| Epilogo, prima parte
Vi ho mai parlato di Carlos Bordonaba? Beh, lui era mio padre. LUI, era mio padre. Sì, era mentalmente malato, ma come tutte le disgrazie anche questa ha il suo trauma.... Fin da piccolo aveva subito abusi fisici da parte di suo padre. Sempre, per qualsiasi cosa, lui era il colpevole e veniva punito a cinghiate o padellate. Era orribile. In più, doveva star ben attento a non urlare di dolore perchè sennò suo fratello più piccolo e le sue due sorelline si sarebbero preoccupati e spaventati. Ma anche loro avevano la loro parte. Sua madre era morta il giorno della nascita di Camila: le avevano diagnosticato un cancro al pancreas. Le cause? Probabilmente lo stress, le avevano detto i medici. Avete problemi in famiglia? Le avevano poi chiesto. Lei, semplicemente, aveva scrollato il capo. Durante gli anni, Carlos aveva visto con i suoi propri occhi come le sue sorelle piangevano quando il padre le picchiava a sangue e poi sbatteva i loro corpi contro al muro. Aveva visto con i suoi propri occhi come rasava la testa di suo fratello minore: secondo il capo di famiglia, il secondo figlio non doveva avere capelli in testa. E Carlos non poteva farci niente. Vide la sorella minore, Serena, essere trascinata per i capelli fino ad una gabbia e poi l'aveva vista morta la notte stessa mentre era andato dentro alla "Stanza Infernale" per salvarla. Ma ormai era troppo tardi. Vide il fratello minore, Patrick, scomparire da un giorno all'altro come se nulla fosse. Ricordava che lui e suo padre erano usciti, ma solo uno dei due era ritornato a casa. Quello, non era Patrick. E anche lì, fu troppo tardi. Lui era scomparso, ma Carlos sentiva dentro di sé, dentro il suo cuore, che era ancora vivo. Carlos aveva incominciato ad avere seri problemi psichici, e anche la suore della sua scuola avevano chiamato casa sua per avvisare i genitori, e da lì, suo padre gli faceva iniezioni e gli faceva prendere medicinali con la forza. Poi un giorno Carlos conobbe Sonia. All'inizio per lei era stato difficile capire quell'uomo, certe volte si comportava in maniera davvero strana, aveva scatti d'ira o di tristezza all'improvviso, e venivano sostituiti velocemente, tanto quanto come erano arrivati, da allegria e pace. Faceva delle azioni strane ed era un incredibile perfezionista. Ma, soprattutto, ciò che era suo era suo. E di nessun altro. Sonia l'aveva convinto ad andare in una clinica psichiatrica per sapere cosa aveva precisamente e i dottori confermarono che era schizzofrenia acuta da shock infantile. In più era diventato un pazzo psicopatico. I dottori, però, sapevano che Carlos voleva uscirne fuori. Lo faceva capire dai comportamenti: spesso di autolesionava o di rimproverava per non riuscire a vincere la sua depressione, per lasciar vincere la mente danneggiata da troppi ricordi malvagi. E un giorno accadde un miracolo: Sonia rimase incinta. All'inizio lei era veramente turbata, aveva paura che il suo bambino potesse essere mentalmente malato, perchè era una causa possibile. Ma Camila Bordonaba, nata a Buenos Aires nel 20 Agosto del 1997 era in ottimissime condizioni. Ma non fu Sonia la prima persona che Camila vide. Fu Carlos a sorreggere Camila mentre Sonia la partoriva, e fu sempre lui che la mantenne in braccio mentre Sonia riprendeva il respiro, come fu lui a tagliare il cordone ombelicale. E poi accadde una magia, accadde qualcosa di straordinariamente meraviglioso e sensazionale mentre Carlos piangeva di gioia: Camila aprì gli occhi e fissò nei suoi. Gli occhi erano verdi. Un bambino nasce solitamente con gli occhi scuri e, man mano che passa il tempo, il DNA riesce a completarsi e gli occhi incominciano ad assumere il loro colore, come quello dei capelli o delle labbra. Ma Camila era nata con l'eccezione di avere gli occhi già verdi, già uguali a quelli di suo padre. Carlos fu la prima persona che Camila vide appena venuta al mondo. E i due si erano già perdutamente innamorati. Carlos sembrava guarito dalla nascita di Camila. Lei era uguale a lui di carattere e di fisico: occhi verdi, capelli castani, sorriso negli occhi, espressioni facciali come quelle di Carlos, naso e bocca come quelli di Carlos, era sentimentale come lui ed era forte quanto lui. Aveva preso poco da sua madre: solo l'ondulato dei capelli, la forma del viso, l'amore per la natura, la pazienza e la carnagione chiara. Carlos e Camila stavano sempre insieme, sempre uniti, lui non la lasciava un secondo e lei non lasciava un secondo lui. Sonia parlò a Carlos dicendogli che sembrava proprio ossessionato da loro figlia, ma