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La Ragazza Preziosa, Storia Vera

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view post Posted on 17/11/2015, 18:39
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Capitolo 9, prima parte (Presenza di scene violente +18)

Maggio:

-Non è colpa mia, io non volevo, non volevo farlo, non volevo... - Era seduta sul pavimento del bagno, davanti al muro sporco. Si dondolava e continuava a sussurrare le stesse parole piangendo e singhiozzando. La verità era che era ancora un pò ubriaca - Io non volevo, mi ha obbligata, non è stata colpa mia, non è stata colpa mia, mi ha obbligata... - Le ragazze in bagno la guardavano e non sapevano cosa fare perchè se solo la toccavi si metteva a gridare. Era come... schizzofrenica. Si metteva a piangere, ridere, gridare, poi ripeteva quelle parole ancora e ancora una volta. Sembrava indemoniata - Io non volevo, mi ha obbligata, io non volevo...

Era un giovedì, e appena era entrata in classe aveva sentito un disperato bisogno di piangere. E quando era scoppiata erano cominciate anche quelle piccole frasi. Alberto non era riuscito ad aiutarla, quindi la scuola chiamò d'emergenza Chiara. Quando arrivò a lei, incominciò a parlarle, tranquillamente e con dolcezza. Ma Camila non riusciva ad ascoltarla, era in un mondo oppresso e tutto suo. Poi, ad un tratto, Camila incominciò a gridare e fare degli scatti, si tirava i capelli fino a strapparsene alcuni, si era tirata via gli occhialini per l'ossigeno e aveva cominciato a dare pugni per terra e sui muri. Si mordeva le braccia rigate e si graffiava il viso. Chiara sapeva che quello che stava facendo Camila era cercare di uscire dal suo stato di collera, stava cercando di smettere in tutti i modi e la faceva arrabbiare il fatto che stesse perdendo il controllo, il fatto che non riusciva a comandare la sua mente dicendole di fermarsi. Fu allora che Chiara chiamò i bidelli per aiutarla a farla stare ferma mentre le faceva una puntura di calmante. Camila, pian piano, cedette e smise di muoversi.
-È incredibile, queste cose le ho viste solo in manicomio...- Disse Chiara ad Alberto.
-Guardi, è da stamattina che cerco di parlarle e lei mi evita
-Stia tranquillo, Camila è una delle mie pazienti e... diciamo che lei piace particolarmente ai ragazzi, e non si sente molto al suo agio certe volte... e non lo dico per lei, anzi, Camila mi ha raccontato che andate molto d'accordo
-Beh, sì, diciamo che col lavoro che faccio devo cercare di creare un rapporto di fiducia come fa lei nel suo lavoro...
Nel frattempo, avevano aiutato Camila ad alzarsi e le avevano rimesso gli occhialini per l'ossigeno. La compagna, Giorgia, era con lei e Camila aveva insistito molto a gesti per il fatto che voleva tenerla per mano. Giorgia gliela baciava ogni tanto.
-Posso darle io una sistemata - Disse alle bidelle. Camila le strinse leggermente la mano, continuando a guardare avanti a sé, senza nemmeno chiudere le palpebre. Le lasciarono da sole - Vieni, andiamo a sederci alla finestra - Le propose Giorgia e delicatamente comminarono fino alla finestra bassa. Camila si sedette sul muretto - Mi lasci un momento la mano che ti sistemo un pò? - Gli occhi di Camila fecero un lento percorso per fissare quelli di Giorgia. La bella ragazza si intimorì un pò nel vedere la sua compagna con le pupille dilatatissime e lo sguardo quasi cattivo. Aveva seriamente il timore che le sarebbe saltata addosso. Però, poi, Giorgia sentì che la stretta di Camila si allentava, allora la bionda si chinò davanti a lei e le passò le dita tra i capelli castani e ondulati, portando con sé quelli che si era strappata. Poi si bagnò le mani con acqua fredda e le passò sul viso della compagna, scoprendo che scortava tantissimo - Allora, mi vuoi raccontare qualcosa? Solo se te la senti, Cami- La rassicurò Giorgia mentre con ulteriore acqua tra le mani le bagnava le ferite delle braccia dalla quale usciva un velo leggero di sangue.
-Mi ha obbligata...- Sussurrò Camila.
-Chi?- La voce di Giorgia era tanto delicata che ricordava lo zucchero a velo.
-Io non volevo...
-Sì, io so che non volevi, e ti credo- Le confermò, portandole alcune ciocche di capelli dietro l'orecchio.
-Era venuto, come sempre, a casa mia...- Sussurrò di nuovo. E poi rimase in silenzio. Per un attimo Giorgia pensò che fosse stato il suo scopa-amico... Javier, così si chiamava a quanto ricordava. L'idea le passò di mente come un lampo per il fatto che Camila aveva detto "...come sempre, a casa mia", e lei aveva, in effetti, raccontato alle amiche che era sempre Javier ad andare a casa di Camila perchè lui aveva due fratelli più piccoli che quasi tutti i giorni invitavano i loro amici, quindi aveva sempre la casa occupata. E poi, il suo occhio un pò gonfio, i segni sul collo... non sapeva a cosa pensare. Dopo tre ore, nella quale Camila stette con Chiara per essere controllata, ritornarono in classe. Giorgia riferì a Chiara ciò che le aveva detto Camila, poi, mentre si erano messe a giocare con delle carte che trovarono in un'armadio dell'infermeria, a Camila scappò qualche confessione, e alla fine Giorgia e Chiara erano arrivate alla stessa conclusione.

Un pomeriggio, Camila andò nel parco davanti alla sua scuola con una borsa in mano. Quella borsa bruciava come mille soli. Era di pelle, e il solo pensiero che la stesse toccando la faceva star male. Lì dentro c'era tutto quello che Camila usava con Javier quando stavano insieme: pantaloni in pelle, intimo in pelle, una fascia per gli occhi, altre fasce, guanti in pelle e altre cose che usavano a letto. Era pronta a bruciare tutto e lei voleva bruciare con loro, per questo si sedette sul muretto di quei parchi, si tirò via gli occhialini per l'ossigeno, prese una Winston rossa ed incominciò a fumare. Quella era la sua punizione, si disse. Sentiva come quella sigaretta la bruciava dentro ed era quello che si meritava per vivere una vita così umiliante. Chiuse gli occhi velati di dolore ed angoscia, aspettando di perdere i sensi e non riacquistarli mai più. E cominciò a rivivere tutto....

-Si?- Rispose al citofono Camila. Era Javier. Non aveva gli occhialini per l'ossigeno, questa fu la prima cosa che notò lui. Il suo sguardo si trasformò in approvazione quando vide che indossava i pantaloni di pelle.
-Allora, che facciamo oggi? Ho io il controllo, se non sbaglio- Così avevano stabilito di fare: il controllo ce l'avrebbero avuto tutti e due, ma uno alla volta. E quella volta toccava a lui.
-In realtà ti ho fatto venire per parlare...
-Parlare?- Ripetè lui, deluso.
-Sì, parlare. Io... ho bisogno di dirti una cosa. Siediti pure - Gli disse indicando il divano, e lui si sedette - Ecco... l'ultima volta tu ti eri lamentato sul fatto che non ti faccio fare certe cose o non ti faccio usare il mio corpo come tu vorresti. Il fatto è che c'è un motivo...
-Lo so, e so anche qual'è
-Sì, quindi... aspetta un attimo, cosa vuol dire che tu sai qual'è?- Chiese Camila, e d'un tratto le vennero i brividi e il cuore le battè veloce nel petto.
-Certo che lo so, tutti lo sanno in paese. Internet è ingiusto, ma fa miracoli, non è vero?- Disse lui, ridendo.
-Io... io non so di cosa tu stia parlando...
-Ma sì, dai, non sapevi che sui giornali del Sud in Internet sei stata su tutte le notizie? Sei stata l'argomento dell'estate di quando avevamo dodici anni, poi qui lo siamo venuti a sapere quando ne avevi tredici- Camila sentì il nodo allo stomaco, non riusciva a muoversi, né a parlare. Ora quadrava tutto... quando la insultavano chiamandola puttana o prostituta, quando i ragazzi le si avvicinavano... tutte le volte che era stata violentata.
-I-Io... Io...- Si sentiva la gola secca.
-Camila, non ti preoccupare, io sono una persona comprensiva, se è successo ci sarà stato un motivo. Io non ti giudico, anzi... mi fa piacere aiutarti - Javier vide che Camila era rimasta scioccata, era bianca in pelle e gli occhi erano lucidi. Lui si alzò e le andò a prendere un bicchiere d'acqua. Poi s'inginocchiò davanti a lei - Bevi - Le ordinò e lei lo fece. Camila tirò un sospiro cercando di calmarsi. Poi Javier cominciò a baciarla e a lei, questo, provocò fastidio - Non ci pensiamo, ok? - La prese delicatamente per mano e la fece alzare - Forza, andiamo in camera - Le sussurrò. Camila era scombussolata, sconvolta, e ora si chiedeva se anche tutto il suo gruppo già sapeva. Camila si sedette sul suo letto, Javier accanto a lei ed incominciò a baciarle il collo, a sbottonarle la camicia. Pian piano, il ragazzo la fece stendere sul materasso e gemette quando vide che non aveva il reggiseno. Si portò i seni di lei in bocca e giocò con loro mentre le prendeva la mano e la portava alla sua intimità, per stimolarlo. Camila incominciò a negare con la testa quando lui volle metterglielo in bocca - Dai Camila, fa la brava, lo fai da Dio- "Fa la brava"? Fu qui che Camila si rese conto del grosso sbaglio che aveva fatto accettando di diventare ciò che erano diventati. "Fa la brava". Camila incominciò a reagire:
-No, Javier, ti ho detto di no!- Camila cercò di rialzarsi, con un pò di fatica per i suoi polmoni gonfi e pesanti, ma lui la tirava giù.
-Bastarda- La insultò lui, poi si mise su di lei, le strappò la camicia azzurra a pois e incominciò a succhiarle i seni. Lei gli teneva la testa cercando di spingerlo e ogni tanto faceva piccole grida di dolore quando la graffiava con i denti. Ma Camila andò nel panico quando lui la girò a pancia in giù e la tenne premuta sul materasso stringendole il collo con una mano. Con l'altra era riuscita a svestirla dalla vita in giù, le cingeva la vita con lo stesso braccio, sollevandola, mentre lei continuava a pregarlo di fermarsi. Poi, però, inciampò nelle sue parole quando la penetrò.
-Perchè vuoi che mi fermi? Non ti piace più, piccola puttanella?- Camila avrebbe voluto gridargli che non le era mai piaciuto. Sentì il dolore dei suoi muscoli, ed incominciò ad emettere grida soffocate, pregandolo ancora, inutilmente. Il suo corpo lo respingeva, aveva paura, tremava, era terrorizzata. Non l'avrebbe presa in quel modo.
-Lasciami, stronzo!- Lei non riusciva a muoversi, era completamente immobilizzata. Poi lui uscì da lei e la girò per darle uno schiaffo.
-Ti restituisco quello che mi hai dato- Disse con cattiveria. Quasi non lo riconosceva più. Javier le mise le mani al collo e strinse più che poteva. Camila non riusciva a far entrare l'aria nei suoi polmoni. Si guardarono negli occhi e lui strinse ancora più forte. Il suo sguardo era Inferno.
Poi si sentirono delle chiavi in una serratura e Camila andò nel panico il doppio. Javier la lasciò e chiuse la porta della camera. Si sistemò i pantaloni e disse, puntandola col dito:
-Asciugati le lacrime e non dire una parola- Lei annuì freneticamente. Si sentiva umiliata. Si alzò dal letto per sistemarsi, poi aprì la porta e quando uscì vide sua sorella con Pilar. Le vennero altre lacrime agli occhi: loro due l'avevano salvata.
-Ciao- Dissero in coro ad Javier. Luisana guardò la sorella con un sopracciglio interrogativo. Lei distolse lo sguardo.
-Cosa ci fai qui?- Le chiese Luisana, arrogante.
-Abbiamo interrotto qualcosa?- Chiese Pilar.
-No - Si affrettò a rispondere Camila - Javier se ne stava andando
Lui la guardò, poi sollevò le mani e se ne andò senza dire una parola. Appena la porta si chiuse, Camila andò in cucina e incominciò a bere la bottiglia aperta di vino bianco siciliano che c'era in frigo e un'alcolico strano di cui non conosceva il nome, ma serviva come medicina per quando ti va via la voce.
-Camila smettila, cos'è successo?- Le chiese spaventata la sorella.
-Cami, basta!- Pilar le tolse di mano la bottiglia e immediatamente Camila affondò in lei in un abbraccio, mentre le lacrime fluivano come l'alcol nelle sue vene....

