando mi strappa il maglione lasciandomi in reggiseno. Incomincia a baciarmi tra i seni mentre io chiedo aiuto, ma d'un tratto la sua mano mi tappa la bocca. Cerco di pensare velocemente e provo a tirare un calcio ai suoi gioielli. Ci riesco dopo due tentativi e lui mi lascia torcendosi di dolore. Mi alzo e mi tolgo i tacchi di fretta per poter correre. Prendo il telefono e incomincio ad andare, ma lui mi prende per la caviglia e cado a terra. Gli graffio la mano con le mie unghie lunghe, mentre mi trascina verso di se, e scappo quando mi molla. Non m'importa se sono senza maglia, se in corridoio qualcuno mi può vedere in intimo, l'unica cosa che m'importa è scappare. Vado nel bagno dei disabili, che ha la porta blindata e si riesce ad aprire e chiudere solo con la chiave, ed incomincio a piangere. Mi rannicchio a terra e digito il numero di Benjamin. Violenti pugni si scatenano dall'altra parte della porta.
-Esci da lì! Non ti voglio fare del male. Lasciami amarti, Cami!
Provo a richiamarlo ma ancora non risponde. Il mio pianto si fa più forte e chiamo un numero di emergenza... un certo Coco Maggio. Dopo due squilli la voce di un uomo dice:
-Pronto?
-Aiutatemi, vi prego! Vi prego, ho bisogno di aiuto!
-Ma lei signora, chi è?
-Sono Camila, ho bisogno di Benjamin!- Grido piangendo. Pochi secondi dopo lo sento:
-Camila
-Benja, aiutami!!
-Dove sei?
-Sono a lavoro, nel bagno delle donne invalide
-Stai tranquilla, ora arrivo
-Sbrigati, ti prego!
-Ti amo- Dice, e riattacca. Quest'ultimo mi strappa un sorriso e penso "Ti amo anch'io". D'un tratto non si sentono più colpi. Mi alzo e incomincio a camminare avanti e indietro contando i minuti su telefono. Dieci. Dieci minuti sono passati. Al tredicesimo qualcuno cerca di aprire la porta con la chiave esterna. Prendo la prima cosa che mi capita per mano, il sapone, lo prendo e sono pronta a lanciarlo. Quando la porta si apre e vedo Javier gli lancio la saponetta dritta negli occhi. Fa due passi indietro e ritorno a correre lungo il corridoio per raggiungere il mio ufficio. Mi giro e vedo che m'insegue a passi grandi, poi si ferma e vengo fermata anche io da un morbido muro ricoperto da una giacca nera. Quest'uomo si gira.
-Benjamin!- Grido il suo nome e lo abbraccio con tutte le mie forze mentre piango, e piango ancora.
-Ciao Benjamin...- Sento la voce di Javier.
-Cosa ci fa la mia ragazza senza maglia?
-Un cliente. Se non arrivavo io a quest'ora sarebbe dovuta andare in ospedale
Io tremo e sussurro al mio ragazzo:
-E' stato lui...- Mi stringe più forte e sento la rabbia salirgli in gola.
-Grazie Javier - Mi prende in braccio e mi porta nel mio ufficio mentre tengo appoggiata la fronte sulla sua spalla. Mi siede sul divanetto. Stiamo abbracciati per un'eternità mentre mi accarezza la schiena - Cosa è successo?
-Io, io sono entrata e lui era già qui. Quando ho incominciato a fare le mie cose seduta alla scrivania è venuto, ha incominciato a toccarmi, mi ha aperto i jeans...- Mi separo e glieli faccio vedere. E ricomincio a piangere.
-Shh, tranquilla, ora che siamo insieme andrà tutto bene- Mi bacia, ma io mi separo.
-Giuro che non c'è stato nulla, lo giuro...
-Non hai bisogno di giurarmi niente, Cami. E se succederà me lo dirai, vero?- Annuisco freneticamente. Vedo che abbassa gli occhi al mio petto e gli si allargano le pupille. Diventano tristi mentre mi passa la mano per accarezzarmi. Mi bacia in alcuni punti, però non riesco a capire. Separo la sua testa dal mio petto e vedo i segni dei denti di Javier. Quattro morsi.
-Mi dispiace...- Dico.
-Scusami fiorellino - E rido a crepapelle dentro di me quando Fran entra e Benjamin non sembra molto contento - ma io ho visto tutto, non sapevo più se entrare o no per consolarti, dato che c'è già il tuo futuro marito, e alla fine eccomi qua. Ti ho portato anche un pò d'acqua. Giuro che questa volta gli faccio causa...- Si tappa la bocca quando si accorge di aver detto una cosa che non doveva dire. La risata dentro di me svanisce e il cuore riprende a battermi all'impazzata quando Benjamin mi guarda.
-Come "questa volta"? Ce ne sono state altre? - Sono paralizzata, non gli rispondo. Va incontro a Fran mentre si toglie la giacca e gliela porge - Arrivo subito. Prenditi cura di lei
-No. Benja...- Ma non mi ascolta e se ne va.
-Perdonami, ti prego, non era mia intenzione dirglielo...
-Tranquillo Fran, tranquillo, prima o poi lo avrebbe scoperto...- Mi mette la giacca nera di Benja sulle spalle e mi offre l'acqua. Bevo qualche sorso, infilo le braccia nelle maniche, abbottono la giacca e mi alzo per rimettermi le scarpe.
-Sei sicura di quello che vuoi fare?
-Voglio solo fermarli - Rispondo con dignità. Prendo il mio maglione rosso fatto in mille pezzi e lo metto in borsa - Vieni?
-Ovvio, questa non me la perdo mica
Camminiamo lungo il corridoio e Vico viene correndo verso di noi.
-Cami, Benjamin sta ammazzando Javier!- Lei ci guida fino allo studio di Javier. I grugniti di Benja sono inconfondibili.
-Non ti azzardare mai più, bastardo! Idiota! Lei è mia!- Ogni parola è accompagnata da un pugno in pieno viso.
-Benjamin fermati!- Grido prendendogli il braccio alzato per il prossimo pugno.
-Fammi spaccargli la faccia
-No!- Grido.
Meno male che ancora non è arrivata Claudia!
Fran mi aiuta a tirare su Benjamin e anche Javier si rimette il piedi con il labbro spaccato e il sangue che gli esce dal naso.
Il suo viso mi ricorda il mio qualche anno fa... Ma ora non importa.
-Basta amore, credo che abbia capito, vero Javier?- Dico.
-Sei un fottuto bastardo, ti denuncerò, sei fortunato che c'è lei a supplicarmi di fermarmi perchè sennò ti avrei già staccato i fottutissimi denti, uno a uno, con le mie mani!- Continua ad agitarsi e il mio cuore continua a battere freneticamente. Incominciano a farmi male i polmoni, più di prima, e un dolore improvviso al polmone sinistro mi colpisce in un millesimo di secondo facendomi piegare in due. Grido di dolore e provo a rimettermi dritta ma non ci riesco: più mi metto dritta, più il dolore aumenta. Ora Benjamin non sembra fare caso a Javier, è piegato insieme a me. Lo abbiamo già fatto tante volte: mi offre la mano, gliela metto sotto al polmone sinistro e lui spinge all'interno delle costole mentre mi rimetto dritta. Questo processo aiuta ad alleviare il dolore.
-Stai bene piccola?- Chiede Fran. Faccio un paio di respiri e sento che il dolore è passato.
-Si... Comunque, io sono venuta per fermarvi. Benja, con le persone si parla, non si risolve nulla con la violenza
-Cami, ti ha messo le mani addosso, quello che gli ho dato è stato pure poco
-Però io non voglio fare scandalo, quindi fatela finita tutti e due - Mi avvicino ad Javier. Lo guardo negli occhi poi gli tiro un ceffone. Il suo solito sguardo furioso mi colpisce e sento Benjamin muoversi dietro di me - Fran, tienilo fermo - Abbasso lo sguardo e vedo la mano di Javier, come solita, chiudersi in un pugno. Metto le ciocche castane dietro gli orecchi, esponendogli il viso con le mie cicatrici che sento scure e fastidiose - Colpiscimi. Dai Javier, dammele, so che desideri farlo - Mi slaccio la giacca esponendo il seno con la sua cicatrice. Mi tolgo i bracciali esponendo i polsi con le sue cicatrici.
-Basta Cami- Dice Benjamin severo, ma non lo ascolto.
-Le vedi? Dammele, in fondo ci sono abituata - Il suo viso sembra sconvolto - Forse in mezzo alla tua confusione ti starai chiedendo se è il caso di farlo davanti a Benjamin. Puoi farlo. Lui ha già visto altre volte - Mi tolgo la giacca, mi giro e rilasso la schiena - Le avevi mai notate prima? Ogni volta che mi toglievi la maglia e io ti davo le spalle? - Mi giro di nuovo e mi rimetto la giacca - Benjamin ha visto tutto. Può anche vedere te- Il mio sguardo cade di nuovo alla sua mano. Non è più serrata in un pugno, è rilassata.
Gli faccio pena.
-Cami... io...
Gli do le spalle e me ne vado. Esco dallo studio per andare al mio seguita da tutto il mondo tranne Javier. Mi siedo sul divanetto e bevo un altro pò dell'acqua che mi ha portato Fran.
-Ti senti meglio?- Chiede Benjamin. Annuisco.
-E' come essermi tolta un peso...
-Noi non abbiamo intenzione di chiedere nulla- Dice Vico.
-Approvo- Aggiunge Fran.
-Sei stata molto coraggiosa, Cami. Per un momento mi è venuta voglia di prenderti la mano per farti forza, poi però ho visto che tu di forza ce ne avevi fin troppa- Si congratula Vico.
-Però se ti metteva una mano addosso rispondevo di mio, sappilo. Sono fiero di te. Molto - Mi bacia la mano e sorrido - Sei la mia Dea coraggiosa- Mi bacia sulle labbra e non gli importa se abbiamo gente intorno. Neanche a me. Ci baciamo, facciamo giocare amorevolmente le nostre lingue, le una con le altre, per un tempo indefinito. Quando ci separiamo sorridiamo con le fronti unite. Alzo la testa, mi guardo intorno e non vedo più nessuno. Benjamin si accalca su di me, mettendosi tra le mie gambe e mi bacia il collo, le spalle, gli avambracci, per poi salire all'orecchio e scendere alla mandibola e alle guance. Mi bacia le cicatrici del viso, percorre con la lingua la circonferenza del mio collo, sulla cicatrice, ed io godo ad occhi chiusi. Quando li riapro vedo sulla mia cattedra, con la vista appannata dalla felicità, un mazzo di calle.
-Benja - Ma lui continua a baciarmi in mezzo ai seni - Benjamin
-Mmmm- Fa questo verso senza alzare la testa. Gliela prendo tra le mani ma gemo quando passa la lingua sul mio capezzolo coperto dal reggiseno. Tiro le sue ciocche bionde e cerco di concentrarmi e non eccitarmi.
-Benjamin... le calle...- Dico col fiato in gola. Gemo ancora quando mi morde. Poi alza la testa di scatto.
-Cosa?
-Le calle- Dico col fiatone puntando lo sguardo alla mia cattedra. Gira la testa e si alza, correndo per prenderle e sedersi accanto a me. Le nostre mani vanno dirette al bigliettino. Ci guardiamo un attimo e lo prendo io. Lo apro ed ecco scritto:

TI AFFERRO

E subito io mi afferro con una mano le caviglie per proteggerle.
Benjamin legge il bigliettino e se lo mette in tasca. Prende la mia testa e il mio corpo e mi abbraccia al suo petto.
 
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view post Posted on 10/2/2015, 18:35
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GoldenGirl/ Gianni/Nipote

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BeaCami è bellissima questa storia.. Scusami se non ho commentato prima ma non mi sono connessa al forum per parecchio tempo! :(
Infatti l'ho letta tutta in una volta, ed ho finito circa 10 minuti fa..! :P
Mi piace un casino, e sono curiosa di sapere chi è il LUI a cui si riferisce Cami..
Però mi è sorto un dubbio: mica è Javier quel LUI?? Sono rimasta senza parole quando ho letto quella parte..
Comunque, non vedo che posti il nuovo capitolo.. Scrivi benissimo, e mi piace leggere quello che scrivi..
CONTINUA PRESTO!!! :D :lol:
 
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Kekkabenjamila
view post Posted on 12/2/2015, 22:02




Bea cami scrivi divinamente non credo che quel lui può essere javier ma allora chi sarà? :huh: chiunque sia se fa del male a cami lo uccido :angry: continuaaa
 
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view post Posted on 22/2/2015, 15:36
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2013 [Le date non verranno riportate]


Ed eccomi a piangere con il cuore che batte a mille. Sono a casa del mio uomo ed ecco i messaggi della mia umiliazione messi su Internet.

I MESSAGGI NON POSSONO ESSERE RIPORTATI PERCHE' STATI PERSI.

Questo mio cellulare nuovo riesce ad andare su Internet ed ecco ora che su Whatsapp una mia compagna di classe mi sta umiliando. E chi dovrebbe essere? MariaPia. Dopo averle raccontato tutte le mie disgrazie, ecco che scrive al gruppo della classe che ho un tumore, che sono stata quasi violentata per più di una volta, che mi volevo suicidare* etc.Tutte le mie disgrazie, in pratica.

*L'anno prima ho tentato di suicidarmi varie volte non guardando la strada mentre l'attraversavo. Una volta c'era anche Luisana con me. Mi ha salvata, perchè stava veramente per succedere, e quando mi ha tirata via dalla strada mi ha detto:
-Camila, ma sei scema? Che cosa cercavi di fare?
-Ma perchè non ti fai i cazzi tuoi, Lu! Lasciami in pace!- Le risposi. Non dimenticherò mai questo momento.

Oddio, aiuto quasi svengo. Chiedo al mio uomo di ri-accompagnarmi a casa per discuterne con mia madre. In un primo momento mi manda, poi decide di occuparsi lui della cosa, aiutandomi a denunciare la mia umiliatrice.
Ed ecco che il giorno dopo arrivo a scuola e faccio leggere a Bautista i messaggi (a lui gli avevo raccontato tutto. Quasi tutto) e lui mi aiutò dicendo tutto alla coordinatrice di classe. Quando ritornammo dentro, MariaPia mi disse che doveva parlarmi. E così facemmo l'ora dopo.
-Senti, mi dispiace molto aver fatto quello che ho fatto... Solo che mi sembra strano che ti siano capitate tutte queste cose che mi hai raccontato...
-Però sono vere, MariaPia, io ti ho aperto il mio cuore, ti ho raccontato tutto come se fossi la mia migliore amica e tu mia hai tradita... Ti avverto, ho intenzione di denunciarti, e ci stanno già pensando- Impallidì in viso.
-No, ti prego no, non denunciarmi! - Il mio sopracciglio si alzò come gesto d'interrogazione - Cami, io ho una sorellina con il cancro e la mia famiglia riesce a malapena a comprare le medicine e a farle fare i trattamenti... Una denuncia costa troppo, per favore...- Sapevo che non mi stava mentendo perchè avevo visto questo piccolo cucciolo in foto, senza capelli. Sapevo anche che era già stata denunciata per aver umiliato una persona su Ask. Ha dovuto parare una cosa come 2.000 €, forse di più.
-Avresti dovuto pensarci prima, allora- Le risposi. Però, alla fine, visto che non ho un cuore di pietra, annullai la denuncia. Non l'ho fatto assolutamente per lei, l'ho fatto per sua sorella, perchè la comprendo.
Io e MariaPia, non ritornammo mai più amiche come prima.

Sono caduta in depressione.
Questa sera dovevo uscire a cenare con LUI, stavo già male di mio perchè avevo la gola che mi faceva male e, se ricordo bene, avevo anche il raffreddore. Quando ha suonato il campanello, ho incominciato a piangere, e neanche oggi so dire il perchè. Piangevo e gridavo come un'ossessa, pensavo di aver paura di uscire dalla porta di casa. Piangevo e piangevo, mia madre mi abbracciava e continuava a ripetermi che dovevo stare tranquilla. D'un tratto poi, quando ebbi gli occhi chiusi, mi spaventai perchè ho visto da fuori la mia figura piangere.
Lo so, è difficile da comprendere. Penso che sia una cosa che se non si prova non si può capire.
E' stato come se i miei occhi mi stessero vedendo piangere. E allora piansi ancora di più.
Sonia continuava a dirmi che dovevo prepararmi perchè LUI era giù ad aspettarmi. Io continuavo a dire che non volevo uscire di casa. Così il mio uomo salì, entrò in casa e quando mi vide piangere chiese duramente a mia madre:
-Cose le sta prendendo?
-E io che ne so, d'un tratto si è messa a piangere, dice che non vuole uscire di casa...
-Cami, ascoltami - Mi disse inginocchiato davanti a me. Io seduta su una sedia - Perchè stai piangendo?
-Non lo so...
-Come sarebbe a dire "non lo so"? Ci deve essere un motivo, Cami
-Non lo so!
-Senti, smettila di piagnucolare e vestiti che dobbiamo uscire. Non ti voglio aspettare un minuto di più. Forza, non fare la bambina e vestiti
Le sue parole mi colpirono come mille coltelli al cuore.
-COME PUOI INSULTARMI IN QUESTO MODO E NON INTERESSARTI A ME MENTRE MI VENDI IN QUESTO STATO?!- Gridai.
-Muoviti e smettila di piangere. Tra dieci minuti ti voglio giù, capito?
-Scusa, però se la vedi piangere non parlarle così, ora la preparo io e viene giù- Interruppe mia madre. Lui annuì e se ne andò. Continuavo a dire a mia madre che non volevo andare, ma dovevo per forza.

Un altra volta successe una cosa simile, solo che stavolta era un pomeriggio nella quale dovevo andare a casa SUA.
LUI entrò in casa e di nuovo mi vide piangere sulla solita sedia. E di nuovo ecco le parole:
-Dai Cami muoviti, non mi far aspettare, smettila di piangere come una bambina e vestiti...
-SE DEVI GRIDARMI O INSULTARMI, VATTENE SUBITO DA CASA MIA!- Lo interruppi gridando. Lui mi guardò serio e si passò le mani in viso dalla frustrazione.
Se solo mi avesse chiesto perchè veramente stessi piangendo...