lui non la ascoltò, e le volte successive si arrabbiò incolpandola del fatto che aveva trovato per la prima volta qualcosa di estremamente meraviglioso nella sua vita che lo faceva sentire felice e che lei stava rovinando tutto. Sonia era tornata a parlare con gli psichiatri ed era arrivata alla conclusione dell'ossessione e della possessione. Carlos era mentalmente instabile, per lui non esisteva la ragione, per lui nella sua mente poteva esistere solo il bene o solo il male. Nessuna via di mezzo. Fu allora che Sonia chiese il divorzio: aveva incominciato ad avere paura per sua figlia perchè lui si stava letteralmente innamorando di lei. Carlos lottò per avere la custodia della figlia, ma non potè averla perchè le leggi di quel tempo dicevano che le figlie femmine dovevano stare con le madri e i figli maschi con i padri. "Tu vuoi allontanarmi da mia figlia!", le disse. "Nostra figlia". Sussurrò lei facendo cadere una lacrima sulla sua guancia. Ormai non esisteva più il "Nostra", ma soltanto "Mia". Ma, nonostante ciò, Camila e Carlos avrebbero potuto vedersi due giorni a settimana. Camila continuò a vivere con sua madre e lei pian piano, quando Camila era incominciata a diventare grandicella e ad avere amici maschi, le aveva spiegato che suo padre era particolarmente possessivo nei suoi confronti, che era geloso, come tutti i padri, di vedere le loro figlie accanto a maschi che avrebbero potuto farle del male. Sonia le aveva detto di assecondarlo nel momento in cui l'avrebbe incolpata e di tranquillizzarlo nei suoi momenti tristi o cattivi: a quanto pare, Camila era l'unica persona in grado di controllare le emozioni di suo padre. Poi, quando Camila compì 14 anni, potè decidere se andare a vivere con su padre o sua madre. Lei scelse Sonia: stava attraversando la pubertà e un'adolescenza già complicata, e avrebbe voluto passarla con sua madre perchè, come lei, era una donna che aveva già attraversato quella fase. Mentre Sonia tirava sospiri di sollievo, Carlos si era offeso e per fargli ritornare la felicità aveva deciso che si sarebbero potuti vedere tre giorni alla settimana più il sabato pomeriggio, anche fino al mattino dopo. Beh, già sapete cosa accadde poi nella mente di Camila, la sua improvvisa depressione. E a 17 anni, quando Camila incominciò la scuola, Carlos avvertì in lei uno strano e famigliare comportamento: i comportava proprio come Serena quando si era innamorata per la prima volta di un ragazzo. E ciò andava punito. Carlos odiava il fatto che la sua sorellina potesse provare in fondo al cuore la sensazione dell'amore, anche mentre subiva tutti quegli abusi da suo padre. Non solo sentiva di essere stato tradito dall'amore della sua vita, ma odiava il fatto che lui non potesse sentire, come Serena, quel senso di felicità che avrebbe potuto salvarlo da tutta quella sofferenza - oppure ucciderlo. E ora quella piccola luce nel cuore la stava provando anche la sua anima gemella, ma non per lui. Allora la punì, rivendendo in lei sua sorella Serena e gustando il fatto di farle del male, sempre più male, fino a spegnere ogli singola luce del suo cuore. Ma l'amore che Camila provava per Benjamin non svaniva anzi, cresceva sempre di più. Certo, Camila aveva notato l'ossessione e la possessione che Benjamin provava nei suoi confronti, ma l'amore che provava per Benjamin era diverso da quello che provava per suo padre. Il suo cuore sapeva che lui voleva proteggerla. Gliel'aveva dimostrato. E si amavano. Lui amava lei e lei...
-IO TI AMMAZZOOOO!!!- Il suo grido si è sentito bene mentre continua frettolosa a respirare. -Ma ti vuoi calmare!- Mi sento esaurito. -Muoviti, ti prego, mi sento scoppiare... ACCELLERA IL FOTTUTO MOTORE! -Quanto distano le contrazioni? -Un minuto e mezzo - Dice a denti stretti. vedo che incomincia a sudare. Beh... anche io - Ferma la macchina Benjamin, FERMA LA MACCHINA! Fammi partorire qui, facciamolo qui, aiuto, non so se ce la faccio... MORIRO'! MORIRO' DI DOLORE ED E' SOLO COLPA TUA! -CHE? MIA?- Mi girò verso di lei scioccato. -Sì! Se non avessi messo il tuo fottuto sperma dentro di me, non ci sarebbe nessun bambino e nessun dolore da sopportare! E non mi gridare contro! Mi hai offesa...- "Oh no, ricomincia a piangere!", volevo letteralmente sparire dal pianeta. "Ok Benjamin calmo. Stai per diventare padre e la tua futura moglie è impazzita, esaurita e stressata e sta per partorire due bambini nella tua macchina. E' tutto a posto, tutto nella norma. A proposito di mia moglie... l'anello, cazzo!".
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