Incominciò a tossire. Era alla fine della terza sigaretta, pronta ad accendersi la quarta. Si chiedeva quante altre gliene servissero per morire, sentiva la bocca secca, il sangue che pompava forte e poteva percepire come i bronchi si chiudevano pian piano. Ricordava che quella notte era scappata e aveva bevuto come una spugna, che quando si era svegliata si trovava in mezzo a dei binari. Poteva, in quel momento, percepire il mal di testa che aveva provato... una cosa orribile. A metà della quarta sigaretta, sentì una piccola fitta al petto e si diceva che era quasi ora.
-Camila?- I brividi ritornarono e spalancò gli occhi. Non era paura, era come se qualcosa di caldo avesse percorso la sua schiena. Si girò verso destra e vide Benjamin che la guardava preoccupato, su uno dei sette scalini che davano accesso al parco. Era meraviglioso, portava una canotta bianca, dei pantaloni blu da ginnastica e un paio di scarpe sportive. Era ricoperto da un leggero strato di sudore e la vista dei suoi muscoli quasi le fece dare un grido soffocato.
-Cosa ci fai qui?- Chiese con voce consumata la ragazza.
-Tornavo dalla mia corsa... - Benjamin guardò gli occhi lucidi di Camila e seppe che aveva pianto - ... Stai bene?
-Sì, sto bene, mi puoi lasciare stare? Voglio stare da sola...- Camila si rigirò, allora Benjamin si accorse che stava fumando.
-Come vuoi- Rispose. Sentì i suoi passi allontanarsi.
Lei si mi se a piangere di nuovo, ma stavolta per Benjamin. "No, Benjamin, non te ne andare. Ho bisogno di te, il mio cuore ha bisogno di te...". Prese un lungo tiro di sigaretta ed incominciò a soffocare. Il dolore al petto diventò di colpo atroce e se lo prese tra le mani mentre tossiva violentemente. Respirava come se avesse un attacco d'asma. Improvvisamente, qualcuno si sedette dietro di lei e le mise gli occhialini per l'ossigeno sotto le narici dicendo:
-Allora, questi restano qua. Questa la dai a me - Le prese la segaretta dalle dita ne prese un tiro e la buttò a terra - e questo va a te - Concluse mettendole a tracolla la bombola dell'ossigeno. Camila la regolò al massimo e si fece cinque puf di inalatore, che teneva sempre con sé - Alza la testa - Disse appoggiandole la nuca sulla sua spalla - Apri la bocca - Camila separò le labbra e sentì l'orlo di una bottiglia sul labbro inferiore. Benjamin le fece bere dell'acqua e Camila si sentì meglio.
-Grazie...- Disse con ancora un pò di fiatone
-Sei una stupida Camila...
-Ho i miei motivi
-Ma sei la mia stupida preferita - Finì, baciandole la guancia - E quali sarebbero i tuoi motivi?
-Non ti deve interessare- Rispose duramente.
-Ok- Esclamò lui, poi si alzò e, quando incominciò ad incamminarsi, la voce di Camila lo fermò.
-Perchè tutti sì e tu no?
Benjamin tornò da lei.
-Cosa tutti sì e io no?
-Il sesso. Perchè tutti vogliono venire da me per il sesso e tu no? - Benjamin rise - Mi vorresti far credere che non sei interessato a me sessualmente?
-Credo che nessuno ti abbia mai fatto l'amore, Camila
-Che?- Disse lei confusa.
-Camila, io non faccio sesso, io faccio l'amore. Certo, ho fatto anche sesso, e molto, ma a chi amo io faccio l'amore. Comunque ho notato da molto la nostra attrazione sessuale, e ho notato come riesci ad attirare i ragazzi - Camila distolse lo sguardo dal suo. Avrebbe tanto voluto non aver mai toccato l'argomento... - Allora, andiamo? Riesci a camminare?
-Andiamo? Dove?
-A casa mia
-P-Perchè?- Sussurrò, un pò tesa e spaventata. Lui fece un sorriso comprensivo. Anche lui, a volte, si comportava come se già sapesse...
-Camila, non voglio approfittarmi di te. Sei stata male, vorrei poterti dare qualcosa di fresco e accompagnati a casa
-Benjamin, io abito lontano da qua...
-Non importa. Allora?
La ragazza ci pensò un minuto. Fino a quando....
 
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view post Posted on 17/11/2015, 21:59
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Capitolo 9, seconda parte (+18)

Maggio:

Dopo una lunga e silenziosa camminata, Benjamin la fece entrare nel grande appartamento in cui viveva con il padre, un pò più al di fuori del centro di Reggio Emilia. Appena entrati, si trovava un'enorme stanza che aveva alla sinistra un cucina con penisola e alla destra un grande divano, una poltrona e un tavolino. I colori le facevano ricordare i tempi dell'800 - giallo oro, ocra e marrone. Facendo qualche passo più avanti, Camila vide che alla parete opposta a dove c'era il divano, c'era un grande mobile di legno marrone lucido nella quale, al centro, era appesa un'enorme TV. Tirò un sospiro.
-Posso sedermi?- Chiese, con un pò di fiatone.
-Certo - Le rispose Benjamin mentre appoggiava le chiavi di casa sul marmo della penisola. Camila lasciò cadere la borsa e il suo corpo sul divano di pelle bianca e fece un paio di respiri profondi - Cosa ti posso offrire?
-Acqua, per favore- Benjamin prese un bicchiere e glielo riempì d'acqua fresca.
-Tieni - Disse appoggiandolo sul tavolino di fronte a lei - Accendi la TV se vuoi- Le disse dandole il telecomando. Lei l'accese e digitò 67 per mettere MTV Music e le sue orecchie vennero riempite dalle note della canzone del suo cantante preferito.
-Oddio, io adoro questa canzone!- Benjamin alzò lo sguardo e vide Tiaziano Ferro.
-Sai come si balla questo ritmo?- Camila annuì ed incominciò a cantare mentre muoveva lentamente i fianchi. Il sorriso sulle sue labbra gli faceva venir voglia di andare da lei e stringerla tra le braccia. La sua voce era così... preziosa. Andò verso il tavolino e appoggiò una bottiglia aperta di birra. Poi, quando ci fu il ritornello, Benjamin andò da lei, le posò la mano sulla cintura e l'altra la prese nella sua, mentre la mano di Camila si appoggiava sulla sua spalla, e insieme fecero dondolare i finachi a destra e a sinistra al ritmo celtico di quella canzone. Benjamin la vedeva così felice... e lo era veramente con quel suo sorriso che spaccava il cielo. Poi d'un tratto si fermarono e il sorriso di Camila svanì pian piano nel vedere che lui cercava di nascondere i suoi sentimenti.

"Il tuo sorriso trattenuto e poi esploso per volermi meno male".