Maggio 2013


Stanno consegnando i temi d'italiano e non vedo l'ora di sapere com'è andata. Nei temi sono sempre stata bravissima. Amo scrivere! Questa volta avevo scelto una traccia che parlava dell'amicizia. Ed ecco che la professoressa (la più stronza al mondo) mi chiama:
-Bordonaba... Sono totalmente insoddisfatta, mi aspettavo di più
La felicità che si era formata dentro me svanì, presi la pila di fogli da me scritti e lessi il voto le la dedica:

5/6
Grammatica a posto
Contenuto inespressivo
Totale mancanza di termini appropriati
Testo fuori dalla traccia


"Dal 5 al 6?? Non è possibile, non ho mai preso un voto simile in un tema!". Rilessi varie volte il tema per capire cosa non andasse. La prof disse che sono andata fuori traccia, per me non era così. Gli occhi lucidi per l'insulto ai miei pensieri, andai dalla professoressa con il tema in mano e le dissi:
-Ora lei mi dice cosa c'è di sbagliato qui
-Te l'ho scritto nella dedica, Bordonaba
-Io non accetto assolutamente questo voto, ho seguito la traccia, ho parlato d'amicizia come cosa psicologica inserendo anche qualche esempio, proprio come aveva detto lei. Dovrei dire che è colpa sua allora, che non sa spiegare le cose come si deve- Non mi rispose, le tirai il tema alla cattedra e la informai che sarei andata in bagno. Non chiusi la porta, la feci sbattere dalla rabbia. Arrivata al freddissimo bagno, mi rannicchiai ed incominciai a piangere pensando che avevo aperto la mia mente su dei fogli di carta e che erano stati rifiutati. Pensavo di aver deluso il professor Martin Andrade, tutto il lavoro svolto insieme riguardo alla scrittura e alla letteratura.
Da quel giorno non seguii più le lezioni di questa professoressa, né italiano, né storia, né letteratura. Mi dicevo che tanto oramai stava finendo la scuola.
Incominciai a scrivere, durante le ora non seguite da questa professoressa. Lei pensava stessi prendendo appunti, in realtà sapeva benissimo che io scrivevo testi e poesie. La mia prima poesia si chiama L'ODORE [Basato su un fatto reale]. Successivamente scrissi L'ODIO. Poi scrissi un testo, di cui pensai scrivere un libro, che chiama IL PRIMO GIORNO CHE TI HO VISTA. Questi tre testi non li ho più riavuti perchè li diedi a Martin. Volevamo insieme organizzarci per poter mettere i testi da me scritti sulle Antologie scolastiche.
Andando avanti, scrissi LA MADRE, SOLTANTO UNA LACRIMA (in due versioni), LA LIBERTA', LA VITA COME UN ALBERO. Poi incominciai a scrivere testi sul mio uomo. Ma questo accadrà più avanti. A volte le persone venivano da me e mi chiedevano "Perchè scrivi?". Scrivere è una cosa che molti sottovalutano, le persone pensano di non saperlo fare, ad altri non piace proprio. Scrivere si addice a tutti, bisogna avere solo una cosa chiamata "COSCIENZA". A tutti quelli che me lo chiedevano raccontavo questa mia storia del "TEMA D'ITALIANO", perchè da quel giorno la presi come una sfida ed incominciai a scrivere per far vedere alla mia prof quello che io so fare e che si era sbagliata di grosso a darmi quel voto. Ora, però, scrivo solo perchè amo farlo.

Ho finito quest'anno scolastico. Sono stata bocciata per italiano.

L'estate del 2014 mi apre le porte e io scrivo ancora come un'ossessa. Il sole è bollente, il caldo è agghiacciante, si respira l'atmosfera della libertà lontani da scuola. Il mio ultimo testo scritto è LA VITA COME UN ALBERO. Sì, ho continuato a scrivere e lo farò ancora, e ancora, e ancora. I dolori alla testa sono spariti, ma hanno comunque lasciato il loro marchio. Se mi danno anche sono uno schiaffo in testa incomincia ad esplodermi. La memoria? Beh, non ricordo moltissime cose. Ricordi sfocati. Ciò che dimenticai non lo ricordai mai più. Proprio come se avessi premuto il tasto RESET della mia mente. Però non mi dispiace più di tanto.
Amo ancora alla follia il mio uomo, nonostante incominci ad arrabbiarsi più spesso del solito. Martin quest'anno non insegnerà più nel mio paese, ma in uno a kilometri di distanza. Mi manca tantissimo, e ha ancora i miei testi! In queste vacanza estive decido di scrivere un libro. Ho incominciato a scrivere IL PRIMO GIORNO CHE TI HO VISTA, ma era troppo complicato. Un libro che parla d'amore. Ma io non avevo mai conosciuto l'amore! Come avrei potuto scriverlo?
Un'altra alternativa: DIECI INFERNI NELLA MIA VITA. Questo libro parla di una ragazza di 21 anni che viene rapita e viene violentata per dieci anni, facendola prostituta. Quando riesce a scappare va in ospedale e scopre di avere il cancro. Dopo essere stata aiutata dai suoi amici di un tempo e dall'amore della sua vita, muore. Anzi no, non muore. Insomma, ero ancora molto indecisa sul se farla morire o no. Però questo in breve è il riassunto. Questo libro non è mai stato completato.
Infine eccone un altro, il terzo: FINCHE' MORTE NON VI SEPARI*. Questo è stato il prodotto di un anno e mezzo di meditazione. Il finale mi è venuto una mattina quando ero sul letto e meditavo. Ero in vacanza a Valencia con mia madre. Questa storia, miei lettori, la conoscete già perchè l'ho pubblicata che sui forum. Questo è un libro che sto ancora finendo di scrivere e ho intenzione di finire.

* Il contenuto del libro originale è diverso da quello esposto nei forumfree.

Passo quest'estate in biblioteca. Amo la biblioteca! Ho imparato ad amarla in questi ultimi tempi.
Lo so che sembra una cosa da pazzi, ma almeno tre giorni a settimana, per quattro ore, stavo in biblioteca e leggevo tutti i titoli di tutti i libri presenti, sia romanzi per ragazzi, che per adulti, sia narrativa, che classici, che storie vere. Quelli che m'ispiravano li annotavo. Poi, quando finii di leggerli e annotarli, li presi uno ad uno e mi lessi tutte le trame eliminando quelli che non mi sarebbero interessati. Lo so, proprio da pazzi! Tutti in estate vanno al mare, in piscina o escono con gli amici. Io andavo in biblioteca.
Incominciai a leggere una marea di libri, scoprendo che mi piace di più la narrativa per adulti che quella per ragazzi.
I miei scrittori preferiti: Cinzia Lacalamita, Katherine Pancol, Lee Lipsenthal, Edgar Allan Poe, Pablo Neruda e Angéle Lieby.

ATTENZIONE!: DA QUESTO PUNTO IN POI ANCHE SE IL RIFERIMENTO E' AL PASSATO, INCOMINCIERO' A SCRIVERE AL PRESENTE MA METTENDO LE DATE (per non farvi fare confusione durante la lettura)

15/09/2014
07:42


Ed eccomi davanti alla mia nuova bellissima e maestosa scuola. Questa volta è l'ultima [FINALMENTE!!!!]. Fuori dalla scuola ci sono solo i ragazzi nuovi che vanno separati nelle classi. Siamo ancora tutti fuori e mi guardo un pò intorno. Il vento leggero del mattino passa tra i miei capelli castani lunghi fino alle spalle, debolmente ondulati. La pelle fresca, dolce e pulita. Le braccia incrociate ad aspettare il suono della campana. Cambio la posizione delle gambe appoggiando il peso sulla gamba destra. Sono più che decisa: quest'anno ho l'obbiettivo di rimanere in silenzio, tenendo i miei segreti per me e per nessun altro.
Cammino un pò e arrivo dall'altra parte della piazzetta della scuola. Mi giro e vengo fermata dalla visione di un ragazzo. Sento le pupille allargarsi, la bocca semi-aperta. Un ragazzo biondo, dalla statura alta è appoggiato con i gomiti sul recinto in perfetta pietra intagliata in colonne, mentre il petto si porge in avanti. La posa leggiadra. Il cuore incomincia a battere più forte quando passo lo sguardo per il suo corpo perfetto. Il petto ampio è coperto da una maglietta bianca; le spalle larghe e le muscolose braccia sono coperti da una giacca nera, formale. I pantaloni di jeans perfettamente aggiustati e le scarpe nere perfettamente nere e lucide.
Cazzo, dev'essere ricco sfondato!
In mano tiene la sua ventiquattr'ore di stoffa nera. Guardo le mani perfette e potenti. Guardo il suo viso e mi accorgo che mi sta guardando. Arrossisco e il cuore sembra un treno che non ne vuole sapere di fermarsi. Ci guardiamo negli occhi: i suoi sono due pozzi d'acqua cristallina, tanto celeste che quasi è bianca. So che i miei occhi sono verdi, intensamente chiari. Mi perdo nella sua mandibola forte e nella cicatrice che divide a metà il sopracciglio sinistro. Rompo il contatto dei nostri occhi quando vedo delle persone avvicinarsi a lui, supponendo che sono degli amici. Infatti vanno da lui, due ragazzi, e si abbracciano da uomini, facendo scontrare i pugni. Guardo da tutt'altra parte, il pavimento a ciottoli di pietra marroni perfettamente squadrati e lisciati, perdendomi in loro. Cavoli, questo è stato intenso...
Il suono della campana mi distrae, alzo la testa di scatto e seguo la massa. Sculture e dipinti ci accolgono (siamo in una scuola artistica). Entriamo nella "Sala delle Colonne" di questo ex Convento di suore. Il pavimento è a scacchiera a mattonelle beige e marroni, le finestre enormi, le pareti bianche, come le colonne circolari ed enormi anch'esse. Ci fanno sedere su delle sedie e io mi metto in un angolo appartato e guado fuori dalla finestra. Penso... "Chissà se quest'anno mi farò degli amici. Chissà se quest'anno andrà meglio" Per me è difficile farmi degli amici con tutti i segreti che ho. E poi, sono un pò asociale... Un pò?
La preside della scuola incomincia a chiamarci per classe facendo prima la sezione A, poi la B, C ed infine D, ma mia nuova classe.
-Si alzino:
MARCOS AGUILAR
MANUEL AGUIRRE [e la mia testa si alza di scatto quando sento il suo nome... COSA??]
ANGLES BALBIANI
FRANCISCO BASS
CAMILA BORDONABA
DIEGO CHILD
FELIPE COLOMBO
ROBERTA ESPINOSA
TOMAS EZCURRA
FLORENCIA FAZZARINO
MAYA FRITZENWALDEN
LUISANA LOPILATO
VICTORIA MAURETTE
DIEGO MESAGLIO
JULIETA MONACO
PALOMA MONACO
FERNANDA NEIL
INES PALOMBO
BENJAMIN ROJAS [e il mio cuore cade quando Mister Occhi di Ghiaccio si alza... Benjamin...]
PIRU SAEZ
SOFIA SANTILLAN
BELEN SCALELLA
JAZMIN VARELA
MICHAELA VAZQUEZ
Ci alziamo e andiamo tutti da una professoressa che ci trasporta in classe. Sento un paio di occhi bruciarmi la schiena da dietro mentre io cammino in prima fila. Arriviamo all'aula 39 e ci sediamo. Io mi siedo al primo banco nella parte destra dell'aula. Benjamin nel primo banco dalla parte sinistra dell'aula. Continua a guardarmi anche mentre la professoressa d'inglese e il coordinatore di classe, il professore di educazioni plastiche/scultoree, spiegano il regolamento. Mi guardo intorno, facendo finta di non vedere Benjamin, e vedo che delle ragazze cercano di attirare la sua attenzione.
Dopo quattro ore m'incammino verso casa.
Wow! Sento ancora quegli occhi addosso!