Fu allora che lui perse la sua battaglia e sorrise, facendo sorridere anche lei. E lei era... così bella, dolce, angelica... preziosa. "Preziosa" era la parola che Benjamin non riusciva a togliersi dalla testa, perchè tutto di lei portava a quell'aggettivo così borghese. Erano tanto vicini, lui le cingeva i fianchi con un braccio, e mai si era accorto di quanto fossero meravigliosamente larghi. Il suo sguardo celeste scese dai suoi occhi alle sue labbra rosa, quelle labbra di un colore così intenso che sembrava se le fosse colorate con un rossetto. Il cuore di Camila incominciò a battere forte, una sensazione così bella la stava percorrendo da capo a piedi. Instintivamente, si bagnò le labbra con la lingua e le separò.
-E... Andiamo a sederci, Benjamin
-S-Sì...- Benjamin la liberò dalla stretta delle sue braccia, si sedettero sul divano e presero un sorso delle loro bevande.
-Allora... vai spesso a correre?- Chiese Camila.
-Ci vado due pomeriggi alla settimana. Vado fino alla stazione centrale e poi torno indietro facendo il giro del parco- Camila rimase a bocca aperta. A occhio saranno stati come... tra i 15 e i 17 chilometri in tutto.
-Anche io andavo a correre. Facevo sette chilometri al mattino e sette al pomeriggio. Poi, però, a Settembre mi venne l'attacco respiratorio e non potei più andare...- Disse lei con aria nostalgica, ma sempre con espressione dura. Era una delle cose che Benjamin ammirava di quella ragazza: si mostrava sempre come una persona forte nonostante le emozioni difficili.
-Cosa c'è in quella borsa? - Le chiese Benjamin, indicando la borsa nera - È grande, ed è piena...
-Niente - Gli rispose, arrogante. Camila prese la bottiglia di birra da sopra il tavolino e ne prese un sorso - Ma è amarissima!- Esclamò disgustata.
-Cosa ti aspettavi? La birra è amara
-Io preferisco il vino
-Ah, si? Però vedi, da dove vengo io si beve solo birra
-Allora diciamo che ho bevuto birre migliori... In realtà non riconosco questa marca, è moldava o polacca?
-Polacca, ma tu come lo sai?
-Ho una zia che viene dalla Polonia. E poi solo le lingue dell'est hanno nomi così strani...
-Camila, sei bellissima- La interruppe. Camila, che prima era concentrata sulla birra, lo guardò con occhi spalancati.
-Cosa?
-Che sei bellissima... Cosa c'è, non te lo ha mai detto nessuno?- In effetti il genere maschile glielo diceva sempre, però era stato così inaspettato, così brusco e dolce.
-Io... B-Benjamin...- Balbettò Camila, ma lui la zittì con due dita che le sfiorarono le labbra. Non si voleva approfittare di lei, voleva solo... un bacio. Il bacio. Sensualmente, le si avvicinò e le diede uno stampo sulle labbra, lento e dolce. Camila smise un attimo di respirare. Lui chiuse gli occhi e le si avvicinò di nuovo, aumentando la pressione delle labbra sulle sue. Camila era confusa, non sapeva cosa fare ma cazzo, era il ragazzo che le piaceva! E poi, lui era diverso. Con lui non era come con Javier. Da Benjamin sentiva uscire un'ondata di positività e amore assoluto, sentiva il bene e non il male, sentiva piacere e non soddisfazione. Allora dischiuse le labbra e pian piano chiuse gli occhi. Allora Benjamin entrò avido nella sua bocca, lento e sensuale, dolce e profondo, e le loro lingue si accarezzarono. Lui la teneva stretta per la nuca e le aveva appoggiato una mano sulla schiena per avvicinare i suoi seni al suo torso. Camila gemette di tanto di quel piacere che sembrava esagerato, allora il bacio acquistò forza e le loro bocche, rumorose di umido, scivolarono l'una sull'altra più velocemente. Camila gemette di nuovo, e stavolta era più simile ad un grugnito. Benjamin si separò da lei e le sorrise. Aveva le pupille dilatate e le pareva un pò disorientata.
-O questo è stato il tuo primo bacio o non ti hanno mai baciata come si deve- Le disse lui.
-La seconda. Al bastardo con la quale mi baciavo non gli piacciono quelle con le lingue corte. Sinceramente, quando mi baciava avrei preferito vomitare- Camila fece un'espressione di disgusto al ricordo delle labbra di Javier sulle sue.
-Di a quel ragazzo di farsi fottere. Sembrava avessi avuto il sogno di ricevere un bacio che ti soddisfacesse
-E si è avverato, finalmente- Dopo minuti di silenzio, i due si guardarono negli occhi. E fu allora che tornarono a baciarsi, ma stavolta duro e profondo. Benjamin passò la mano lungo il fianco di Camila e lei si mise a cavalcioni su di lui, stringendogli le spalle. Le mani di lui passarono lungo la schiena di lei fino ad afferrarle i fianchi e le mani di lei scesero lungo il torso del ragazzo, assaporando con i palmi delle mani i muscoli sotto quella canotta bianca. Ne afferrò i bordi e si separarono per tirargliela via. Benjamin cominciò un lungo cammino di baci caldi sul suo collo mentre le toglieva il cardican e la maglietta rosa, per proseguire il suo cammino sul suo petto e tra i seni. Camila si guardò le braccia e vide che c'erano ancora segni di morsi e di graffi, quindi cercò di nascondere gli avambracci dietro la sua testa. Si separò dal suo petto.
-Oh Dio, Camila...- Benjamin fece un'espressione quasi dolorosa nel guardarle i seni. Aveva un reggiseno nero in pizzo, e poteva vedere il sottile filo creare cuoricini neri nelle coppe e fiori nelle spalline. Era meravigliosa. Aveva dei seni tondi e prominenti, per il fatto che avesse le braccia magre e il petto gonfio. Il reggiseno sembrava schiacciarle i seni, era come se li stesse soffocando.
-C-C'è qualcosa che non va? Non ti piaccio?- Camila se li guardò un attimo con aria preoccuparata.
-Camila, sei perfetta. Che Dio mi aiuti, non riesco a guardarti i seni senza che mi facciano impazzire...- Camila era arrossita, e stavolta fu lei a baciarlo. Sentì che lui si metteva in piedi ed incominciava a camminare fino a posarla su qualcosa di morbido. Aprì gli occhi di scatto, Benjamin le palpava piacevolmente i seni duri, erano in una stanza buia ed era cosciente di trovarsi su un letto. Le venne un nodo allo stomaco e si separò da lui bruscamente.
-No, non così - Disse spingendolo e rimettendosi in piedi. Mise le mani accanto ai suoi fianchi e si accorse che stava respirando senza gli occhialini per l'ossigeno, ma non le importava più di tanto perchè si era presa i puf dell'inalatore - Devo avere io il controllo
-Cosa?
-Io ho delle regole quando faccio sesso, e io devo avere il controllo
-Perchè?
-Non sono affari tuoi. Mi dispiace, però... io non posso farlo se tu sei su di me. Non so neanche se sono pronta per farlo ora
Benjamin era stravolto, non sapeva cosa pensare, cosa fare. Poi... gli venne in mente che le aveva detto che non si sarebbe approfittato di lei.
-Scusami Camila, sono io che non avrei dovuto baciarti. Ci siamo lasciati andare e io ti avevo detto che non sarebbe successo- Provò a ragionare Benjamin, mettendosi in piedi di fronte a Camila. Lei non riusciva a staccare gli occhi dal torso del ragazzo, aveva dei muscoli così sodi e pieni che Camila avrebbe voluto passare la lingua lungo quella valle virile.
-Ma... tu mi desideri, ora? - Benjamin non disse nulla, era come se avesse paura di rispondere, di dire qualcosa di sbagliato - D'accordo - Camila lo fece indietreggiare fino a spingerlo sul letto - Sdraiati e aspetta qui - Lui lo fece, e Camila uscì dalla stanza per andare a prendere la borsa nera in sala. A occhio, trovò il bagnò e si cambiò: si mise l'intimo di pelle, i pantaloni neri di pelle, si tolse le scarpe e, per ultimo, prese una benda. Ritornò in camera e Benjamin si eccitò non appena la vide, ma la verità era che la preferiva prima - Ascoltami: non ti legherò i polsi soltanto se tieni le mani lontano dal mio corpo. Non stringermi, non toccarmi i capelli, non farmi stare sotto di te
-Perchè tutto questo?- Lei non gli rispose, semplicemente gli allungò la benda. Lui, capendo che non avrebbe ottenuto risposta, la prese e si coprì gli occhi. Camila si mise a cavalcioni su di lui ed incominciò a percorrere il suo torso con i palmi delle mani fino a fermarsi alle spalle. Il cuore del ragazzo batteva fortissimo, era per il buio, per ciò che lei avrebbe fatto con lui. Gli prese le mani e gliele appoggiò sui propri fianchi. Lui percorse la sua schiena fino a slacciarle il reggiseno di pelle. Camila si sentiva così tanto in colpa... Gli occhi le si bagnarono di lacrime, era ingiusto, pensava, il tocco di quel ragazzo era così delicato da farla star male, il suo cervello le diceva di fidarsi di lui. Il suo tocco bruciava nel più profondo del suo essere, sentiva il cuore pieno di qualcosa che non sapeva cosa fosse. Incominciò ad ansimare quando Benjamin, lentamente, fece scivolare le spalline lungo le sue braccia mentre le baciava lo sterno. Non ce la faceva, la sua mente la stava uccidendo.
-Basta, Benjamin fermati- Disse Camila, quasi con dolore nella voce, quasi spaventata, esaurita. Lui non ebbe neanche l'occasione di chiederle cosa aveva sbagliato che lei già gli aveva tirato via la benda e l'aveva buttata a terra. Camila si portò le mani in viso e incominciò a piangere.
-Camila, cosa c'è? Ho fatto qualcosa che non dovevo fare?
-Tu, sei tu il problema! - Gli disse, guardandolo negli occhi - Tu fai in modo che tutto sia diverso e, e bello, e io non so come sopportarlo. Quando mi tocchi mi sento così al sicuro, così bene, e io ho bisogno di questo, ho bisogno di sapere che non siete tutti uguali e ora, ora io... io non trovo giusto quello che ti sto facendo - Camila si asciugò le lacrime. Benjamin era confuso, voleva comprenderla. Lei scese dal letto e si tolse freneticamente ciò che indossava, come se quella pelle bruciasse sulla sua - Io odio la pelle, cazzo!- Lui la guardò un attimo da capo a piedi: le sua espressione era pura vergogna e pentimento, i seni perfettamente tondi e pieni, il busto gonfio per via dei polmoni malati, le braccia magre, i fianchi larghi, il sesso depilato, quelle gambe così meravigliose e gli occhi verdi che brillavano nel buio. Benjamin si sedette sul letto e allungò la mano, invitandola. Camila si avvicinò a lui, gliela prese e la riportò a cavalcioni su di lui. Anche Benjamin si tolse ciò che gli rimaneva addosso, poi accarezzò dolcemente la guancia di Camila e la baciò sulle labbra.
-Io voglio amarti... - Camila negò con la testa - Perché no?
-Perchè fa troppo male...- Rispose appena in un sussurro.
-Dove?- Camila si accarezzò il petto, dove c'è il cuore.
-Qui... è troppo intenso, non so come sopportarlo. Ma è bellissimo...
In quel momento Benjamin sapeva che stava vedendo la vera parte di Camila, quella fragile e dolce, l'autentica.

"È vero è complicato odiarti, nessuno al mondo può negarlo".

Benjamin tornò a percorrere il suo corpo con lo sguardo, ora che era vicino a lei, e solo in quel momento vide che aveva dei lividi sul collo e un morso sul seno. Dentro di sé espresse compassione e rabbia allo stesso tempo per ciò che le avevano fatto. Baciò le sue ferite, le accarezzò i seni con la lingua, e Camila gemeva e mugolava così delicatamente che gli veniva voglia di non fermarsi mai per ascoltarla fino all'eterno. Le loro lingue danzarono dentro le loro bocche quando Benjamin s'inginocchiò, con Camila stretta al suo forte corpo, e si sedette sui propri talloni. Poi la penetrò molto lentamente, tanto che Camila si stava chiedendo quando sarebbe finito. Al sentirsi riempita Camila separò le loro bocche e lanciò un gemito quasi soffocato mentre inarcava la schiena e faceva cadere la testa indietro. Benjamin sentì come le sue gambe gli stringevano la vita e approfittò della posizione per affondare il viso in mezzo al suo petto e riempirla di attenzioni mentre le faceva l'amore. I due corpi continuavano a essere percossi da scariche elettriche dolenti che gli facevano stringere gli occhi e i denti, che li facevano gridare, far male i nervi e il cervello, ardere il cuore. Per un attimo pensarono di poter morire lì, su quel letto, uniti mentre si amavano.

"La sua bellezza ti può uccidere, la sua bellezza non ha limite, la sua bellezza rende fragili. Non avrò pace fino a che non l'avrò tutta per me".

"La sua bellezza è sesso in polvere".

Camila aprì gli occhi ritrovandosi sul divano di casa sua. Spense la sveglia del cellulare, tirò un sospiro e ritornò a chiudere gli occhi con un sorriso.

"Perdo il tuo sguardo, cerco il ricordo, lo fermo, mi sveglio, ti guardo, sto meglio e sei... qui...".