-Allora, com'è andata il primo giorno?- Chiede mia madre mentre prepara il pranzo.
-Bello, i compagni sembrano simpatici - Mia madre alza lo sguardo dalla pentola e studia i miei occhi verde splendente - Cosa?
-E i ragazzi? Uno in particolare? - Timidamente abbasso gli occhi al pavimento - Lo sapevo! Dai, dimmi, come si chiama? Quanti anni ha? Fuma? Cami stai attenta, sai che tu non puoi fumare...
-Calmati mamma! Benjamin è carino, ma...
-Si chiama Benjamin?
-Sì. Non so quanti anni ha... Sembra un ragazzo per bene, veste in modo molto formale... - Bevo un sorso d'acqua dalla bottiglia - Secondo me è stra-ricco
-Allora corri a prenderlo così vivrai nel lusso, cara mia!- Rido al suo commento.
La mia cara mammina che pensa solo ad acchiappare uomini ricchi!

-Allora, com'è andata oggi?- Mi chiede il mio uomo seduto sul divano accanto a me con una coppa di vino in mano. Decido di dare un aggettivo a questa giornata:
-Intenso...
-Cosa vorrebbe dire "intenso"?
-No, nulla, dico... bella, è andato tutto bene... - I suoi occhi studiano attentamente i miei. Incomincia a farmi paura - C-he c'è?
-C'è un ragazzo, vero?
-Nono, sul serio è solo che... - Mi sento intimata, e non mi piace - Manuel, ho Manuel in classe, il ragazzo che avevo anche l'anno scorso. Sono un pò agitata perchè non vorrei che mi rovinasse l'anno. Tutto qui
-Stai tranquilla Cami. Pensa positivo e vedrai che andrà tutto bene- Dice e mi abbraccia. Mantengo la testa sul suo petto mentre penso a quegli occhi scuri e seri che guardavano i miei grigiastri e bugiardi.

Sono passati nove giorni ma la classe fa ancora fatica a fare amicizie. Tutti i giorni sono andati per il meglio e gli occhi di Benjamin continuano a guardarmi come se fosse ossessionato. Il mio uomo incomincia ad avere dei comportamenti strani nei miei confronti, incomincia a farmi paura... Però oltre a questo va tutto bene.
Ho scoperto che io, Benjamin, Tomas, Mesaglio, Luisana, Ines e Julieta abbiamo un anno in più degli altri. Manuel e Victoria due. Tomas, Benjamin, Mesglio e Victoria erano in questa scuola anche l'anno prima, mentre noi altri abbiamo cambiato per venire in questa.

24/09/2014


Un inizio andato come tutti gli altri giorni.
Una fine mai ricevuta prima.
La mattina è andata come al solito, poi alla sera mi è toccato andare da LUI.
Mi ha obbligata a raccontargli tutto ciò che feci nell'arco della giornata.
Ed eccoci qui, alle 20:37, che mi hanno uccisa.

Vorrei continuare raccontandovi questo mio giorno infernale, quello in cui mi venne rubato tutto. Finalmente, dopo tanti anni mi posso sfogare di nuovo e lo voglio fare con voi lettori.
Ma non oggi, non ora.
Sono esausta. Ho bisogno di riposarmi.
Poi, magari, quando avrò le forze necessarie, ritornerò a scrivervi.
 
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view post Posted on 23/2/2015, 19:22
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GoldenGirl/ Gianni/Nipote

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Capitolo molto intenso, come sempre d'altronde.. :D ^_^
Ma mi devi spiegare una piccola cosa: cosa significa questa frase? --> Ed eccoci qui, alle 20:37, che mi hanno uccisa..?????
Vuol dire che smetti di scrivere questa storia per un po'.. Oppure è così che deve andare??
 
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view post Posted on 7/3/2015, 20:21
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(Capitolo +18)

-Non voglio mai più che vedi quel degenerato!- Dico chiaro e tondo alla mia donna.
-Non è colpa mia se voi uomini pensate solo a scoparmi dal mattino alla sera!- Furibonda, gesticola elevando le braccia.
-Cami, non dire queste cose. Tu sei mia e di nessun altro
-E cosa vuoi che faccia? Devo licenziarmi solo perchè ho un molestatore a lavoro? Eh no, Benja, le cose non stanno così. Amo il mio lavoro anche se non è ciò che mi sono sempre aspettata di fare nella vita e sto incredibilmente bene con tutti i miei colleghi
-Non con tutti!- Le punto il dito contro.
-Basta, sono stufa!- Prende la giacca ed esce di casa sbattendo la porta. Non abbiamo litigato da tantissimo tempo ormai, non è nel nostro genere farlo, però è frustrante. Odio sapere che la ragazza che amo soffre quando non ci sono ed è per questo che mi arrabbio. Odio quando non ragiona. Sì, preferirei che si licenziasse e che non lavorasse. Potremmo mantenerci con solo il mio lavoro. Ma questo a lei non va per niente a genio.
Non mi preoccupo che sia uscita di casa, sicuramente sarà andata da un'amica o a fare una passeggiata per meditare un pò. Incominciò a preoccuparmi, però, quando sono le 19:30 di sera e lei ancora non arriva. La chiamo ma non risponde, e neanche risponde ai messaggi. Le mani si nascondono tra i miei capelli dalla disperazione. Spero non le sia successo nulla. Poi, poco dopo, entra dalla porta di casa.
-Alla buon ora!- Le dico, e l'abbraccio più forte che posso. Si torce un pò e affloscio la mia presa.
Non ci parliamo per tutta la sera, neanche a cena. Poi, quando sono sul divano per fare zapping alla TV arriva con la sua camicia da notte azzurra che le arriva a metà coscia. Gattona sul divano per venire su di me e baciarmi il collo. Mi morde l'orecchio un paio di volte. Poi accarezza la curva del mio collo con la punta del naso e sospira soddisfatta quando sente il mio odore. Non le faccio caso, in realtà mi vien voglia di buttarla sul divano e perdermi in lei. Continuo a tenere la vista alla TV mentre lei mi accarezza il petto, coperto da una maglia a maniche corte bianca, con la mano e la fa abbassare fino ai miei pantaloni di seta da pigiama. Prende il mio amichetto con un movimento brusco della mano da sopra i pantaloni e io faccio un sobbalzo.
-Hai finito di fare il muso? Perchè non dai retta a me, che sono il tuo amore? - Incomincia ad accarezzarmelo da sopra la seta dei pantaloni e il mio sguardo passa dalla sua mano ai suoi occhi. Cerco di dire qualcosa, ma se aprirò bocca so che finirò per affogare la sua - Hai intenzione di resistere ancora a lungo? - Si alza ed incomincia ad incamminarsi verso le scale - Quando ti sarai deciso, io ti aspetto a let...- Non la faccio finire, la raggiungo e in tre millesimi di secondo siamo sdraiati sul divano e lei è intrappolata sotto il mio corpo. La mia eccitazione continua a crescere mentre lei continua a gemere tra le mie labbra. La sto divorando e lo adoro. Adoro la sua saliva, il suo calore, la sua umidità; adoro il suo sapore e il suo aroma. Mi separo, mi tolgo la maglia e le sue mani vanno dirette al mio petto per potermi toccare. Gliele prendo e le immobilizzo una ad ogni lato della sua testa. La guardo e cerco nel suo viso un segno di timore, ma non c'è.
-E' finito il tempo delle provocazioni, piccola. Ora vediamo se riesci a capire a chi appartieni- Lei sorride e io le tolgo la fine camicia da notte per scoprire che sotto è solo coperta per delle mutandine in pizzo blu. Immergo il viso nei suoi seni, accarezzandoli con le mani e con la lingua. Lei geme, grida e inarca la schiena quando glieli mordo.
-Sei dolcissima, Cami, adoro i tuoi seni. Sono solo per me, solo per il mio tocco, solo per i miei occhi
-Sì, solo tuoi!- Geme.
Appena siamo nudi, in un secondo la penetro e lei grida. Lo faccio ancora e grida di nuovo. Le mani sono ancora immobilizzate dalle mie, mentre io la penetro e lei grida.
-Questo è solo mio!- Grido mentre la penetro.
-Solo tuo!- Geme lei.
-Tu sei solo mia, Cami, hai capito? Solo io ti posso compiacere. Dillo, dillo che sei mia
-Sì! Sono tua!
-Solo per me!
-Dio, Benja!- Continua a gridare e gemere mentre io la penetro più forte e lei chiede ancora di più. Incomincio a baciarle il collo e le faccio un succhiotto. La fanno andare fuori di testa. Grida più forte quando succhio, e viene.
I veloci battiti dei nostri cuori cercano di regolarsi mentre ci riprendiamo dai nostri piaceri.
-Hai capito a chi appartieni?- Dico con l'affanno.
-Si... Sono tua, ma già lo sospettavo- Mi fa un sorriso e le libero le mani. Le prendo la testa e la bacio dolcemente mentre mi ricompongo.