Li riaprì e gli sembrò di vedere due cerchi celesti che la fissavano dall'alto. Allora si alzò e si preparò, ansiosa di essere a scuola. Di solito lei era la prima ad entrare in classe, ma quella volta non fu così perché il treno aveva fatto cinque minuti di ritardo. Quando entrò, vide alcune persone raggruppate ad un banco.
-Buon giorno, amori miei!- Gridò Camila, e Alberto sorrise.
-Ragazzi, oggi Camila è particolarmente felice- Confermò lui. Tutti si girarono a guardarli, coprendo il banco con i loro corpi come una catena.
-Camila, c'è una cosa sul tuo banco- Disse Laura, poi tutti si spostarono e Camila vide una rosa blu e una verde avvolte da fiorellini bianchi. Spalancò la bocca e le vennero le lacrime agli occhi. Vide Alberto appoggiare il suo zaino sulla sedia.
-Cavoli, - Commentò - questo è un gesto romantico. È impossibile trovare rose di questo colore
A Camila batteva forte il cuore e due lacrime scesero insieme sulle sue guance.
-Guardatela, si è commossa!- Gridò Roberta.
-È che... non avevo mai ricevuto fiori prima d'ora- Disse, poi scoppiò a piangere. In realtà nessuno l'aveva mai amata, nessuno le aveva mai fatto l'amore, non aveva mai avuto un ragazzo, ma soprattutto non l'aveva mai amato. Poi era arrivato Benjamin... Accarezzò il fusto della rosa blu e prese il biglietto.

"Alla Mia rosa dagli occhi verdi".

Mia... con la lettera maiuscola. Oddio, ma cos'era quella vita?
Camila scrisse un biglietto per Benjamin durante la lezione. Nessuno sapeva chi le aveva dato quei fiori. All'intervallo, Camila andò a cercarlo al terzo piano con il biglietto in mano. Era scappata dalla sorveglianza di Alberto e da tutti gli altri, corse a salire le tre rampe di scale e uscì nel corridoio del piano superiore. Guardò a sinistra verso l'altro corridoio, poi a destra e lì in fondo, accanto alla porta del laboratorio, c'era lui in tutto il suo splendore. La maglietta a maniche corte bianca illuminava il suo petto muscoloso e un paio di jeans scuri gli fasciavano le gambe forti. Era così bello...

"Come quando io ti ho visto per la prima volta, in milioni di occhi la vita si nascose, come fissare il sole in una notte, far sparire tutti gli altri in un secondo come niente".

Benjamin la trovò più preziosa del solito con quella camicia bianca a fiori rosa e i pantaloni grigio scuro attillati. Aveva il fiatone, e i suoi occhi erano così tanto accesi da intravederne il colore nonostante i metri che li separavano. La ragazza corse da lui, stringendo il biglietto nella sua mano destra, e lui camminò verso di lei per ridurle la corsa.
-Aspetta un attimo, fammi riprendere fiato - Gli disse fermandosi davanti a lui. Benjamin sorrise e le prese la mano libera per sposarne sopra le labbra. Poi la prese per la nuca e l'attirò a sé: sentivano i loro cuori battere attraverso le tele dei vestiti, Camila aveva ripreso a respirare con fatica nel momento in cui Benjamin le si avvicinò e la baciò. Lei si mise in punta di piedi per avvicinarsi di più a lui ma non era ancora abbastanza. Allora lui la prese per la vita e la sollevò fino a farla arrivare alla sua altezza e Camila sentiva che riusciva appena a sfiorare il pavimento con la punta della scarpe. Benjamin la rimise a terra, si separò da lei e sorrise quando vide Camila passarsi la lingua sulle labbra, quasi per voler assaporare tutta la saliva che lui aveva posato in lei. Aveva le guance arrossate e le labbra gonfie, ansiose per averne di più - Amm... Tieni - Gli disse dandogli il biglietto. Benjamin lo prese in mano e le diede uno sguardo quando vide quanto era stropicciato. Camila era mortificata e arrossì di più - Oh Dio, perdonami, è che prima mi sono emozionata...- Lui non l'ascoltò e, ansioso, aprì il biglietto ma lei lo fermò.
-No, leggilo dopo che me ne sarò andata, quindi ora- La ragazza si girò per andarsene, ma non ne ebbe il tempo perché Benjamin la fece girare nuovamente, con una mano le prese la mandibola e tornò a baciarla. Era così felice quando lo faceva, svegliava nel suo stomaco e nel suo cuore un sentimento che non aveva mai provato prima, e gli lasciava la mente senza più pensieri. Invece per Camila era come se i suoi baci la rendessero energica e potente, ma allo stesso tempo sentiva come indebolivano certe emozioni in lei, come ne sviluppavano altre.
-Ciao, piccola - Le disse - e grazie
-Anche a te- Camila si girò e prese a camminare per ritornare in classe, ma vide davanti ai suoi occhi una cosa come metà dei suoi compagni e Alberto che gridavano e applaudivano, e le sue compagne che correvano verso di lei, mentre questa si stampava una mano sulla fronte. Benjamin avrebbe pagato tutto l'oro del mondo per vedere in quel momento quanto fosse arrossato il viso di Camila.

"Sai, ho sempre confessato al mondo intero che prima di morire avrei, almeno una volta, dovuto dirti 'Ciao'. E alla fine non l'ho mai fatto.
Mentre tu sì, ogni volta: il tuo saluto era quel modo di dire sempre, in continuazione il mio nome in modo così duro e roco, e poi te ne andarvi dicendomi 'Ciao'. Io non so perché, ma non riesco a dirtelo. Forse perchè tu blocchi la mia ragione ancor prima. Neanche ora ho iniziato con un 'Ciao'. Chissà se un giorno riuscirò a dirtelo.

'Io sapevo che dentro di te avrei incontrato la luce, non sapevo esistesse un mondo così, non sapevo che sarei potuto essere tanto felice.
E sei arrivato tu, e mi sorprese il potere che c'era in questo amore.
E sei arrivato tu, una benedizione, ancora ricordo il momento in cui tutto cambiò
'.

Grazie, Benjamin.".
 
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view post Posted on 27/11/2015, 17:52
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Capitolo 10

Giugno:

Era la prima settimana di Giugno. Camila e Benjamin continuavano a fare l'amore, ma non si erano mai detto un "Ti amo". Lei non sapeva neanche cosa pensare, visto che lui le aveva detto che faceva l'amore solo alle persone che amava... Ma, ad ogni modo, per Camila era fantastico andare a letto con lui: si sentiva felice, colma di sentimento, gridava e godeva come una matta. Certo, non riuscivano a trovare molte posizioni se lei doveva stare sopra, ma era sempre piacevole e sapevano sempre compiacersi a vicenda. Ci fu un periodo in cui lei si sentiva colma di vita, piena di energie poi, da quando le avevano prescritto un nuovo farmaco da assumere, aveva ripreso ad essere debole e stanca. Era già una settimana che lo prendeva e si sentiva uno schifo: spesso sognava di dormire e non riuscire più ad aprire gli occhi, si incantava facilmente e non riusciva a concentrarsi. Quella, era una terapia veramente dolorosa da riuscire a superare e temeva che non ce l'avrebbe fatta.
Durante quell'ora d'italiano era seduta accanto a Laura e Alberto era davanti a lei che controllava delle cose nella sua agenda. Già durante l'intervallo, Camila aveva sentito dei piccoli dolori propagarsi per i polmoni, ma pensava fossero i soliti. Poi però, durante quell'ora, continuavano e sempre più forti; si muoveva di continuo sulla propria sedia, cercava di distrarsi in qualsiasi modo, e Laura aveva già capito che qualcosa non andava. Camila si portò una mano alla fronte bollente e una al petto, e gemette debolmente di dolore. Alberto e Laura alzarono lo sguardo.
-Camila, ti senti male?- Le chiese, accarezzandole il braccio.
-No. No, è stato solo... - Camila deglutì quando un altro dolore la colpì più forte, seguiti da altri sempre più forti. Volle alzarsi dalla sedia ma non ci riuscì e la professoressa interruppe la spiegazione - Mi fa male...- Gemette Camila, piagnucolando. La professoressa corse da lei e si abbassò.
-Camila, ti senti bene? Vuoi andare in bagno?- Le sussurrò. Camila si portò la mano tra i capelli e li strinse.
-Mi fa malissimo! - Gemette più forte, e delle lacrime uscirono dai suoi occhi. Alberto aumentò l'ossigeno della bombola a tracolla che Camila aveva posato a terra, mentre la professoressa la rassicurava dicendole di fare respiri profondi - O-Ok, ok, datemi un momento... Solo un momento...- Riuscì a sussurrare, poi appoggiò la fronte sulle proprie braccia appoggiate sul banco.
-Camila? - La chiamò Alberto dopo qualche minuto di silenzio - Camila? - Stavolta le scosse un pò il braccio. Lei a malapena riusciva a sentirlo distante, sentiva come le si seccavano gli occhi, come le fischiavano le orecchie.
-Camila, ci sei?- Le chiese la professoressa, scuotendola ancora un pò - Ragazzi uscite immediatamente fuori da qui!- Ordinò ai suoi alunni e loro, confusi, spaventati e ansiosi, uscirono. La professoressa aiutò Alberto a far distendere la ragazza su due banchi. Aveva gli occhi ancora aperti, Alberto le sentì il battito cardiaco: era molto debole.
Mentre Camila era priva di sensi e non riusciva più a respirare, la prosessoressa uscì dall'aula.
-Prof, come sta?- Domandò la Sola.
-Si è ripresa?- Chiese Giorgia.
-Sentite, andate subito a dire alle bidelle di chiamare l'ambulanza- Disse loro, ansiosa. Alcuni avevano già il viso pieno di lacrime mentre Jazmin, Giorgia, Sola e Rebecca erano andate a chiamare le bidelle del terzo piano....
Si sentì un'ambulanza e a Benjamin venne la pelle d'oca. Il suo cuore incominciò a battere più veloce di un treno. Sentì le sirene vicine, sempre più vicine, fino a quando le sentì costantemente vicine e aveva capito che qualcuno nella scuola si sentiva male.
-Prof, ho bisogno di andare in bagno- Disse alla professoressa d'inglese e, senza neanche ascoltare la sua risposta, si alzò e corse via dall'aula. Salì fino al piano di sopra, fece il giro del piano, fino a quando non vide una marea di gente che piangeva.
-Benjamin...- Lo chiamò Jazmin. Lei lo abbracciò e lui, un pò scioccato, la tenne stretta al suo corpo per consolarla. Poi si separarono.
-Cosa succede?
-E' Camila... - S'intromise Laura - Non respira più
Benjamin andò nel panico, e corse alla porta della classe.
-Benjamin, vieni subito qui, non puoi entrare- Lo chiamò la professoressa, bloccandogli il passaggio.
-La prego, prof, ho bisogno di vederla
-Non m'interessa, ascolta, siamo tutti preoccupati, ma questo non ci autorizza ad avvicinarci a lei
-Alberto, ti prego, fammi entrare un attimo. Solo un attimo- Lo pregò.
-Benjamin...
-Ti prego. Alberto, sono il suo ragazzo, per favore- Il suo ragazzo? Ebbene, sì. Lui l'amava, amava fare l'amore con lei, amava la sua personalità, amava la sua bellezza. E stava perdendo tutto. Alberto gli sorrise e lo fece entrare in classe. Camila era distesa su due banchi ancora con gli occhi aperti, ancora con gli occhialini per l'ossigeno, ma incosciente.
-Ho provato a rianimarla - Disse Alberto accanto a lui - ma non si riprende. Il battito è debole
-E' colpa della cazzo di terapia che le stanno facendo fare. Mi diceva sempre che si sentiva peggio di prima da quando l'ha iniziata
-Lo so
Benjamin andò da lei, le accarezzò la fronte, e gli venne il nodo in gola quando guardò nei suoi occhi e vide che quelle pupille verdi guardavano il vuoto. Si abbassò fino al suo collo, le diede due baci fino ad arrivare al suo orecchio per sussurrarle:
-Non te ne andare, amore
Benjamin vide come la pelle di Camila reagiva sotto il suo tocco, come le veniva la pelle d'oca al sentire la sua voce e sorrise sapendo che era ancora lì, ancora con lui, ancora viva. Le baciò la fronte, poi posò una mano sulla sua nuca e la sollevò un poco per baciarla sulle labbra.
Camila ancora non si svegliava. Era tardo pomeriggio, Benjamin era fuori dalla camera d'ospedale di Camila e vedeva molti compagni e amici che l'andavano a trovare. L'avevano trasferita nell'ospedale di Sassuolo perchè era lì che era in cura.
-Hey, bel tipo, tu chi sei e cosa ci fai qui?- Gli chiese Luisana, sedendosi accanto a lui.
-Sono il ragazzo di Camila
-Camila ha un ragazzo? Però, chi se lo aspettava...
-Perchè?
-No, nulla. Io sono Luisana, la sorella, ma chiamami Lu, ti prego- Gli disse seducente, poi lo baciò sulla guancia. Benjamin pensò subito che era una bella ragazza, ma ora la trovava incredibilmente stronza.
-Luisana, bellissima!- Esclamò un ragazzo.
-Javier! Come stai?- A Benjamin sembravano sereni e, data la situazione, lo infastidì molto.
-E tu sei?- Chiese Benjamin al tipo sportivo, alto e castano.
-Sono Javier, un amico di Camila
-Io sono Benjamin, il ragazzo- Disse lui alzandosi e porgendogli la mano. Javier, un pò stravolto, gliela strinse.
-Mi sono scopato la tua ragazza- Gli disse con un sogghigno. Benjamin furioso, gli strinse ancora di più la mano; il suo sguardo era come quello del Diavolo.
-Ah, sei tu il bastardo? Quello che non l'ha mai fatta arrivare all'orgasmo alla penetrazione?- Benjamin sorrise nel vedere Luisana che incominciava a ridere e Javier che incominciava ad arrossire.
-Beh, questo per Camila non è un problema. Tu sei solo uno dei tanti che si è andata a cercare
-Cosa vorresti dire?- Gli chiese duramente.
-Veramente non sai chi è Camila? - Chiese Luisana a Benjamin - Non sai che cosa fa?
Prima che Benjamin potesse rispondere, arrivò il dottore.
-Ragazzi, sono in Dottor Bass, a chi devo parlare riguardo Camila?
-Io sono la sorella- Esclamò Luisana fingendosi preoccupata. Drammaticamente, andò dal giovane dottore e gli si aggrappò al braccio, mormorando parole inutili su quanto fosse dispiaciuta per la situazione.
-Abbiamo deciso di terminare la terapia che le abbiamo prescritto una settimana fa, e gliene prescriverò un'altra più leggera. Le abbiamo prelevato del sangue e abbiamo visto che c'è qualcosa che non va. Le sue cellule stanno aumentando, sembra ci possa essere un'anomalia, ma vi faremo sapere per telefono al più presto. Non voglio darvi false conclusioni
-Grazie, Dottore- Squittì Luisana - Andiamo, Javier. Mi sto annoiando, qua non abbiamo nulla da fare- Disse per poi cominciare a camminare.
-Forse potresti andare a vedere in che condizioni si trova tua sorella, che potrebbe morire da un momento all'altro- Disse Benjamin con rabbia. Luisana si fermò, si girò e camminò fino a fermarsi a pochi centimetri da lui.
-Non me ne frega un cazzo di quella puttana. Per me può morire investita o soffocata- Gli sussurrò, poi se ne andò a testa alta. Quelle parole avevano addirittura ferito lui. Perchè Luisana si comportava così nei confronti di Camila? E chi era Camila, e cosa faceva? Cosa voleva dire tutto quello?

Una settimana dopo....

Camila aprì gli occhi. Si stiracchiò un attimo, fino a quando non si rese conto della sua situazione. Lanciò un’esclamazione soffocata.
-Cazzo!- Era su un letto, nuda, le faceva male la testa e ricordava poco della sera prima in discoteca. Presa dal panico, girò la testa dolente e si tranquillizzò quando vide Benjamin dormire al suo fianco. Fece un sospiro di sollievo, poi buttò nuovamente il suo viso sul cuscino e fece un gemito di protesta per il suo mal di testa. Portava gli occhialini per l’ossigeno. Chi diavolo glieli aveva messi? Si trovava a casa di Benjamin, di questo se n'era accorta. Sentì Benjamin cambiare posizione e sospirare, sentì un forte e grande braccio posarsi sulla sua schiena scoperta.
-Sei ancora qui- Disse lui, assonnato.
-Mi fa male la testa!- Si lamentò lei contro il cuscino.
-Ieri sera hai bevuto come un’indemoniata
-Mmm… - Camila salì a cavalcioni su di lui e sorrise - e poi ti sei approfittato di me? Questa non te la perdonerò mai
-Piccola, sei fantastica quando sei ubriaca. Quando lo abbiamo fatto non smettevi di ridere...
Benjamin si mise a ridere, poi Camila disse:
-E’ che, non so… mi facevi il solletico!
-Cosa!?
-Sì, sentivo pizzicare tutto il corpo… ma ora sto male! - Disse drammaticamente - Forse, però, puoi aiutarmi a farmi stare meglio…- Al suo sorriso malizioso, Benjamin elevò le sopracciaglia e gemette quando sentì che Camila lo faceva entrare dentro di lei, che contraeva i muscoli per prenderlo fino in fondo.
-Oh Dio, si vede che oggi sarà un bel giorno- Camila sorrise, per poi incominciare a muoversi su di lui….
-Hai apparecchiato la tavola?- Chiese Camila a Benjamin, mentre mescolava la pasta nella pentola.
-Sì- Benjamin le diede un bacio sulla guancia, poi lei girò la testa e si diedero uno stampo.
-E… E se non gli piaccio?
-Smettila di preoccuparti, Camila. Gli piacerai. E poi gli hai preparato il pranzo
-E’ quasi pronto - Camila si pulì le mani sul grembiule e si girò verso Benjamin - Ma… e se non gli piaccio?- Disse, poi si mise a ridere abbracciando Benjamin.
-Come sei spiritosa- Gli disse lui, poi affondò i pollici nel punto sensibile delle sue anche e Camila lanciò un’esclamazione.
-Lasciami, dai!- Camila riuscì a fuggirgli e incominciò a venirle il fiatone.
-Camila siediti, al resto penso io- Camila si sedette e incominciò a fare respiri profondi mentre si toglieva il grembiule e si slegava i capelli.
-Spero che non mi venga da vomitare mentre siamo con tuo padre- Disse Camila pensando che aveva già rimesso la notte e anche un pò la mattina. Anche se non era la prima volta che le capitava: ultimamente vomitava più spesso, ma pensava che fosse per il nuovo farmaco che stava prendendo. Poi pensò a quando il dottore le disse che le sue cellule stavano aumentando e che stavano lavorando per capire cosa potesse essere. Camila sperava proprio nulla di grave. Già stava per morire…
Il suono di un paio di chiavi e una porta che si apriva la distolse dai suoi pensieri e si mise subito in piedi.
-Benjamin!- Sussurrò lei.
-Ok, promettimi che non svieni- Le disse lui cingendole la vita con un braccio.
-Vaffanculo!- Bisbigliò nuovamente lei, e lui si mise a ridere.
-Ciao figliolo- Disse suo padre entrando, con una giacca formale blu che era appesa al suo braccio, una camicia celeste e una cravatta rossa.
-Ciao papà- Suo padre appoggiò la giacca e la sua ventiquattr’ore sul divano di pelle bianca.
-E tu chi sei, signorina?- Sergio scrutò la ragazza da capo a piedi e le sembrò di averla già vista. A Camila diede subito fastidio quando il suo sguardo si prolungò nel guardare la bombola dell’ossigeno a tracolla. E si mise a ricordare quando lo fece anche Benjamin.
-Io sono Camila. Camila Bordonaba- Gli porse la mano e aspettò che la stringesse.
-Hai detto Bordonaba?- Camila andò nel panico, le venne un nodo allo stomaco e la voglia di tornare in bagno a vomitare tornò.
-Sì… perchè? C-C’è qualcosa che non va?
-No… nulla, lascia stare cara - Lui le strinse lieventente la mano, poi il suo sguardo diventò severo. Sì, ne era sempre più convinto, lei era quella Camila - Cosa mangio oggi?
-Ha cucinato Camila- Disse Benjamin, entusiasmato. Lui adorava la sua cucina.
-Le dispiace?- Chiese lei, e Sergio negò. Dopo un pranzo silenzioso, Camila avvertì che non si sentiva bene e che aveva bisogno di andare a casa a riposare, e Benjamin si offrì di accompagnarla. Quando ritornò a casa, Sergio parlò con lui:
-Benjamin, dove hai conosciuto Camila?
-L’ho vista svenire davanti ai miei occhi a scuola, e i giorni successivi l’ho cercata per chiederle come stava. Ecco tutto- Benjamin si sedette sul divano accanto al padre.
-E’ una bella ragazza, vero?
-E’ meravigliosa… è stupenda, travolgente, preziosa…
-E’ molto preziosa
-Già… Ma perchè me lo chiedi?
-Ti ha detto come le è venuto il cancro?
-No. So solo che a Settembre ha incominciato a sentirsi male e ad Aprile si è messa gli occhialini per l’ossigeno
-Fuma o si droga?
-No, ma perchè mi fai queste domande?- Sergio tirò un sospiro.
-Figliolo, lei… lei non è ciò che sembra. Quelle come lei sono brave ad incantare la gente, per questo sono famose…
-Papà, cosa stai dicendo?
-Lei non ti ha detto nulla? No, certo che no- Si rispose Sergio, mormorando.
-Senti, sono stufo che mi veniate a dire queste cose su Camila. Beh, fatti dire una cosa: lei è una persona straordinaria, la più speciale che abbia mai conosciuto e credo di amarla. Sì, la amo…
-Smettila con le tue fantasie, Benjamin. Tu non sai chi è veramente Camila Bordonaba- Benjamin si alzò e s’incamminò verso la porta.
-Sai che c’è? Non so di cosa tu stia parlando, ma so che quella è la ragazza più vera che io abbia mai conosciuto in vita mia. E se la mamma ci fosse stata mi avrebbe capito
-Tua madre non c’è più, Benjamin
-Beh, peccato. E se Camila non ti piaceva o non t’interessava conoscerla bastava dirmelo!- Concluse, per poi uscire di casa sbattendo la porta.
Era confuso e aveva bisogno di pensare, ma soprattutto di stare lontano dalle persone che gli avrebbero fatto dubitare della vera Camila.
 