Di nuovo a lavoro l'accompagno, come tutte le mattine, ma stavolta l'accompagno fino al suo ufficio. Si toglie la giacca e mi da un bacio sulla guancia.
-Ecco, contento? - Annuisco mentre le mie labbra tentano di non ridere - Ora puoi andare- Si gira e le do una pacca sul sedere. Emette un piccolo grido di sorpresa e, mentre mi fulmina con lo sguardo m'incammino verso la porta. Lei si gira e io, di corsa, poso una biro con la punta puntata alla sua scrivania. Quando esco dall'ufficio, mi ritrovo davanti Javier.
-Cosa ci fai qui?
-Nulla...- Risponde lui. Incomincia a salirmi la rabbia.
-Non hai già avuto abbastanza da lei?
-No, devo ancora arrivare dritto al punto... Sai, ci stiamo facendo amici...
-Bugiardo
-Oh, per niente. Chissà se un giorno sarà mia, mi piacerebbe provarla, fotterla come si deve...- Il mio sguardo è furioso, mi si dilatano le pupille e sono pronto a tirare mille pugni alla sua faccia.
-Non permetterti a parlare così di lei, idiota
-Sennò che mi fai?...- E mentre alzo il braccio vedo arrivare Claudia.
-Eccoti Javier! - Esclama lei - Ti ho cercato dappertutto! Buongiorno Signor Rojas
-Per favore, Claudia, mi dia del tu- Dico stringendole la mano.
-Ok, ma solo se anche tu lo farai con me- E si porta via il suo impiegato.
Vado a lavoro con la certezza di tenere sotto controllo Cami.
La biro in realtà è una telecamera.
Arrivo nel mio ufficio e subito prendo la mia agenda. Scorro le pagine e mi soffermo un attimo al 27 Febbraio dove ho scritto TI AFFERRO. Penso a dove vuole arrivare LUI con queste parole... poi qualcuno bussa alla porta.
-Avanti!
-Salve Benjamin - E vedo Rodrigo arrivare di fretta e furia - abbiamo un problema con un'auto, un furgoncino. Margo
-Allora devi andare da Esteban, lo sai che io mi occupo solo di automobili e non di furgoncini
-Ah, ok, mi scusi tanto- E se ne va con quella sua aria goffa e confusionaria. Mentre chiude la porta, si riapre e vedo entrare Coco.
-Amico! Ti ho trovato un detective, ecco qui il numero- Posa un biglietto sulla mia scrivania e si siede su una sedia.
-Grazie mille, Coco. Non sai quanto te ne sono grato - Distolgo un attimo lo sguardo da lui e accendo il computer per controllare come sta andando a Cami.
-Allora, come va tutto?
-La minaccia è sempre in agguato, ma oltre questo, tutto bene- Dico mentre vedo Cami seduta sulla scrivania.
-E Cami?
-Regolare. La amo ogni giorno di più. Oggi è la festa della donna, fai qualcosa con la tua compagna?
-Con Pilar? Non so...
-Potremo fare quella famosa uscita a quattro di cui avevamo tanto parlato
-Si, si potrebbe fare- Porto nuovamente la vista al monitor e vedo qualcosa d'insolito. Cami sta parlando al telefono. Il punto è che è in piedi e si tra aggrappando ai capelli con una mano.
-Aspetta un momento- Dico a Coco, e attivo le casse del computer per ascoltare la conversazione.

-Penchè? ... Non capisco perchè mi stai di nuovo cercando, cosa vuoi? ... Hai già avuto abbastanza da me, se tu non fossi cambiato ... No ... No, per favore ... Ma perchè? Cosa vuoi ancora! - Ed incomincia a piangere.

-Scusa Coco, ma devo andare. Grazie per l'aiuto. Ci vediamo stasera alle 20 al ristorante- E vado via di corsa.
Entro nell'azienda e subito vedo Fran con un mazzo di calle in mano.
-Fran, quelle sono per Camila?
-Si, ma...
-Dalle a me- E gliele prendo di mano. Vado nell'ufficio di Cami, ma sento delle urla provenire da dentro, così aspetto e ascolto.
-Non ti è bastato con quello che ti ho svelato, continui a darmi fastidio, Javier!
-Continuerò a farlo fino a quando non capirai chi è l'uomo giusto per te!
-Io ho già l'uomo giusto per me. Sono stanca di essere vista come oggetto di sesso da tutti voi, io ho bisogno d'amore e l'unica persona che mi ha dimostrato di sapermene dare è Benjamin. Quindi smettila di fare l'idiota, perchè sei solo questo! Un idiota, un pervertito, uno di quei tanti uomini sporchi d'animo...!- E d'un tratto non si sente più nulla, poi all'improvviso un grido. Il mio cuore accelera ed entro subito. Vedo Cami a terra che si tocca la guancia e Javier in piedi con la mano alzata. Sbatto le calle a terra, corro da Javier, lo prendo per il colletto e lo sbatto al muro più vicino.
-Provaci un'altra volta e sei FOTTUTO!- Gli tiro un calcio alle palle e lui s'inginocchia dal dolore. Lo prendo per i capelli e lo trascino fuori con tutta la forza che ho mentre lui ancora geme di dolore. Lo lascio a terra nel corridoio e chiudo la porta. Corro da Cami e m'inginocchio con lei. Sembra ipnotizzata.
-Cami... - Ma lei continua a guardare un punto fisso con la mano sulla guancia - Cami, guardami- Le dico dolcemente. Le lacrime coprono i suoi occhi e poi scorrono come fiumi sul suo viso.
-Fa male- Dice strofinandosi la guancia sinistra. Le tolgo la mano e vedo la sua cicatrice sanguinare. Mi allarmo un attimo dentro di me quando incomincia a piangere e a contrarre il viso, perchè la cicatrice in questo modo si apre ancora di più.
-No Cami, smettila di piangere... - La prendo in braccio e la faccio sedere sul divano. Prendo la sua borsa, posata ancora sul divano, e cerco un fazzoletto. Lo prendo e incomincio a toglierle il sangue che continua a colare e colare - Cami, per favore, smettila di piangere o si aprirà ancora di più... Per favore, ti prego, non piangere - Dico, e l'abbraccio con tutte le mie forze. Mi separo quando lei incomincia, con fatica, a smettere. Prendo un altro fazzoletto e metto quello sporco nel cestino di fianco al divano - Ora devo premere, Cami... - Incomincia a negare con la testa e capisco che le fa troppo male. Fa già fatica a non piangere, le si vede in viso - Amore, devo fermare il sangue... Baciami - Le dico. La prendo dalla nuca con la mano libera, mentre l'altra continua a sostenere il fazzoletto sullo zigomo. Mi avvicino a lei e la bacio. Poco dopo premo più forte che posso sulla cicatrice e le tengo stretta la nuca con la mano, mentre lei grida di dolore dentro la mia bocca. Cerca di liberarsi ma io la tengo e premo forte le labbra sulle sue. Incomincia a graffiarmi, a stringere con le mani i miei vestiti mentre continua a gridare.
Mi separo.
-Lasciami, Benja!
-Cami lo sai, o andiamo in ospedale, o lo faccio io
-Ma fa male...
-Lo so, io cerco solo ti farti passare il dolore, tu cerca di resistere un attimo- Tiro via il fazzoletto e vedo che il sangue si è un pò fermato.
-Ci sono solo piccoli graffietti sulla cicatrice. Nulla di grave...- Ad un tratto lei è seduta a cavalcioni su di me e mi abbraccia. L'abbraccio anche io e mi sento in Paradiso. La consolo fino a quando non è lei a separarsi
-Grazie... Ti amo tanto...
-Lo so... C'è qualcosa che mi devi dire? Qualcosa che ti è successo oggi?
-No...
-Cami, dimmelo- Dico quando mi accorgo che guarda quello che c'è di fianco a me. E poi ho visto e sentito, non può ingannarmi.
-Sul serio... Nulla...
Lascio perdere il discorso e dico:
-Sono arrivate altre calle. Fammi alzare, sono la a terra- Dico puntandole con lo sguardo.
-Non m'interessa, io voglio te- Dice aggrappandosi al mio corpo. Sospiro, mi alzo con lei in braccio. D'un tratto la metto sulla spalla destra e vado a raccogliere le calle mentre lei ride divertita. Ritorno al divano e la rimetto a cavalcioni su di me. Prendo il biglietto e tiro le calle accanto a me. Lo apro e leggo:

TI STROZZO

-Ti strozzo? - La sento tendersi su di me e la tranquillizzo subito - No piccola, no, sta tranquilla che non è successo nulla. Senti, oggi è la festa della donna e io e Coco abbiamo pensato di portarvi fuori a cena
-Un'uscita a quattro?
-Si, e non accetto un no
-Ok. Va bene, a che ora?
-Alle 20. Oh Dio, quanto ti amo Cami, oggi è la tua festa, quella della mia donna!- E l'abbraccio forte mentre sorride nonostante il dolore.
La cena trascorre bene, Camila e Pilar vanno molto d'accordo e finalmente faccio conoscere Cami a Coco. Ridiamo e scherziamo, intorno a noi ci accolgono miliardi di Mimose. Quando ci avviamo all'uscita del ristorante, vedo Rodrigo con una donna. Io e Coco ci avvicinammo a loro per salutarli mentre le ragazze continuavano a chiaccherare a pochi passi da noi.
-Buona sera Rodrigo, anche tu hai portato la tua dama a cena stasera- Dice Coco.
-Eh si, colleghi, vi presento Emily
-Piacere, Coco
-Benjamin- Diciamo stringendole la mano. La donna passa lo sguardo prima su Coco, poi su di me. Nel suo sguardo da cerbiatto si legge che è attratta da noi. Sento un bacio sulla guancia e l'amore della mia vita mi prende per mano.
-Allora ragazzi, ce li presentate anche a noi?- Dice Pilar allegra.
-Certo, lei è Emily- Dice Coco e le ragazze la salutano con la mano.
-E lui è Rodrigo, lavora per la nostra azienda-Dico io e le ragazze gli stringono la mano. Vedo Cami guardarlo attentamente, come Rodrigo fa con lei.
-M-ma... tu...- Dice lei.
-Vi conoscete?- Interrompo io, guardandola negli occhi.
-Io no- Si affretta a dire Rodrigo. Cami si avvicina a lui, tenendomi ancora per mano. Poi vedo che spalanca gli occhi e le lacrime incominciano a scendere. Mi stringe la mano e io la tiro verso di me per allontanarla da lui. Avvicino la bocca all'orecchio e le sussurro:
-Cami, che cos'hai?
-E'-è lui...- Balbetta.
-Chi?
-Vado un attimo in bagno- Annuncia. Mi chiedo cosa le sia preso. La vedo incamminarsi, poi mi rivolgo agli altri.
-Scusatemi
-Tranquillo, donne - Dice Rodrigo - Però vado un attimo in bagno anche io. Scusatemi- E se ne va.
C'è qualcosa che non mi quadra. Si conoscono? E se si, come si sono conosciuti? Chi pensa che sia Cami?
 
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michaela2000
view post Posted on 7/3/2015, 21:57




Ho capitooooooo e rodrigo forse????, :o: :lol: :lol: :lol:
 
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view post Posted on 8/3/2015, 19:56
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SI AVVERTONO I GENTILI LETTORI CHE IL CONTENUTO PRESENTE A PARTIRE DA QUESTO CAPITOLO SARA' ALTAMENTE VIOLENTO ED E' CONSIGLIABILE NON LEGGERE PARTI INDESIDERATE. GRAZIE E BUONA LETTURA....