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view post Posted on 30/12/2015, 12:37
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Capitolo 11 (Presenza di scene violente +18)

Luglio:

Camila aveva incominciato a non riuscire a fare più niente senza che le venisse il fiatone. Non riusciva neanche più a prendere in braccio suo fratellino Gabriel. Camminare o prendere oggetti pesanti incominciava ad indebolirla. Addirittura fare sesso la stancava in una maniera incredibile. Un giorno di fine Giugno era andata a fare una visita e i dottori, dopo averle fatto un esame, conclusero che alcuni bronchioli erano completamente chiusi, per questo non riusciva ad avere abbastanza ossigeno nei polmoni. Rimaneva la maggior parte del tempo a casa e se usciva con il suo gruppo non riusciva a reggere fino alla fine. Stava a braccetto con Felipe da una parte e Benjamin dall'altra e camminava lentamente. Solitamente, un passo di Felipe o di Benjamin erano due suoi passi, ma stavolta erano loro a dover andare piano.
Un giorno, Benjamin vide Javier uscire dalla strada dove si trovava la casa di Camila e gli andò incontro. Doveva scoprire una cosa che gli stava mangiando il cervello da un mese.
-Javier- Lui si girò.
-Benjamin
-Ti devo parlare. E' su Camila. Esci da casa sua?
Javier sorrise a mo' di sfida.
-Sì- Rispose. Benjamin voleva sapere che cosa ci faceva con Camila, ma resistette alla tentazione di sbattergli la domanda in faccia come un pugno sul naso.
-Un pò di gente mi sta dicendo che io non so chi è veramente Camila, che lei non è quella che sembra e menate simili...
-Vuoi sapere chi è veramente la tua ragazza? - Benjamin annuì lentamente - Camila è una puttana- La risposta fu così brusca da colpirlo come un proiettile allo stomaco.
-Vuoi dire... una prostituta?
-No. Una puttana. Lei va in giro a scopare con qualsiasi uomo le venga davanti ogni giorno. Beh, non mi sorprende, hai visto che fisico ha quella ragazza? In realtà non mi sorprenderebbe se venisse pagata. Io lo farei...
-Come fai a sapere questo di lei?- Lo interruppe prima che potesse legarlo sui binari di un treno.
-Benjamin, lo sanno tutti. Se in questa città chiedi a qualcuno di Camila loro ti sapranno dire chi è. Tutto è iniziato quando... - Fece una pausa per scavare nei ricordi - quando aveva dodici anni. Avevamo incominciato la seconda media e Camila aveva incominciato a passare da ragazza timida, a ragazza riservata. Non parlava con nessuno e stava lontano da tutti. Le uniche amiche che aveva erano Felicitas e Micaela. A quanto pare loro sapevano una cosa su di lei. Poi, quando incominciò la terza media, tutti incominciammo a dire che era una puttana e una prostituta perchè qualcuno aveva trovato un articolo su un giornale del Sud che diceva questo. Così è passata da ragazza riservata, a ragazza stronza e arrogante. Credo che in questi anni abbia fatto un sacco di sesso con un sacco di persone che non conosce - Benjamin rimase sconvolto e arrabbiato con quello che Javier gli aveva rivelato. Ciò voleva dire che, probabilmente, mentre faceva l'amore con lui, faceva sesso con mille altri. O milioni. Ecco perchè quei vestiti così accattivanti, ecco perchè a sua sorella non importava nulla di lei, il fatto che veniva sbattuta via di casa da sua madre. Ecco perchè lei doveva avere il controllo a letto. Ora quadravano molte cose. Forse quadrava anche il suo cancro: sesso non protetto. Ma lei prendeva la pillola, quindi poteva essere stato un incidente. Un incidente che le è costato la vita. Ma a lei non importava e continuava a scopare qualsiasi cosa si muovesse - E' per questo che io e Luisana ci siamo sorpresi quando ci hai detto che sei il suo ragazzo. Pensavamo fossi uno dei tanti. Benjamin ti dò un consiglio, non te la prendere. E' fatta così
-Posso vedere il giornale di cui mi parli?
-Certo- Javier andò su un sito Internet per cercarlo e farlo leggere a Benjamin. "Anche le piccole ragazze si prostituiscono", questo era il titolo. "Nella famiglia Andrade-Bordonaba si nasconde una fiamma piccante che nessuno conosceva. Dichiara un parente 'Non me lo sarei mai aspettato, ma sepevo che dietro la sua anima timida si nascondeva una persona ripugnante'". L'uomo anveva anche dichiarato che lui aveva accettato a essere una sua preda 'Ho cercato di fermarla, di farla ragionare, ma è stato inutile'. Nella pagina c'era una foto di quest'uomo e un paio di foto di Camila. Era diversa, aveva molti chili in più e aveva capelli lunghi e mossi. Benjamin si fece passare il sito dove trovare quella pagina di giornale.
Aveva appena vomitato per tre volte, si era spazzolata i denti per quasi mezz'ora e ora aveva una voglia matta di cioccolata, panna e fragole. Cavoli, stava impazzendo!
-Me che cazzo di problema ho? - Si doveva controllare: aveva paura di ingrassare di nuovo, e già aveva notato un piccolo cambiamento nella sua pancia - Porca puttana, non c'è la panna. Minchia!- Si stava arrabbiando a morte, sentiva il calore salirle alle guance. Prese la cioccolata e le fragole, andò a sedersi sul divano ed incominciò ad alternare i due cibi dentro la sua bocca. Dopo un pò di tempo i gemiti di piacere di Camila vennero sostituiti dal campanello di casa. Ingoiò e, con un sospiro, si alzò con fatica per andare ad aprire. Era Benjamin. Velocemente, si pulì la bocca, si sistemò il vestito di seta rossa fino a metà coscia e andò a bere un bicchiere d'acqua.
-Arrivo! - Gli gridò dalla cucina. Preparò un bicchiere d'acqua anche per lui. Andò in sala e lo appoggiò sul tavolo - Ti ho preparato un bicchiere d'acqua fresca. Oggi fa un caldo...
-Dobbiamo parlare- Camila sentì immediatamente un nodo allo stomaco. Sembrava arrabbiato, gli occhi erano diventati quasi neri, tanto erano blu.
-C'è... C'è qualcosa che non va?- Camila prese il tubicino e se lo arrotolò e srotolò attorno al dito con ansia.
-Camila, io so chi sei- Camila incominciò a tremare all'istante, le venne voglia di vomitare ancora una volta e andò alla bombola per elevare l'ossigeno.
-Che cosa vorresti dire con questo?
-Che sei una puttana, Camila. Sei una prostituta, ecco cosa voglio dire
-Cosa?- Camila, furiosa, gli andò incontro.
-Non fare la finta tonta. So tutto. Ho letto l'articolo sul un giornale del Sud - Benjamin prese il cellulare per aprire la pagina Internet - Guarda se riesce a finfrescarti la memoria- Camila gli prese il telefono e lesse le parole dell'articolo. Le vennero subito le lacrime agli occhi.
-Benjamin, non è come sembra, non è vero nulla di quello che c'è scritto qui...
-Spiegamelo a parlole tue allora cosa c'è scritto!- Camila si portò le mani in viso e fece un singhiozzo.
-L'uomo di quella foto è mio zio. Mi ha violentata quando avevo dodici anni!
-La tua spiegazione non sembra combaciare con quello che c'è scritto qua
-Vaffanculo Benjamin!
-Ora dimmi, quante altre persone hai scopato in questi anni? E con quante hai fatto sesso mentre lo facevi con me?
-Non ti permetto di parlarmi così!
-E perchè Javier era venuto qui? Volevi chiedergli di fare una cosa a tre?- Camila piangeva, aveva il fiato pesante e aveva paura che si sarebbe messa a vomitare da un momento all'altro. Era furiosa. Con tutta la sua forza, gli diede uno schiaffo. Benjamin, anche lui furioso, la prese per la nuca e la avvicinò a se per baciarla. Era violento e poteva sentire il corpo di Camila tremare mentre gli negava accesso alla sua bocca. Si separò da lei, la girò, le prese i polsi e la spinse contro il tavolo facendo cadere il bicchiere d'acqua a terra. Dietro di lei, le spinse il busto sul tavolo, le immobilizzò i polsi con una mano e con l'altra le alzava la gonna del vestito, per poi sbottonarsi i pantaloni.
-Lasciami! Sei uno stronzo!
-Stai zitta, troia!- Benjamin entrò così tanto duramente e profondo in lei, che Camila smise di gridare. E lo fece ancora, ancora e ancora una volta.
-Benjamin... lasciami, mi stai facendo male- Piagnucolò in un sussurro Camila. Lui sentiva come i suoi muscoli cercavano di respingerlo e rifiutarlo con tutte le sue forze: doveva farle veramente molto male.
-Oh, io invece sto godendo come un matto - Disse, ogni parola accompagnata da una spinta. A Camila facevano male i muscoli interni, le faceva male l'osso del bacino perchè Benjamin la sbatteva di continuo violentemente contro il duro legno del tavolo. Le pizzicavano le mani tanto che le stringeva i polsi e i polmoni erano come due palloni di fuoco pronti a scoppiare. Le gambe le cedettero, ma Benjamin la sorresse ugualmente. Non sentiva più niente, neanche i suoi grugniti rabbiosi, aveva smesso di gridare, piangere e lottare. Per un momento credeva di aver perso i sensi - Io ti amavo, cazzo!- Gridò Benjamin disperato per poi finire colpendo più forte.
Qualcuno l'amava. E non era un semplice qualcuno. Era Benjamin, il ragazzo che lei amava dalla prima volta che l'aveva visto. Fu solo cosciente di questo. E del dolore alla testa quando Benjamin si separò da lei, la lasciò cadere sul pavimento in mezzo ai vetri e se ne andò. A terra, dopo qualche minuto, si alzò. Benjamin l'amava. Lei avrebbe solo dovuto dirgli la verità. Si tolse gli occhialini per l'ossigeno, le lacrime che lottavano nei suoi occhi, l'ansia che le faceva rivoltare lo stomaco, corse fuori di casa per vederlo in fondo al viale di quella strada. Il fiatone era tale da farle male al cuore.
-Benjamin! - Gridò - Benjamin! - Gridò di nuovo mentre correva - Benjamin! - Le sembrò di gridare - Benjamin! - Era convinta di aver gridato, non riusciva a capirlo, lo sentiva solo come un suono lontano - Benjamin! - Era un sussurro lontano come lo era lui. Era come se non stesse neanche correndo, come se lo stesse facendo sul posto e andava sempre più lenta, sempre più lenta... - Benjamin...- Non l'aveva neanche detto a voce, forse l'aveva bisbigliato, aveva solo mosso le labbra, o addirittura l'aveva solo pensato. Poi i dolori sembrarono attaccarla come milioni di coltelli e spari che le si accasciavano addosso, come lei si accasciò a terra. I polmoni erano talmente tanto gonfi che li sentiva spingere nella cassa toracica, sembrava volessero scappare. E allora chiuse gli occhi. Il vuoto era tornato a prenderla.
Una settimana dopo, Benjamin sembrava essere morto nell'anima ed era talmente tanto immerso nell'alcol che non sapeva più il momento in cui sobrio. Voleva dimenticare Camila ma per quanto volesse farlo non ci riusciva. Anche se era arrabbiato con lei la trovava ugualmente, dannatamente sexy. Doveva smettere di masturbarsi pensando a lei.
Un giorno, andò a comprare i soliti litri di alcol da bere subito dopo essere arrivato a casa.
-Che cos'hai fatto a mia figlia!?- Ruggì un uomo alle sue spalle, mentre prendeva le chiavi di casa per aprire la porta.
-Nulla signor Bordonaba- Martin sembrava scaricare fumo dalle orecchie.
-Tu menti! Hanno trovato il tuo fottuto sperma dentro di lei!
-Hanno trovato solo il mio? Pensavo ne avrebbero trovati tanti altri dato che sua figlia è una puttana
-Come ti permetti!? Lei è stata violentata! E per colpa tua è in ospedale ed è in coma da una settimana...!- Benjamin sentì come la voce di Martin si spegneva pian piano. Anche lui aveva detto ciò che gli disse Camila. Martin era un adulto. Allora avrebbe dovuto credergli? Martin lo portò nell'ospedale di Sassuolo e Benjamin vide tutto il gruppo di Camila, più la sua famiglia e alcuni compagni di classe nella sala d'attesa. I loro visi stanchi non dormivano sicuramente da giorni.
-Mica, Feli, Jaz devo chiedervi una cosa - Incominciò Benjamin dopo averle portate in un angolo più appartato. Era una domanda che lo aveva tormentato per tutto il viaggio - Camila è stata violentata?- Le ragazze sorrisero di compassione.
-Quando aveva dodici anni da suo zio- Disse Micaela.
-Cazzo Mica, glielo avrebbe dovuto dire lei!- La rimproverò Jazmin.
-Io so che gli dovevamo dare conferma dei suoi dubbi
-Come fai a sapere che...
-Studio psicologia e il linguaggio del corpo, Benjamin. So anche che una settimana fa l'hai fottuta a casa sua perchè Javier ti ha detto che Camila è una puttana. Beh, non è così
-Benjamin, mi viene la nausea solo a guardarti. Come diavolo hai potuto fare una cosa simile?
-Sì, infatti, e poi guarda che lei ti amava- Balbettò Felicitas.
-Dubito che lo amerà di nuovo- Disse Micaela.
-Tu, Benjamin, non puoi neanche immaginare quante persone ha ferito per poter stare con te senza essere violentata per strada- Disse Jazmin.
-E' vero - Disse Felicitas - Camila andava in giro armata, ha mandato un paio di persone in ospedale e ne avrà sicuramente ammazzate alcune. Vive in un quartiere orribile...
-Io... mi dispiace, ma sul giornale...
-I giornali non sempre dicono la verità, Benjamin - Lo interruppe Micaela - e le persone intervistate vengono pagate. Sicuramente suo zio avrà cercato soldi e ha voluto rovinare ancora una volta sua nipote...
-Quell'uomo la odiava e l'ha sempre presa in giro...- Disse pensierosa Jazmin.
-E le tue scuse non faranno che Camila si svegli. E' a rischio, Benjamin. Ha avuto uno shock quando l'hai violentata e speriamo che si riprenda e non diventi una pazza da rinchiudere in manicomio quando si sveglierà, perchè la sua mente non era ben a posto. Tu l'hai solo rovinata ulteriormente, Benjamin
Il senso di colpa lo divorò. Pensava di sapere almeno qualcosa su Camila ma la verità è che non la conosceva per niente. Benjamin volle parlare più profondamente della psicologia di Camila, e lei gli disse che l'anno prima era stata bocciata - cosa che già sapeva - perchè era caduta in depressione e quattro psicologi professionisti più lei la stavano tenendo in cura. Ora, sapeva che assumeva farmaci per controllare la paura, l'ansia e la tristezza. Ora, sapeva che Camila aveva due personalità, per questo accettava di fare quelle cose con Javier, perchè la sua personalità perversa le diceva di andare da lui, come le aveva detto di fare sesso con Benjamin quando lui l'aveva invitata a casa sua. Ora, sapeva dei graffi e dei morsi che si faceva alle braccia quando era arrabbiata con se stessa o aveva paura, sapeva che c'erano quei momenti difficili in cui Camila prendeva una sedia e si metteva a fissare il muro per ore e ore pensando che ci fossero scritti tutti gli insulti di sua madre, dei suoi coetanei e di suo zio. Sapeva che era un'alcolizzata e che mesi fa era stata drogata e violentata da tre uomini... E, detestava pensarlo, probabilmente avevano preso il suo corpo incosciente per fare una cosa a quattro.
-Da quando stava con te aveva smesso di assumere alcol e farmaci perchè si sentiva bene. Io pensavo fosse una buona idea, l'alcol avrebbe solo peggiorato la situazione e i farmaci sono come prendere una botta in testa- Ora, Benjamin si sentiva felice. Lei lo amava e lui aveva fatto in modo che si sentisse meglio. Lui, era la sua cura.
-In questa settimana l'anno operata e le hanno tirato via alcuni bronchioli morti, hanno espulso un bel pò di materia maligna e hanno inniettato un non so che cosa per fare in modo che i bronchioli che le rimangono restino ben aperti. I lividi che le hai fatto ai polsi sono quasi spariti, ma quelli al bacino ci sono ancora e ben visibili
-Sono un idiota, vero?
-Non sei solo un idiota. Sei un disgraziato e mi sorprende molto che Martin non ti abbia sparato o non ti abbia tagliato la testa con una delle sei spade che ha in casa. Però, Martin sa che Camila ti ama e credo che fino a quando non glielo dirà sua figlia non ti ucciderà
-Quello che non capisco è perchè Sonia e Luisana non credono a Camila?
-Sonia è la sorella di Enzo e Luisana è la nipote prediletta. Penso sia questa la ragione principale. E, Benjamin... - Micaela gli prese la mano e gliela strinse - Camila non è più stata violentata da quando lo ha fatto la prima volta con te. Non se lo era permessa. E lo so perchè Camila ha un quaderno dove scrive tutti i giorni quanti uomini la violentano. Ora c'è scritto solo "Ho ferito ... uomini", "Credo di aver ammazzato ... ragazzi", cose così - Micaela sentì come la mano di Benjamin la stringeva ancora più forte, poteva vedere gli occhi di Benjamin prendere acqua, poteva leggere nel suo pensiero l'enorme senso di colpa, poteva capire quanto si stesse vergognando di piangere davanti a lei dal modo in cui girava la testa per non farsi vedere e dal modo in cui il suo respiro tremava - Sai cosa mi ha detto un giorno Camila? Mi ha recitato la stofa di una canzone che dice: "Se ti nega la vita respira anche la mia, e stavo attento a non amare prima di incontrarti, e confondevo la mia vita con quella degli altri, non posso farmi più del male adesso, amore"...
-E' una canzone di Tiziano Ferro
-Lei adora Tiziano Ferro. Questa strofa me l'ha recitata il giorno dopo che avete fatto l'amore la prima volta
Benjamin annuì pian piano. Era scombussolato, ma aveva bisogno di vedere Camila. Loro due si amavano. Si sentiva felice, triste, speranzioso e arrabbiato nello stesso tempo. Erano tante emozioni messe insieme che non sapeva come gestire, si sentiva come se il mondo intero lo schifasse, come se mille occhi lo guardassero con disprezzo per ciò che aveva fatto. Quando Benjamin volle entrare nella stanza di Camila, Martin lo fulminò con lo sguardo. Camila era collegata a milioni di macchine e fili che le controllavano i battiti cardiaci, aveva una mascherina per l'ossigeno e la pompa che pompava molto velocemente: doveva prenderne un sacco. Era nuda e coperta da un lenzuolo fino al petto. Benjamin le si avvicinò e un tubo che scompariva sotto il lenzuolo, sul suo petto, lo attrasse. Le tolse il lenzuolo: Benjamin si mise a piangere all'istante, quando vide che quel tubo spariva dentro al suo petto e che si alzava e si abbassava insieme ai suoi respiri. Il torace di Camila era meno gonfio dall'ultima volta che l'aveva vista ed era fasciato da garze per l'operazione che aveva fatto giorni prima.
-Mi dispiace tanto... mi dispiace così tanto, amore mio... - Singhiozzò lui - Ti prego, perdonami... - Benjamin affondò le dita tra i capelli di Camila e le baciò il collo, la mandibola e le guance - Ti amo troppo, Camila. Perdonami... ero geloso, ti volevo solo per me e Javier, il giornale, tutti, mi hanno ingannato - Disse col volto contro al suo collo, le lacrime che bagnavano la pelle della ragazza. Benjamin vide come le ciglia di Camila si bagnavano. Dentro di lei Camila si stava mettendo a piangere. Anche lei lo amava e, non era per giustificare le sue orribili azioni, ma anche lei aveva sbagliato a non raccontargli nulla. Tutto sarebbe andato diversamente, tutto poteva essere andato in verso giusto e non si sarebbe ritrovata in quel letto a piangere insieme a Benjamin mentre lui le diceva "Ti amo". Lui sentì come il cuore di Camila batteva sempre più forte e veloce, come le veniva la pelle d'oca, poteva percepire tutto di lei, anche la sua stanchezza. Con una mano le teneva la sua e con l'altra le accarezzava i capelli - Sei così tanto bella... a volte mi chiedo come fa ad esistere una ragazza così tanto preziosa - Le disse. E per "Preziosa", stavolta, non parlava del suo fisico. Parlava di lei in persona. Da quel momento in poi Benjamin l'avrebbe trattata con cura e cautela. Le cose preziose non si toccano, ma Camila era stata toccata troppe volte; le cose preziose devono essere trattate con dolcezza, ma Camila era stata trattata con dura violenza; le cose preziose sono le più belle. Ma Camila era meravigliosa.
-Dobbiamo dirvi una cosa - Disse il dottore due giorni dopo ai genitori di Camila. Benjamin allungò le orecchie per ascoltare, ma fece finta di nulla mentre si beveva un caffè seduto su una di quelle scomode sedie d'ospedale - aAbiamo studiato la crescita di cellule che pensavamo fosse un'anomalia situata nel ventre e l'aumento di sangue... Beh, queste cellule non sono sue - Benjamin rimase con il bicchiere a mezz'aria mentre sentiva il respiro bloccarsi - Cioè sì, sono sue. Ma, Benjamin, - Il dottore lo guardò e il ragazzo alzò lo sguardo - sono anche tue
-Dottore, mi sta dicendo che Camila è incinta? - Chiese Sonia. Il dottore annuì e Benjamin fece cadere il bicchiere di caffè a terra. Oh, cazzo - Puttana!
-Signora, moderi i termini e abbassi la voce - La rimproverò il dottore - A quanto pare il farmaco che le stavamo dando il mese scorso ha bloccato l'effetto della pillola anticoncezionale...
-Voglio che le facciate l'aborto- Disse subito Sonia.
-Cosa?- Intervenne Benjamin.
-Tu stai zitto!
-Sonia, Camila non farà nessun aborto
-Invece sì. Dottore, voglio che il figlio bastardo che porta quella troia di mia figlia muoia. Mi ha capito?
-Perchè parla così di sua figlia, Sonia?- Le chiese il dottore.
-Perchè lei mi ha rovinato la vita! Per colpa sua vengo criticata da tutti a lavoro e non si merita nulla da me!
-Allora tu non le darai nulla - Disse Martin - Ci penserò io a lei
-Certo, come tutte le volte che ti sei preso l'impegno di fare qualcosa! Ti dico una cosa, Martin, senza di me tua figlia sarebbe...
-Sarebbe come? Tu non l'hai cresciuta come farebbe una vera madre, tu non hai fatto altro che maltrattarla per tre anni! L'unica famiglia che Camila ha avuto sono stati i suoi psicologi e me! E da ora trovati un avvocato, perchè ho intenzione di toglierti l'affidamento e di denunciarti per maltrattamento di minore!- Disse Martin per poi andarsene a passi grandi mentre Sonia lo rincorreva, ancora parlando.
-Hey Benjamin - Disse il dottore - stai bene?
-Diventerò padre? - Il dottore gli sorrise e Benjamin si mise a piangere - Ma hai visto quanto è bella Camila? Lo hai notato? Rispondimi!
-Sì, è veramente molto bella- Rispose sorridendo.
-Avrò un figlio dalla mia bellissima ragazza!- Benjamin sembrava scettico, era incredibilmente felice. Ma ora mancava solo una cosa per essere completamente felice: dirlo a Camila. E lui sapeva che ne sarebbe stata felice perchè le aveva raccontato dei miliardi di figli che non vedeva l'ora di fare.
 