24/09/2014


Sì, ora ne ho il coraggio, so di potercela fare, finalmente, a svelare il mio più grande segreto.
Di mattina vado a scuola con il sorriso più dolce che sia mai apparso sul mio viso. Entro nell'aula 38 e mi guardo intorno. Sono sola e nell'aula di Discipline Pittoriche (Disegno dal vero). Scelgo uno dei tanti oggetti posati sulle mensole e mi siedo ad un banco abbastanza vicino. Intanto arrivano altri ragazzi. Io incomincio a tirare fuori le matite morbide, le biro e i pastelli. La gomma no! E' assolutamente vietata il questa materia. Una ragazza dai capelli rosso tinto mi si avvicina.
-Posso sedermi?- I suoi occhi trasparenti come l'acqua s'incontrano con i miei.
-Certo- E si siede nel banco alla destra del mio. Posa lo zaino e si toglie la giacca di jeans.
-Tu sei Camila, giusto?
-Si, e tu...
-Jazmin. E' da più di una settimana che ci vediamo e ancora non sai il mio nome?- La ragazza è un pò intimante, sembra una di quelle malvagie. Il rosso dei suoi capelli sta a meraviglia con la sua pelle bianca e i suoi occhi. I capelli in realtà ce li ha biondi, se li è tinti prima dell'inizio della scuola, mi han detto.
-Scusami, è che non ho una memoria molto buona... ricordo a stento quello che mi è successo l'anno scorso...- Va diretta da un suo amico appena entra in classe. Ritorno a sedermi e apro gli astucci in attesa dell'arrivo della professoressa.
-Buondì Cami - Alzo lo sguardo ed esso si scontra con Mister Occhi di Ghiaccio. Mi rialzo in piedi - e non so neanche il perchè - e inciampo sulla gamba dello sgabello mentre cerco di uscire dal banco. Cado in avanti ma lui è tanto vicino a me da prendermi subito. Spalanco gli occhi ed incomincio ad arrossire aggrappata alle sue spalle, con il viso davanti a una di esse. Sento la sua colonia e quasi svengo. Avvicina la bocca al mio orecchio - Stai bene?- Sussurra.
Mi separo immediatamente da lui.
-Oh Dio, p-perdonami, scusami non volevo...
-Sta tranquilla- Dice soavemente. E mi sorride. E io mi sciolgo all'istante. Come fa ad essere così sexy? E ha la mia stessa età!
-Buongiorno anche a te... e scusami ancora- Sento che l'imbarazzo sta svanendo.
-Posso avere l'onore di sedermi qui?- Chiede puntando col dito il banco alla sinistra del mio. Annuisco e me ne vado all'istante per evitare di fare altre brutte figure. Passeggio per l'aula cercando di calmare il battito del mio cuore. Poi vedo Luisana venire da me.
-Cavoli Cami, ti direi... Wow! Si vede lontano un miglio che Benjamin ti vuole. Ed è un ragazzo carino. Secondo me vi dovreste mettere insieme
-L'ho visto Lu, è tremendamente bello però quando è accanto a me ho sempre paura di fare qualcosa di sbagliato. Insomma, lui è un ragazzo colto, hai visto come parla, come si veste?
-Sì, si vede che viene da un reame!- Dice ridendo. L'abbraccio e la stringo forte a me. Lei ha un anno in meno di me. La adoro troppo. Arriva la prof in classe e ci apre la cassettiera. Io e altri due ragazzi andiamo e apriamo il cassetto della nostra classe per prendere le cartelline e distribuirle. Finalmente mi siedo al mio banco e posso disegnare il vaso viola-azzurro con accanto tre cubi rossi messi a piramide. Prendo una matita morbida ed incomincio a fare la mia struttura. Jazmin chiacchera con il suo amico seduto accanto a lei. Si chiama Felipe. Si conoscono da poco, ma sono inseparabili. E insieme formano una coppia di pazzi.
-E' bellissimo, però credo che qui il vaso lo hai fatto poco panciuto. Posso?- Dice Benjamin puntando il disegno con la sua matita.
-Eh... certo- E incomincia ad esprimere le sue abilità sul mio foglio. E' tanto vicino a me e sento che si avvicina sempre di più. Il cuore mi batte intensamente e i sentimenti vanno in frantumi. Mi tocca la gamba con la sua e io la separo d'istinto. Lui mi guarda e sorride. Mi vien voglia di piangere. Mi giro e cerco la professoressa con lo sguardo.
-Prof, posso andare un attimo in bagno? Per favore, la prego...
-Se proprio devi...- Dice senza alzare lo sguardo da un disegno che sta correggendo.
-Sì devo. Grazie- Esco dalla classe in fretta e vado al bagno che è giusto di fronte. Corro al lavandino, mi bagno le mani con acqua fredda e le passo sul mio viso bollente di febbre da tumore ed imbarazzo. Non so se ce la potrò fare... Ma perchè non si riesce mai a stare in una scuola con un pò di tranquillità.
Passano le ore e arriviamo alla quarta. Andiamo nell'aula 10 per la lezione di Disegno Geometrico. Il professore entra con aria da vip, come tutti i giorni. Lo odio a morte. Per fortuna Benjamin non è vicino a me in queste due ore. Ma alla fine di quest'ora il professore chiede a me e, rullo di tamburi, a BENJAMIN di andare a prendere degli strumenti in un'aula del piano terra. Il prof mi consegna una chiave e io e Benjamin andiamo. Facciamo il percorso più lungo scendendo per le Scale Antiche fino ad arrivare al piano di sotto.
-Vieni- Mi dice e mi prende per mano portandomi in un angolo acconto alle scale. Sono di schiena al muro e lui è di fronte a me.
-Cosa?- Appoggia una mano alla parete accanto alla mia testa e io suoi occhi si fanno intensi. Il suo sorriso malizioso mi intima un pò. Passa le dita lungo la mia mandibola fino ad arrivare alla nuca. Le fa scendere lungo il collo e io faccio un piccolo gemito. La respirazione si accelera. Passa un dito dalla mia spalla alla mia mano, poi percorre la curva del mio fianco con la mano fino a posarla nella zona lombare della mia schiena. Mi accarezza la schiena e io la inarco un pò per le mille sensazioni che in questo momento provo. Mi sento arrossire ancora una volta e gemo ancora quando avvicina le labbra al mio collo e mi accarezza col suo alito. Il suo tocco continua soavemente a sfiorarmi la pelle.
-Allora lo provi anche tu...
-Cosa?- Dico con un sussurro.
-Lo stesso che io provo per te
-Benjamin, per favore...
-Shhh...- "Che svergognati che siamo!!", penso.
-Benjamin, dobbiamo andare, ci vedranno...- Si separa da me e mi guarda negli occhi.
-Perchè tremi, Cami? Non devi aver paura- Io? Stavo tremando? Forse sì. Mi ricorda la situazione vissuta con Ivan, questa.
-Io...- Mi prende una mano e la porta al suo petto. Sento il suoi pettorali caldi e scolpiti sul palmo della mia mano.
-Lo senti? - Dice sostenendo la mia mano sul suo cuore - Senti quando batte forte e veloce? E sai per chi lo fa? Per te. Solo per te
-Benjamin...- E' troppo, non posso sopportarlo.
-Abbracciami. Toccami - Dice. Accedo senza neanche pensarci. Lentamente passo le braccia lungo le sue spalle e lui lungo i miei fianchi. E ci fondiamo. E' confortante. E' la sensazione più bella del mondo. E' puro relax. Mi sento al sicuro. E allo stesso tempo in pericolo. Poso le mani sul suo petto e lo separo un pò da me per infilare le mani nella sua giacca nera aperta e toccargli la schiena. E' muscoloso. Molto. E caldo. Geme di soddisfazione. Sembriamo due ragazzini inesperti. Bene, qui l'inesperta sono io. Se mi dice di essere vergine non ci crederò neanche morta - Sogno di farlo da quando ti ho vista, Cami. Sogno di toccarti dal primo momento che i nostri sguardi si sono incrociati...
"ANCHE IOOOOO!!!", grido dentro me. Ad un tratto suona la campana e faccio uno scatto per lo spavento. I ragazzi incominciano a camminare per i corridoi, scendere e salire le scale senza prestarci attenzione. Cerco di separarmi ma lui mi stringe di più per non farmi scappare.
-Benjamin, dobbiamo andare
-Sto meglio così
-Eccoli, sono lì- Sento dire.
-Ehi piccioncini!- Dice un altro.
-Vai Cami!- Dice una ragazza.
-Finalmente vi siete fatti avanti!- Sono migliaia di voci puntate su di noi. Il mio imbarazzo compare un'altra volta ed incomincio ad arrossire.
-Me lo togliete di dosso?- Dico ridendo. Vedo un ragazzo venire da noi ma Diego lo ferma:
-Non ci pensare neanche Child. Se togli a Benjamin ciò che è suo diventa un animale
-Dai Benja... Per favore...- E, dopo un pò si stacca da me. Mi sistema la maglietta rosa, un pò troppo alzata in vita, e io gli liscio la maglia bianca e la giacca nera. Lui si gira e posso vedere la panoramica di Jazmin, Felipe, Child, Diego, Luisana e Florencia fissarci. Arrossisco più di prima quando Diego si avvicina a Benjamin e gli dice:
-Hai avuto abbastanza? Il professore si è infuriato. E vedo che non siete andati a prendere gli strumenti che vi ha chiesto. Camila, lo hai fatto andare in un punto di non ritorno- Dice rivolgendosi a me con l'ultima frase. Benjamin sorride, mi da un bacio sulla guancia e se ne va con i ragazzi. Io sono ancora ipnotizzata.
-Cazzo Cami, ci stavate un casino!- Dice Jaz.
-Secondo me aveva fatto l'alza bandiera. Cosa hai fatto Camila? Te lo sei scopata qui?- Dice Felipe gesticolando mentre Flor ride come una matta. Luisana viene da me e mette un braccio sulle mie spalle mentre morde la sua barretta al cioccolato e cocco. Me ne da un pezzo. E' la mia preferita. Mi riprendo subito con quel pezzo di cioccolata.
-Credo di aver bisogno di sedermi- Dico, e me ne vado con Luisana.
Arrivo a casa troppo felice e mia madre se ne accorge.
Passo il pomeriggio tra Chimica, Matematica e Inglese.
E alle 19:56 il mio uomo mi viene a prendere.
Il silenzio m'inquieta, ma io sorrido.
-Cos'è quel sorriso Cami? Da quando è incominciata la scuola ti vedo molto allegra
-Eh già
Incomincio a camminare per tutta la casa come una pazza ripensando a ciò successo oggi.
-Cosa vuoi mangiare oggi?- Mi chiede dalla cucina. Continuo a camminare e il mio sguardo incrocia l'orologio.
Le 20:37.
L'ora prescelta.
L'ora in cui incomincia il mio Inferno.
Ritorna a chiedermi cosa voglio per cena.
-Non lo so!- Gli rispondo frenetica camminando verso la mia stanza. D'un tratto sento passi pesanti e veloci venire verso di me. Mi chiedo cosa stia passando e la paura incomincia a salire. In questi ultimi tempi il mio uomo sembra molto più frustrato di prima. Circa da quando ho incominciato la scuola.
Quando entro in camera mia, mi prende per il braccio e mi gira di scatto. Mentre lo fece mi disse una frase sul fatto di chi ha torto e chi no. Non me la ricordo questa frase. Ero troppo concentrata su quello che sarebbe venuto dopo.
Perchè dopo che disse quella frase, guardai i suoi occhi.
Quello che vidi nei suoi occhi... fu orribile. Fu vedere l'inferno, sopportare un peso sulle spalle. Fu sentire tutto il corpo in fiamme, il cuore esplodere.
Perchè ora mai i suoi occhi non erano più dolci e soavi come quelli di una volta.
No.
Tuoi occhi erano freddi, cupi e spalancati. Erano terrificanti, verdi strani. Un verde mai visto nella mia vita, un verde scuro che non riconobbi in lui. Lo fissai col nodo in gola, fissai quegli occhi che mi stavano accoltellando viva. Vedevo le vene rosse, le pupille nere di tenebre e dilatarsi come nuvole in tempesta. Il verde non era più come il mio. Era falso. A quel punto avrei preferito essere cieca.
Non ci furono parole, bastò quel semplice sguardo.
Uno sguardo che cambiò tutto.
Una vita.
Un mondo.
Mi vidi dentro i suoi occhi. Un'anima in pericolo.
E così fu.
Quella notte tutti dormirono nel quartiere.
Io gridai.
Di dolore.
Un intenso dolore.
E' lui a rompere il contatto e ad andarsene. Io rimango pietrificata ancora per un pò, fino a quando non prendo coscienza e m'incammino verso il bagno. Entro e mi chiudo dentro. Incomincio a piangere mentre il mio corpo cade a terra contro il muro. E' stato orribile. La cosa più spaventosa al mondo, quella di guardare dentro quegli occhi furiosi. Presto sentii di nuovo quei passi pesanti e violenti pugni si scatenarono dall'altra parte della porta.
-Apri la porta Camila!- Gridò privando ad aprirla.
-No!
-Apri la porta! Esci da lì o ti ammazzo!
"Cosa?", pensai. Come poteva un amore andarsene così in fretta?
-Non aprirò fino a quando non ti sarai calmato!- Gli grido mentre mi rialzo.
-Esci da lì, mi sto arrabbiando di brutto!
E poi dissi questa frase, una frase che mi venne spontanea e che ancora oggi ricordo:
-Che senso ha arrabbiarsi quando spezzi un cuore?
Ancora oggi non so spiegare cosa significhi questa frase detta in un momento di panico.
Mi costa molto raccontarvi tutto ciò... Avrei preferito che tutto ciò non accadesse mai...
Dissi quella frase ad alta voce, ma non gridando. Non so se l'abbia mai sentita.
D'un tratto la porta viene spalancata da un calcio e lui si accalca su di me. Mi da uno schiaffo, poi un altro e un altro ancora.
Ora so che i ceffoni dati con il dorso della mano fanno più male che quelli dati con il palmo.
Ceco di scappare mentre grido ma lui mi prende per i capelli e incomincia a darmi testate al muro. Mi sbatte a terra e il mio braccio viene graffiato da qualcosa. Cerco di rialzarmi mentre piango ma non ne ho l'occasione. Mi prende per la caviglia e mi trascina fuori dal bagno mentre io grido e mi aggrappo al pavimento con le unghie. Sento qualcuna di queste spezzarsi.
-LASCIAMI!- Grido torcendomi, e la sua presa si fa più stretta. Mi porta in sala da pranzo.
-Inginocchiati- Mi ordina tirandomi per i capelli, mettendomi davanti alla gamba del tavolo. Tira fuori delle manette da non so quale luogo e mi ammanetta i polsi. Ho la gamba del tavolo di fronte agli occhi e tra le braccia e sono inginocchiata.
-Cosa vuoi farmi?- Chiedo allarmata. Mi da un pugno e la testa va a sbattere sul ferro che ho tra le braccia.
-ZITTA! MI HAI STUFATO CAMILA, NON SOPPORTO PIU' VEDERTI COSI'!
"Ma così come?", mi sono sempre chiesta. Ho sempre cercato di essere la donna perfetta per lui, per non tradirlo mai. Cosa avevo fatto di sbagliato in quel momento?
Sento che mi strappa la maglia nella schiena e sento anche il reggiseno slacciato.
-Non ti girare- Mi ordina.
Ed eccole:
una, due, tre, quattro, cinque, sei... e si continua così per l'eternità.
E io grido per un dolore atroce mai sentito prima.
Dieci, undici, dodici, tredici... E sento che la mente sta cedendo.
A ogni frustata grido e mi chiedo quando finiranno.
-RICORDERAI PER SEMPRE QUESTO GIORNO, CAMILA BORDONABA!
Sedici, diciassette, diciotto... sento che sto perdendo coscienza.
E la perdo.
Alla VENTIQUATTRESIMA frustata.
La più atroce di tutte le altre.
Mi accalco in avanti e chiudo gli occhi. Perchè ad un tratto vedo tutto nero.

25/09/2014


Mi sveglio aprendo con fatica l'occhio sinistro.
E mi rendo conto, dal dolore, che nulla è stato un sogno.
Mi guardo intorno. La luce è accesa ma non c'è nessun rumore. Mi accordo di non essere più attaccata alla gamba del tavolo, ma sdraiata contro la parete. Cerco di alzarmi e grido quando stiro la schiena e qualcosa mi brucia. Una volta in piedi, mi giro guardando la parete. Vedo strisce orizzontali rosse su bianco. Quando sono svenuta, probabilmente, mi ha calciata un paio di volte contro al muro. Guardo l'orologio sulla mensola. Sono le 05:17. Di solito mi sveglio 23 minuti dopo, siccome la mia scuola è un pò lontana. Vedo un biglietto sul tavolo:

Quando torni da scuola vieni qui. Ti devo parlare.
Un bacio. Ti amo.