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view post Posted on 23/1/2016, 19:27
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Epilogo

Era il 4 Settembre. Il compleanno di Camila. In quei mesi, Benjamin era andato da lei tutti i giorni, nonostante la lontananza, e ogni volta rimaneva lì per ore e ore fino a quando non si addormentava accanto a lei. Non aveva mai smesso di darsi le colpe e ogni giorno si metteva a pensare a loro due, insieme a loro figlio. Camila era al quasi al quarto mese di gravidanza e presto avrebbero scoperto il sesso del bambino.
Aveva portato un mazzo di rose alla sua ragazza, le appoggiò sul mobiletto e le prese la mano per posarci sopra le labbra
-Auguri, amore - Benjamin si abbassò fino al suo ventre un pò gonfio - Oggi, piccolo mio, tua madre compie sedici anni - Gli diede un bacio con emozione - Che ne dici se le cantiamo la canzone di compleanno?- Benjamin incominciò e cantarla mentre piangeva, mentre le accarezzava il ventre, poi le baciò la fronte, mantenendo le labbra sulla sua pelle più a lungo del solito. Si sedette sulla sedia ed incominciò a guardarle gli occhi chiusi, convinto che fossero aperti.
Camila incominciò a sentirsi confusa, chiuse forte gli occhi, sentiva che qualcuno le stringeva la mano. Li socchiuse, poi sentì una voce:
-Camila...- Camila si fermò un attimo e guardò davanti a sé con la vista annebbiata.
-Ciao, Benjamin- Benjamin scoppiò di nuovo a piangere. Si era svegliata.
-Ciao, amore mio - Le passò le dita della mano tra i capelli - Come stai?
-Non farmi domande stupide- Lo rimproverò Camila, con voce roca.
-Scusa... Camila, mi hai detto "Ciao"
-E sei felice?- Sì, lo era, e molto. Finalmente gli aveva detto "Ciao". Benjamin le tolse la mascherina e Camila trattenne il respiro mentre pian piano si avvicinava a lei. Lui la baciò lentamente, piangendo, supplicando perdono, gemendo per il troppo gusto di bagnare con la lingua la sua bocca asciutta e le sue labbra secche. Le succhiò le labbra fino a farle diventare rosse e umide. Poi Camila cominciò a tossire e Benjamin dovette rimetterle la mascherina.
-Ti amo, Camila. Ti prego, perdonami
-Shh... smettila. Mi hai supplicato troppo tempo per questo. E io già ti avevo perdonato
-Camila, ti devo dire una cosa - Benjamin le accarezzò il ventre e a Camila vennero le lacrime agli occhi - Stiamo aspettando un bambino
-Oh mio Dio! - Esclamò. Camila incominciò a singhiozzare, mentre passava le braccia sul suo ventre per sentirlo - Davvero?
-Sì... Sei contenta?- Camila annuì freneticamente.
-Aspetta, ma... i miei genitori? E tuo padre?
-Mio padre e il tuo ci aiuteranno. Mio padre sa tutta la verità su di te. Hanno tolto il tuo affidamento a Sonia e l'hanno dato a Martin. Sonia è andata su tutte le furie e non ti vuole mai più vedere
-Beh, neanche io la voglio più vedere- D'un tratto Camila si mise di nuovo a piangere.
-Amore, non fare così. Vedrai, staremo bene insieme...- Le disse accarezzandole i capelli.
-Non piango per quello. Piango perchè ho voglia di panna, cioccolato e fragole!
Benjamin si mise a ridere come un matto.
-Vado e torno. Chiamo il dottore- E Benjamin non chiamò solo lui. Chiamò tutti i suoi amici per dir loro che Camila si era svegliata. Ora erano felici.

Camila e Benjamin andarono a vivere a casa di lui per un periodo. Facevano ancora l'amore, Camila cucinava e puliva la casa e Benjamin andava a scuola. Camila non andava più a scuola e prendeva lezioni private da Alberto. Era felicissima, stava bene e non veniva più violentata da nessuno... Certo, doveva sempre lottare per non farlo succedere, ma, se sarebbe successo, aveva deciso che l'avrebbe detto a Benjamin.
-Le fragole! Benjamin, le fragole!- Era al settimo mese di gravidanza e per due mesi si era messa a piangere perchè non mangiava fragole. Ma non era colpa di Benjamin se in inverno non ci sono fragole!
-Piccola, ti ho già detto che le fragole non crescono in inverno - Benjamin entrò in cucina con solo un paio di boxer neri e la vide davanti al frigo aperto, che si sosteneva la schiena e indossava una camicia da notte rosa. Si passò una mano tra i capelli quando Camila si coprì gli occhi con le mani e incominciò a singhiozzare. Avrebbe voluto strangolarla - Camila...
-Lasciami stare! Aiutami ad arrivare al divano- Disse isterica e Benjamin andò da lei per aiutarla, mentre scavalcavano il lunghissimo tubicino che Camila aveva sparso per tutta la sala e cucina. Si sedettero sul divano e Camila appoggiò la testa sulla spalla di Benjamin. Lui tirò un sospiro.
-A volte ho paura che mi si spezzi la schiena. Con i polmoni così gonfi e il pancione così grande ho paura di rompermi in due- Benjamin la baciò sulla testa.
-Non ti romperai in due- Le sussurrò per poi chiudere gli occhi.
-Benjamin, devo fare pipì, mi aiuti ad alzarmi?- Benjamin alzò gli occhi al cielo, si mise in piedi e tirò verso di sé Camila per farla alzare. Camila andò in bagno e fece quel che doveva fare. Benjamin aprì la porta nel momento in cui lei si stava lavando le mani, e Benjamin le tirò via la camicia da notte facendola rimanere in slip neri. La abbracciò tenendola stretta al suo corpo, sentiva i seni cresciuti di Camila premere sul suo petto come il suo pancione. Camila passò le mani bagnate sulla sua schiena con fare pensieroso e Benjamin si eccitò all'istante.
-Ho paura
-Di cosa?
-Di partorire
-Ti faranno il cesareo. Non devi aver paura
-Avrei preferito il parto naturale...
-Camila, se fai il parto naturale... sai cosa succederebbe. E né io, né tua figlia vogliamo questo
-Nostra figlia- Camila abbassò lo sguardo e Benjamin le accarezzò i capelli.
-Ti amo
-Anche io- Benjamin la baciò sulle labbra e la strinse forte a sé.
Quella ragazza era la cosa più bella che gli fosse capitata nella vita. Sapeva che sua madre sarebbe stato orgoglioso di lei e di loro due, insieme.
E Camila... Beh, per lei, Ava e Benjamin furono la sua più grande benedizione. Per tanti anni aveva pregato e sperato che la sua vita potesse andare nel verso giusto, in maniera tale che avrebbe potuto sorridere veramente. Tante volte aveva smesso di credere in Dio, perchè le aveva dato quella vita, perchè Lui non era misericordioso. Finalmente, dopo sedici anni, sapeva di essersi affidata a qualcuno che le ha reso la vita un incanto. Un'infernale incanto. Finalmente poteva sorridere veramente e poteva essere amata da qualcuno, ma non come un oggetto prezioso, bensì come persona con dei sentimenti.
Per la prima volta, fino alla fine dei giorni della sua vita, non si pentiva di essere nata. E nemmeno di essere diventata una Ragazza Preziosa.

FINE
 
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view post Posted on 23/1/2016, 22:52
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Ciao ragazzi!
Spero vi sia piaciuta la mia storia, ricca d'amore e violenza, e vi sarei molto grata se mi scriveste anche solo un piccolo commento su come vi è sembrata.
Vi lascio la playlist delle canzoni allegate alla storia:

-Y llegaste tu dei Sin Banderas
-Incanto di Tiziano Ferro
-Fuori è buio di Tiziano Ferro
-L'ultima notte al mondo di Tiziano Ferro
-Dove è sempre sole dei Modà
-Difendimi per sempre di Alessandra Amoroso e Tiziano Ferro

Con le citazioni delle seguenti canzoni:

-Alla mia età di Tiziano Ferro
-Imbranato di Tiziano Ferro
-Perverso di Tiziano Ferro
-Scivoli di nuovo di Tiziano Ferro
-Troppo buono di Tiziano Ferro
-La sua bellezza dei Modà
-Salutandotiaffogo di Tiziano Ferro

E una frase dal film Colpa delle stelle.

Grazie per la lettura!

 
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