Scoppio a piangere quando leggo le ultime due parole. Mi tolgo la maglia e il reggiseno facendoli cadere al suolo. Cammino a petto nudo e vado in bagno. Mi guardo allo specchio e vedo l'occhio sinistro nero. Il labbro spaccato. Lo zigomo sinistro andato a puttane. Sembra essermi passato uno tsunami tra i capelli. Abbasso lo sguardo e vedo lividi alla pancia. Mi giro e cerco di vedermi la schiena e gemo di dolore quando ci provo. Vedo milioni di segni rossi e sanguinanti. Sono un mostro.
Piango mentre mi faccio la doccia. Il dolore è insopportabile. La faccio ad acqua abbastanza fresca per far si che non mi bruci la schiena. Vado al mio armadio con un asciugamano e il mio pensiero è: E ora come faccio per la schiena? Prendo un reggiseno e cerco di mettermelo, ma non ci riesco. Fa troppo male. Il top è peggio perchè anche se è tutto di seta, preme sulla pelle. Non mi metto il reggiseno e infilo direttamente una maglia gialla fluo a maniche corte che ha dei grossi strappi nella schiena. E' la migliore che ho trovato. Mi metto l'intimo e un paio di pantaloni di seta nera. La cosa più atroce è infilarsi le scarpe. Anzi no, la cosa più atroce è quella di mettere lo zaino in spalla. Dovrei avere anche io una ventiquattrore di stoffa nera. Ripenso a Benjamin... e sorrido. Ma poi subito piango.
Prima di uscire di casa mi copro i lividi il meglio possibile con il trucco, gonfio i capelli della parte sinistra per coprirmi l'occhio con essi e mi metto un cardigan grigio per coprire la schiena.
Arrivo con fatica a scuola e ringrazio Dio quando mi siedo al banco dell'aula 39, anche se non posso appoggiare la schiena. Prendo gli occhiali e me li metto. Incomincio a piangere dietro di essi mentre aspetto che entrino i miei compagni. Non alzo lo sguardo quando mi salutano, lo faccio solo quando Maya mi chiede:
-Cami, che cos'hai?
-Niente- Le rispondo...
Non saluto neanche Benjamin quando lui lo fa sorridendo....

Sono entrato in classe, ma lei non era più come prima. Si copriva il viso con i capelli, la si vedeva fragile e triste.
Mi ricordo quando la vidi per la prima volta fuori da scuola.
Vidi una ragazza di spalle. Mi soffermai subito ai suoi fianchi, al suo sedere e alle sue gambe. Dio, quanto era sexy! Poi, quando si girò la vidi paralizzarsi, e il mio ego aumentò quando seppi che stava guardando me. Ma lei era meravigliosa. Il suo corpo non molto magro, i suoi fianchi larghi, i suoi seni un pò piccoli... Immaginavo milioni di Paradisi tra quei capelli ondulati che facevano filtrare il vento tra di essi. Poi, quando mi guardò negli occhi, il mio mondo cadde. Non avevo visto cosa più meravigliosa nella mia vita. E da quel giorno non facevo altro che pensare a lei.
Ma oggi la vedevo fragile.
Molto.
Mi venne una voglia tremenda di andare da lei, ma non parlava e non rispondeva a nessuno. Sapevo che non lo avrebbe fatto neanche con me.


Non parlo, la gente si accorge che sono strana e Jaz all'intervallo si avvicina a me per farmi domande.
-Cos'hai Cami?
-Niente
-Ah sì, e io sono troia. Ora mi dici che cos'hai? Non hai parlato con nessuno, neanche Benjamin hai salutato. E' preoccupatissimo, Cami - Io non parlo - Mi vuoi dire che cos'hai?
-Niente- Dico, e incomincio a camminare per andarmene in bagno.
-No, Cami...- Jaz mi prende per il braccio e io grido di dolore. Mi piego in due e lei mi lascia quando feccio un altro grido di dolore per la schiena.
-Non ho niente Jaz, e ora lasciami in pace!- Grido. Lei guarda il mio viso e io mi affretto a coprirlo.
Ma ormai aveva visto tutto.

-Jaz, cos'ha Cami? Mi sta preoccupando troppo... Hai visto quando l'hai presa per il braccio...?
-E si è messa ad urlare. Benjamin... il suo viso è...- Sembra sconvolta.
-Cosa Jaz, cosa?- Chiedo allarmato.
-Nulla- Dice, ed esce dall'aula. Mi passo la mano tra i capelli dalla frustrazione e mi vien voglia anche a me di gridare.
-Ben, cos'aveva Cami? Si è messa a strillare prima...
-Non lo so, nessuno me lo vuole dire, Diego!


-Cami!- Grida Jaz. Mi asciugo le lacrime.
-Si?
-Esci dal bagno un attimo
-Aspetta un momento- Dico e mi sistemo un attimo. Tiro lo sciacquone per far finta di aver fatto qualcosa e apro la porta. Cammino verso il lavandino e mi lavo le mani. A sguardo basso incomincio a camminare per poter uscire dai bagni ma Jaz s'interpone nel mio cammino.
-Togliti il cardigan
-No
-Toglietelo o te lo tolgo io, e ti consiglio di non scegliere la seconda- Dice minacciosa.
-Perchè?
-Perchè sono tua amica e mi preoccupo per te- Mi sorprende quello che ha detto. Seriamente.
-Senti Jaz, fai finta che non sia successo niente, per favore. Non rendermi le cose più difficili
-Allora togliti la maglia
-No
-Ti assillerò fino a quando non lo farai- Mi avverte.
-Fallo, a me non importa- Continuo a guardare a terra.
-Guardami negli occhi
-No- Le sussurro dopo poco. Mi costerebbe troppo. Fa un sospiro.
-Va bene, dai, andiamo in classe - Dice. Mi mette una mano sulla schiena e io gemo di dolore - Lo sapevo- Dice tra se e se.
-Sapevi cosa?
-Hai gridato quando hai piegato la schiena, oltre a farlo quando ti ho presa per il braccio. Adesso vuoi toglierti la maglia o lo devo fare io alla forza?
-E' che... - La voglia di piangere è più forte di me, ma cerco di resistere - fa troppo male...- Sussurro piagnucolando. Mi avvicino a lei e l'abbraccio come posso. Mi scende qualche lacrima quando incomincia ad accarezzarmi i capelli.
-Lo so, Cami, lo so...
-Non ne voglio parlare, per favore Jaz...
-Va bene, va bene... Scusami se ho insistito - Mi da un bacio sulla testa e, anche se mi fa male, non ci bado. Ho sentito un piccolo sentimento di estrema felicità nel più profondo del mio essere. Avrei potuto farle vedere tutto, ma avevo paura di quello che avrebbe detto o pensato... e poi, non sapevo se fidarmi. Non la conoscevo. E poi dopo tutto quello successo negli anni prima, avevo deciso di stare in silenzio - Quando vuoi vieni da me e parliamo, ok?
Annuii e andammo in classe.

Le vidi rientrare in classe e quando Cami andò a sedersi, andai subito da Jaz.
-Allora?
-Ehhh allora e allora. Benja, io non ti dirò nulla se lei non vuole. Non l'ho neanche detto a me. Io ho solo insinuato qualcosa
-Cosa?
-Ma nulla, saranno fantasie mie. Senti, lasciala in pace, è scombussolata in questo momento, non l'assalire
-Ma...
-Benjamin so che Camila ti piace, però se è così la devi anche rispettare. Ora basta chiedermi cose- Disse, e se ne andò al suo posto. Come facevo a non chiederle nulla? Lei era l'unica che qualcosa sapeva.


La schiena incominciava a bruciare come non mai e speravo non mi stesse sanguinando. Mandai un messaggio a mia madre con scritto che sarei andata da LUI a pranzo. E, come feci fatica ad andare a scuola, feci fatica a ritornare a casa.
-Ti stavo aspettando Cami- Dice lui seduto al tavolo. Tengo lo sguardo basso e sto in piedi davanti al tavolo.
-C-Cosa mi volevi dire?
-A partire da adesso tu vivi qui
-Cosa?
-Non si discute. Tra poco andiamo a casa tua e prendi tutto quello che ti serve
-Perchè devo venire a vivere qui? Io non voglio...- Viene di fretta e mi da un ceffone.
-Tu vivrai qui, che ti piaccia o no. In questo modo posso controllarti meglio, bastarda. Ci sono delle regole che dovrai rispettare:
1, Non devi uscire di casa se non per una motivazione valida;
2, Devi cucinare, pulire, stirare e lavare tutti i giorni;
3, Devi fare i letti tutte le mattine;
4, Non puoi ricevere visite;
5, Tu sei mia e di nessun altro e se voglio farti qualcosa lo faccio;
6, Se dici a qualcuno qualcosa ti spezzo le fottute ossa delle gambe!- Dice e ricevo una ginocchiata sul fianco della coscia.
-Cazzo!- Grido e piango.
-7, Se dici solo un'altra parola simile ti taglio la lingua;
8, Non devi gridare o chiedere aiuto;
9, Se scappi io ti verrò a cercare e una volta che ti avrò trovata ti ammazzerò;
10, Ora vai, tira via tutte le chiavi dalle serrature delle porte e portamele- E io lo faccio, zoppicando.
Per fortuna quando andiamo a prendere la mia roba, mia madre è a lavoro e non mi può vedere in questo stato.
-Ma cosa dirà mia madre quando scoprirà che sono venuta a vivere da te?
-Ci penso io a quello. Stai tranquilla, ora non mi scapperai più
E, la sera di questo stesso giorno, vengo di nuovo brutalmente uccisa.
Non ve lo scrivo perchè fa veramente troppo male al cuore...

Edited by BeaCami - 8/3/2015, 22:42
 
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view post Posted on 8/3/2015, 21:09
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Non so perché, ma ogni volta che leggo uno dei tuoi capitoli mi manca l'aria.. E ora, soprattutto.. Cioè, come si può fare tutto ciò alla persona che Ami? E' una cosa imperdonabile!!

Posta presto il prossimo capitolo che voglio vedere cosa succede!! ^_^ ;)
 
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83 replies since 15/11/2014, 23:31   2272 views
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